Adoro
l'irrazionalità del mito di Cassandra, perché fin da giovane mi sono riconosciuta più in Cassandra e Antigone che in altre figure mitologiche, ben più fortunate, scaltre e seducenti. Ma, da laureata in chimica, che al Liceo ha studiato Filosofia della Scienza, e al Master in Comunicazione Scientifica ha presentato una tesina sul "Metodo scientifico" - da Galieo a Feyerabend passando per Popper -, devo dire che
la sentenza de L'Aquila è uno choc.
Cassandra non era una scienziata, ma solo una saggia veggente, intrisa di poesia e di intuito irrazionale. Una figura poetica, una metafora, ma nulla aveva da spartire neanche con Ipazia, tanto per citare un'altra donna, questa realmente esistita ad
Alessandria d'Egitto nel periodo ellenista, che invece tanto ha dato alla comunità scientifica.
Concordo con
Piergiorgio Odifreddi: "Sia l’
accusa che la
sentenza nei confronti degli esperti sono
tipiche
espressioni dell’atteggiamento distorto e contradditorio che si ha in
Italia nei confronti della scienza."
E
il mondo si chiede se il "declino italiano" si nasconda anche in questi
dettagli: eravamo o no la patria del diritto? E non siamo il Paese di
Galilei - ma anche di Fermi e tanti Nobel - e del metodo scientifico?
"Essere contro il metodo", à la Feyerabend, è un conto. Ma la Sentenza de L'Aquila si pone contro la scienza, contro la logica e contro un'intera comunirà scientifica internazionale. Pura irrazionalità, temo. Che avrebbe fatto orrore anche alla preveggente Cassandra...
Il pensiero magico o religioso stanno diventando il crogiuolo di un'Italia anti tecnocratica, che teme il "metodo scientifico" perché mina alle fondamenta certe "credenze popolare" troppo care all'Italia rurale?
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