La risicata percentuale del PiratenParty tedesco ha senza dubbio varie cause, su cui peserà il fattore locale, senza dubbio. Ma voglio concentrarmi sul fattore CCC: in un Paese dove il Chaos Computer Club ha un background così importante (basta pensare allo scoop sull'hacking delle impronte digitale sull'iPhone 5S!), e dove gli hacker sono "sdoganati" da anni grazie alle loro storiche battaglie, non mi stupisce il "flop" del partito dei Pirati. Perché le tematiche dell'e-democracy, dell'e-participation, della trasparenza e degli Open Data non sono una novità di cui un solo partito ha il monopolio, in un mare di luddisti, ma quei temi fanno già parte dell'Agenda politica. E se ne discute già ai piani alti. Invece nei Paese dove la banda è stretta e dove l'e-gov arranca (e dove il luddismo è brandito come una clava da certo establishment gerontocratico), dove la cyber repressione striscia (a causa dell'analfabetismo telematico e del Cultural divide della classe dirigente), parlare di "democrazia liquida" fa tendenza e dunque può portare voti, incanalandoli in un unico partito. I PiratenParty ed affini attecchiscono laddove c'è urgenza. È proprio l'avanzato stato dei lavori di certe tematiche (penso agli Open Data soprattutto), negli Atenei e nelle "stanze dei bottoni" tedeschi, a rendere tra virgolette "superfluo" un Partito Pirata in Germania: un partito da una manciata di voti. Chi si occupa di nuove tecnologie si sente già preso sul serio dai governi locali e centrali, da non sentire la necessità di delegare tutto nelle mani di un unico partito: la sua lobbying funziona già, insomma. E, quando vota, pensa ad altre priorità.
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