Capitolo Uno. Tutto iniziò con una versione italiana dell'inglese Don't panic al TG1. Niente Panico, siamo italiani, sembrava dire il telegiornale nazional-popoplare, diretto da Riotta, poche ore dopo il fallimento di Lehman Brothers. Gli italiani cenavano, con lo sguardo rapito dagli scatoloni di quei ragazzi che, fino a 72 ore prima, erano golden boys della finanza globale, all'improvviso catapultati nella disoccupazione di quella che sarebbe diventata la Grande Crisi dopo il '29. Niente panico, state fermi, le solite frasi fatte da TG1. Ma già a marzo 2009 Piazza Affari aveva patito più delle altre borse europee. Sullo sfondo s'intravedevano le preoccupazioni sui titoli bancari italiani. L'uragano si abbatteva su Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banco Popolare. Per infondere liquidità, ad ottobre, fra il gruppo di Profumo e Bankitalia avveniva uno swap di titoli di stato per 1,9 miliardi di euro, operazione che ricadeva nel piano di misure anti-crisi proposta dal governo. Stessa musica per Intesa e Monte dei Paschi di Siena. Anche in questo caso, il mercato - volatile come non mai - bocciava le misure adottate al fine di garantire contanti alle banche. Piazza Cordusio varava un aumento di capitale nell’ordine di 3 miliardi di euro, pur contando sui Tremonti Bond per altri 3 miliardi e sugli aiuti a Bank of Austria per 4,5 miliardi. Ma a pesare era la quantità di derivati su cui era esposto il gruppo verso l’Est Europa, mentre nessuno sembrava considerare più improbabile un default di Paesi quali Polonia, Lettonia ed Ucraina, la cui situazione all'epoca metteva i brividi agli investitori. E questa era la situazione del biennio 2008-2009, allo scoppio della crisi dei subprime e alla vigilia della recessione occidentale. Quella che avrebbe portato al credit crunch, alla crisi dei Debiti Sovrani, alle mega sofferenze delle banche italiane. Riportando le lancette dell'orologio indietro di quasi 9 anni, forse, il TG1 non avrebbe aperto l'edizione delle 20.00 invitando gli italiani a non farsi prendere dal panico. Tornando indietro, il bravo giornalista economico ci avrebbe forse sollecitato ad allacciare le cinture di sicurezza. Il peggio non era affatto alle spalle, ma dietro la porta.
Mirella Castigli @CastigliMirella
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