Il referendum sull'acqua era un'iniziativa civica che faceva acqua da tutte le parti. Però registrò un vero record di partecipazione: 1 milione e 400 mila firme, quando ne bastavano 500 mila. Infine, divenne, in poche settimane, un referendum pro o contro il governo di MisterB. Tutti gli avversari si coalizzarono. Tutti, nessuno escluso. Era giugno 2011. In poche settimane, l'Italia precipitava nell'incubo dello spread, delle millemila finanziarie di Tremonti - una più surreale dell'altra - fino alla lettera della Bce, alla nomina di Monti a Senatore a vita, prima dell'incarico ufficiale a presidente del Consiglio e tutta la #PorkaTroika che conosciamo bene. Ovviamente, ciò accadeva un'era geologica fa. Da allora, i referendari si sono divisi: prima il flop della lista dell'ex magistrato, poi gli amici di Tsipras hanno racimolato il 4% di voti. È stato asfaltato mezzo PD, l'intera ex classe dirigente di FI è passata all'opposizione e strilla su Twitter contro tutto e tutti (soprattutto contro le "adozioni gay"), il M5S (che aiutò a promuovere quel referendum sull'acqua) si è inQuartato - ps, volevo dire, incartato a Quarto. E la storia non si ripete mai, se non in forma di farsa. Però, la tentazione dell'Ammucchiata Anti, della spallata (finora sono fallite tutte), eccome se è rimasta. Finirà in un flop, però, perché - in fondo - dei senatori non frega (quasi) niente a nessuno. E in tanti sarebbero perfino pronti a scegliere il presidenzialismo, viste le inclinazioni dell'ex presidente Napolitano (ora lo chiamano Emerito come il precedente Papa, il che la dice lunga).
Dunque, la spallata sarà un flop, ma solo se la crescita sarà superiore all'1-1,3%. Se no, sarà la caduta degli Dei.
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