martedì 16 febbraio 2016

Cavie di un laboratorio politico.

Immaginate, per un momento, il solito, fritto e rifritto, marziano a Roma del grande Ennio Flaiano. Da un lato, sente un leader dalle iperboli mirabolanti che vede presunti miracoli economici - un futuro luminoso, mentre l'economia mondiale è in brusca frenata e si addensano nubi all'orizzonte. Dall'alto, ascolta un ex banchiere che vuole conquistare il comune di Milano - mica una città di provincia qualunque -, partendo da percentuali risicatissime. Poi, viene travolto dai Decibel dell'anti politica: uno, che non ha mai lavorato in vita sua, che si permette di attaccare stranieri - magistrati - fannulloni - famiglie arcobaleno, a colpi di ruspe e valanghe di emendamenti; i Professionisti del Complotto, sempre pronti ad epurare il vicino e a scovare micidiali retroscena degni di un labirintico, angosciante Plot paranoico. Infine, l'eterno playboy che, guarda serafico alla finestra e aspetta solo il momento di vendicarsi dei sorrisetti beffardi del 2011. Sotto il 4%, gli altri sono fuori dal mio radar, votati all'irrilevanza. Ebbene, ammetto di invidiare un po' quel marziano, che, forse rimarrà stordito da tanto fracasso - mentre la Siria si surriscalda, la geopolitica irrompe sulla scena - , ma almeno può ridere di gusto delle scie chimiche. In fondo, tanto caos, non lo riguarda. Se ‪Thomas Pynchon‬ venisse a scrivere un romanzo in Italia, butterebbe giù un Plot da brividi. Di complotto in complotto, i parlamentari del ‪‎M5S‬ stanno toccando vertigini di paranoia degni di un viaggio lisergico. Solo che noi non concorriamo per il Nobel per la Letteratura. Ci accontenteremmo di essere un Paese europeo, mica cavie di un laboratorio politico.

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