Non parlo di sigle (modo vecchio di vedere la politica), coalizioni DOA (Dead-on-arrival), ma parlo di
metodo. E il metodo dei Bersaniani lo trovo confuso. Credo che “coalizioni coerenti”
possano emergere solo se rispondono in modo interoperabile (e coerente) ai seguenti
quesiti:
1) La classe politica emersa dalla crisi del 1992-94 – tranne poche
eccezioni individuali – ha fallito? È essa stessa causa della crisi
attuale?
2) Volete tagliare e rendere più produttiva la spesa? O aumentarla?
3) Volete ridurre le tasse: e quali (solo fasce alte o a partire dal cuneo fiscale sul lavoro, quindi, dal basso)?
4) Volete abbattere il debito? E come: via patrimoniale o via cessioni o altro?
5) Meritocrazia: volete premiare i dipendenti più meritevoli della PA? O
volete che tutti gli stipendi siano uguali a parità di mansioni, senza
differenziazioni?
6) Capitolo liberalizzazioni e concorrenza: sono da applicare anche nei
servizi e nel sistema formativo? O bastano le lenzuolate di Bersani?
7) Volete azzerare i conflitti di interesse, liberare e liberalizzare
l’informazione? O lasciare tutto com’è ora, con un lieve lifting?
8) Inclusione sociale: come offrire una prospettiva agli esclusi, a chi non
frequenta salottini e spiagge a Capalbio? Con un mercato del lavoro più
flessibile, sia in entrata che in uscita? Oppure volete approdare al
modello tedesco?
9) Alcoa, No Tav, Sulcis: quali risposte dare a chi si oppone ai diktat
del mercato? Solo repressione? O reddito di cittadinanza?
10) Agenda Digitale e Copyright: volete la Digital Agenda di Neelie
Kroes o no? Copyright volete giri di vite contro la pirateria o
promuovere nuovi modelli di business per incentivare lo swith al
digitale?
10 A) Diritti civili (coppie di fatto, unioni gay, eterologa, testamento biologico): sì o no? E in che formula?
Dieci domande, più una. Semplici, banali, tatcheriane addirittura. Sono
modellate sulla falsariga del documento di Giannino/Zingales su FermiareIlDeclino: sono
domande massimaliste? Non sono populiste, ma ultraliberiste. Ma da lì gli italiani capiranno che
vogliono fare. Rivolgete queste domande a Bersani, Fassina, Renzi,
Vendola, Landini, Casini, Tabacci, Rutelli.
Abbiamo diritto di conoscere le risposte dei leader. Vogliamo leggerle. Vogliamo che le domande vadano dritto al cuore delle problematiche che il prossimo governo dovrà, nolente o volente affrontare. Non vogliamo ammucchiate di sigle, ,ma sapere se la
coalizione che chiede il voto è coerente oppure no. Se è in grado di governare con una piattaforma comune o se dovrà mendicare voti.
Massimalista non è chi
pone domande scomode. Ma chi non risponde a questi interrogativi con coerenza, preferendo nascondere sotto la sabbia la visione dei
player del gioco. Le coalizioni non nascono da una somma di sigle, riunite dallo spauracchio del BauBau. Ma
dalla coerenza delle risposte. È una questione di
metodo. Di approccio. E di stile (giornalistico).
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