Sicuramete gli autori della Casta saranno più ferrati di noi sull'argomento, ma se cercate un ente inutile da tagliare, questo è la Siae. Ieri è riuscita a elogiare la Delibera AgCom, sbeffeggiando chi dissente. Ma il problema non è (solo) la Delibera AgCom. Il problema è l'esistenza della SIAE.
La Società Italiana degli Autori e degli Editori (SIAE) rischiava il commissariamento, ma resta sempre a galla. La Siae è contestata a causa del Decreto Bondi che ha ampliato il raggio d’azione dell’Equo compenso (definito l’ultimo balzello italiano), facendo lievitare i costi di lettori Mp3 e hi-tech. Il Decreto Bondi è stato "messo in mora" anche da un semaforo rosso della UE.
In 23 su 27 paesi UE non esiste nulla di simile all’Equo compenso e i colossi hi-tech, da Nokia a Samsung, da Sony Ericsson a Telecom, ne hanno chiesto l’annullamento.
Ma in guai della Siae non finiscono qui. La SIAE “costa agli autori, ai discografici e ai fruitori di opere musicali protette (quindi ai consumatori) 13,5 milioni di euro all’anno“. Lo rivela uno studio dell’Istituto Bruno Leoni che fa i conti in tasca a Siae e a tutte le sue inefficienze.
Secondo una precedente inchiesta di Altroconsumo, il personale Siae è costosissimo, pesa per il 76% sui cont i della società autori ed editori, e i costi della macchina sono esagerati rispetto alla tutela del copyright in Usa e Uk. Infatti i paesi anglosassoni spendono il 17% in meno per il diritto d’autore, mentre la Siae costa 193 milioni di euro all’anno (e così si spiega perché non riesce a rinunciare al famigerato bollino Siae, bocciato dalla Cassazione e dalla Corte europea). Fino allo spettro del commissariamento.
Se volete sfoltire gli enti inutili, la Siae è in prima fila tra quelli da tagliare.
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