domenica 25 aprile 2010

Perché le "compagne 5 stelle" lavano e stirano le camicie dei grillini? Impariamo da Ipazia

La "democrazia partecipata", l'e-participation, la democrazia-dal-basso, la netizen democracy non devono diventare specchio della società maschilista e misogina che imperversa in Tv e in (troppa) vita reale. Molti (a torto!) dicono che dietro ad un "grande uomo" ci sia una donna che ha mutilato in sordina le proprie ambizioni; che, in rassegnato silenzio, ha steso tanti bucati e stirato troppe camicie: ma perché oggi torna di moda questo modello, così fritto e rifritto? Obsoleto è dir poco: è proprio un modello giurassico e anacronistico! (Anche se amiche mi dicono: "A stirare mi rilasso..." Mah, a ognuno i suoi dubbi!).

Ebbene il grillino Giovanni Flavia dalla (ex?) rossa Emilia Romagna ci vuole forse impartire una lezione di vetero maschilismo (datata anni '50, ma riesumata nel 2010) e di "anti femminismo" militante? Ci auguriamo di no: ma qualche spiegazione andrebbe data. Se lo è chiesto Maria Teresa Meli, giornalista del Corriere della Sera che riporta: "Nei periodi di lavoro le ragazze mi lavavano le camicie e me le stiravano perché io potessi concentrare il massimo del tempo alla rappresentanza".

Da chi predica la "democrazia partecipata", mi aspetto che non venga messo il Burqa alle donne! Mi aspetto che le donne non vengano relegate in cucina e al lavabo, in attesa del super-uomo (o del principe azzurro).

Mercedes Bresso ha perso in Piemonte anche a causa della rivalità del Movimento 5 stelle dei "grillini". Allora mi domando: stiamo forse passando dal modello (ergastolano) delle compagne alla "Bonny and Clyde" (dell'ecologismo radicale) al modello grillino neo-patriarcale? Ma che senso ha? Non riusciamo a inventarci nulla di meglio o di diverso?

Le compagne anarchiche hanno imparato a "ballare la propria musica" (al posto di quella che passava la radio commerciale): molte ferventi "rivoluzionarie" sono finite in carcere, di alcune è stata gettata via la chiave... Ma, al di là dei reati commessi in nome dell'utopia dall'A cerchiata, riconosciamo loro un grande merito: hanno sfatato l'ideologia del super-uomo (neanche il galeotto Marco Camenisch viene considerato tale!), lo hanno seppellito con una grande salvifica risata, hanno sdoganato il rapporto paritario e non hanno mai rinunciato alla propria crescita personale e collettiva e alle proprie ambizioni (purtroppo anche a quelle armate e più dure, dalle conseguenze fatali: carcere a vita, 41 bis eccetera).

Ma vedere oggi ragazze giovani e colte diventare le colf dei "grillini in carriera" procura l'orticaria: soprattutto se ciò avviene in terre dove il "femminismo" è storico e si credeva radicato, come nell'Emilia profonda, ma anche nella Val di Susa dei No Tav.

Mi consolo pensando a Ipazia, la cui storia è raccontata dal film Agorà, ora al cinema. Ipazia - matematica, astronoma e filosofa - lapidata dai cristiani nel 415 d.C. fu fatta a pezzi (le cavarono anche gli occhi) in quanto una donna, secondo le scritture, non aveva diritto di parola pubblica. Ecco, ammettiamolo: passare dal modello (banditesco ma per lo meno femminista) di Bonny & Clyde al patriarcato del vescovo Cirillo... ce ne corre!

Insomma: le "sorelle in armi" non ci interessano proprio. Ma neanche ci mandano in sollucchero le stiratrici del grillino in carriera. No grazie! A questi modelli diciamo no.

Mi riconosco di più nella Open source Ipazia, donna open minded che voleva portare i saperi e la libertà alle masse :)

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