Sottotitolo: Il PD di Sesto Fiorentino (FI), la cacciata della Sindaca renziana, gli 8 espulsi dell'ex Minoranza PD e quell'80voglia d'aria fresca
Seduta psicanalitica o dialogo fra sordi? È il dubbio che attanaglia il simpatizzante/iscritto al PD che, al circolo Rinascita di Sesto, ha assistito questa mattina all'assemblea del Partito Democratico di Sesto F.no, dopo la brusca cacciata della Sindaca Sara Biagiotti, ad appena un anno dalla sua elezione.
Fra rancori personali, buuu e fischi, applausi fra opposte tifoserie; fra drammi collettivi di retroguardia dal gusto vintage e futuristici scatti in avanti del partito liquido che vuole radicarsi in una società complessa, è andata in scena la nuova puntata del melò sestese, dopo la fine prematura dell'amministrazione Biagiotti e le espulsioni degli otto "traditori".
In una terra fieramente di sinistra, che dal '98 al 2001 contava 1500 tessere, governata fin dal dopoguerra da una tradizionale concertazione cittadina, orchestrata da un'imprenditoria illuminata e da un'avanguardia più vetero operaista, il PD della piana fiorentina era solito decidere le linee guida e a disegnare il futuro di Sesto nel chiuso di quattro mura. I consueti caminetti di chi ha fatto la gavetta Pci-Pds-Ds-Pd. Ma perfino Biagiotti, pur non essendo corpo estraneo a questa storia di sinistra classica, ex dalemiana, professionista, militante pronta perfino a friggere alle feste dell'Unità, è stata percepita come il nemico da abbattere, a cui preferire un commissario prefettizio, cosa che non accadeva dai tempi del Fascismo. Uno schiaffo ai sestesi, cittadini evoluti che studiano, viaggiano in giro per il mondo e che hanno sempre rifiutato il fascismo, pagandone già allora un tragico prezzo. Ma, allora, che succede al PD di Sesto?
Accuse rancorose. Bilioso j'accuse dell'ex minoranza PD. Tanto livore mascherato da richiesta di ascolto, analisi e dialogo. Tutto, pur di nascondere una malcelata voglia di rompere.
La ferita del PD sestese ha il retrogusto amaro della ferocia della Legge della Giungla, simula il darwinismo del conflitto interno fra l'ex minoranza Pd, d'estrazione operaista, e il nuovo Partito liquido che avanza.
E in questo, la piccola Sesto F.no, in provincia di Firenze, è una metafora del Vietnam parlamentare: una cartina di tornasole dei nuovi rapporti di forza, un topos rivelatorio della lotta fra le due componenti del disastrato centro-sisinistra italiano. Ma, qui, a farne le spese è il cittadino comune, costretto a pagare alte tasse locali senza avere servizi superiori alla vicina Firenze, ed ora scippato perfino delle sue scelte politiche, in seguito al commissariamento forzato del Comune.
A causa del voto degli 8 espulsi dal Pd, Sesto ha un Commissario prefettizio, come i comuni mafiosi del Sud Italia. Ma, quando si tornerà alle urne in primavera, il Comune della piana fiorentina potrebbe risvegliarsi dal "sonno della ragione" con un sobbalzo: una non improbabile vittoria pentastellata non va esclusa. Perché sia chiaro: se il PD commettesse nuovi errori, non perseguisse un processo d'inclusione (di ascolto ed unità, come recita il nuovo corso, dopo i fatti estivi), potrebbe finire come altrove, dove il M5S è riuscito a cavalcare con successo l'onda protestataria delle lotte cittadine dal basso (contro l'inceneritore e la pista dell'aeroporto), approfittado del Fattore D (come demografia) e T (come trasparenza). E non aiuta l'età media - geriatrica - dell'assemblea del PD - con il plateale vuoto dei giovani (manca la fascia d'età 20-30anni) e la scarsa e sporadica presenza dei 40enni - ,il che la dice lunga sui rischi in atto e la piega che potrebbe prendere la deriva sestese, se il PD non sapesse riprendere le redini della narrazione cittadina, nonostante il paziente e professionale impegno del commissario del partito.
L'ex minoranza Pd chiede dialogo ed ascolto, quando a non ascoltare è proprio lei, troppo intrisa di ideologia, impegnata a stigmatizzare errori e a sfornare rapide sentenze per bocciare senz'appello la brevissima ed incompiuta, ma positiva, esperienza Biagiotti.
No, non sarà facile ricucire le ferite, su cui viene sparso il sale invece di lenire la cicatrice. No, non sarà semplice riconquistare Sesto F.no, cittadina ricca, con bassa disoccupazione ma dilaniata dai rancori e dai conflitti più ideologici che reali, percorsa dalle incomprensioni e dai giochini di palazzo. Sarà un mezzo miracolo riuscire a riunire questo PD di Sesto, che al confronto franco, finora ha preferito il dialogo fra sordi, più per la voglia di rompere di un'ex minoranza che vuole contrastare Renzi con ogni mezzo, perché percepito come un corpo estraneo, anzi, accusato di aver lanciato un'Opa sul Partito.
Le polemiche veraci e la dialettica sarebbero le benvenute, se poi seguisse una ricomposizione, una sintesi. Ma fra rebus e diktat, alle urne potrebbe spuntare il terzo incomodo, visto che a Sesto avanzano le "forze antisistema" e l'ex minoranza Pd sembra prediligere i movimenti, pur di ripristinare un Partito chiuso, non scalabile, del tempo che fu.
La vera domanda è: gli elettori capiranno questi sussulti e maldipancia, o cercheranno una nuova rotta nel mare magnum dell'offerta politica? La nuova bussola è pronta, la voglia d'aria fresca è tanta mentre crescono le spinte dal basso di una società che cambia. Invece la coriacea ed intransigente minoranza PD vorrebbe inchiodarla al vintage degli anni '80, alle chiusure in stile Ddr, condannata alla perenne insoddisfazione delle Trabant o all'eterna riserva indiana della tedesca Linke.
Auguri a questo PD di Sesto che cerca il rilancio con 6 nuovi circoli, ma che avrà bisogno di forum digitali, Internet friendly e social, per conquistare i Nativi digitali, i Grandi Assenti all'assemblea del Circolo Rinascita, più interessati alla connessione WiFi, alle apps, all'economia digitale e alle startup, che all'operaismo d'antan o ai partiti chiusi di un'epoca definitivamente tramontata, in un'era in cui la Digital Economy si avvia verso i 4 trilioni di euro di valore.
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