La (triste) verità è che non è che il PD abbia commesso un "errore ideologico" ad appoggiare il governo Monti, il cui scudo anti-spread ora è sostenuto dalla Germania (sì condizionato, ma è un sì). Il governo Monti è il fisiologico approdo del PD. Oggi Monti vince in Europa, e per il PD sarà difficile fare un programma troppo discosto dall'agenda Monti: se sarà un programma alternativo, lo sarà in teoria e basta. Poi, al governo, dovrà tornare lì, se vuole stare nella zona-euro. L'errore ideologico è di chi, a "sinistra", non ha ancora accettato che il Pd di "sinistra" *non* lo è mai stato. L'ex Pds-Ds-Pd non lo è più, e almeno dal 1993. Inoltre il "Lama non l'ama nessuno", applaudito dal clan di Cernobbio fin dalla svolta dell'Eur, era un sindacalista che sarebbe piaciuto a Monti: pragmatico, sulla produttività avrebbe accolto la sfida di Monti, altroché.
Quando la "sinistra" accetterà questo fatto, allora, forse, cesserà di stare nelle giunte comunali, provinciali e regionali con i governi (di destra) del Pd. A quel punto la "sinistra" potrà cogliere l'opportunità (storica) di riemergere dall'oblio in cui si è cacciata da sè. E allora potrà ragionare seriamente su quell'agenda di cose da fare, stilata da Gilioli, con impegno e passione.
Vogliamo poi aprire una breve parentesi su Fassina (ex FMI)? Repubblica ce lo presenta come "un furioso socialdemocratico"... E in realtà dice solo, anche non troppo precisamente, quattro banalità prese da un programma della SPD tedesca degli anni '70.
La "sinistra", se c'è e vuole tornare in Parlamento, riparta dall'"agenda Gilioli". Forse otterrà solo il 7-8%, ma almeno ci sarà chiarezza: fra chi è "sinistra e chi "centro-ex-sinistra". Agli elettori, la palla.
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