"Nel periodo 1994-2001 la crescita complessiva
dell’eurozona è stata pari al 20,3 per cento. L’Italia, nello stesso
periodo, ha messo insieme un aumento complessivo del Pil pari al 16,5
per cento". Ma "nel periodo 2002-2013 la crescita complessiva
dell’eurozona è pari al 10,1 per cento (metà di quella precedente)" scrive Giuseppe Turani nei suoi magnifici editoriali su La Nazione. Ma
"la crescita complessiva dell’Italia è uguale a meno 1,9 per cento." "Il
che significa che si è rotto qualcosa dentro la società italiana".
"Non c’è quasi nulla che lo Stato non possa
privatizzare. E si può essere ancora più estremisti: uno Stato
elefantiaco come il nostro, più privatizza, meglio è." Ma non basta.
"In almeno mezza Italia la sanità non teme
concorrenti e è forse la migliore e la più completa del mondo. Ma ci
sono anche sprechi a non finire."
"Bisogna tagliare fra i 30 e i 50 miliardi di
imposte (da riversare in buona parte sul costo del lavoro)." Stiamo
strisciando sul fondo, mentre la Spagna esce con le sue mani fuori dalla
crisi.
"Fisco, lavoro e giustizia civile. Tuti e tre
questi settori oggi sono una specie di caos organizzato. Le
multinazionali straniere non vengono e le nostre aziende soffrono".
"L'unica frustata possibile al sistema
economico italiano consiste in un robusto taglio delle imposte". " Non
ci sono alternative. La pressione fiscale dovrebbe scendere almeno del
7-8 per cento (meglio se del 10 per cento)".
"La domanda interna nel 2013 (rispetto al
2012) è diminuita del 2,6 per cento. Gli italiani, cioè, hanno chiesto
il 2,6 per cento di beni in meno. Nello stesso periodo la domanda estera
è cresciuta dell’1,1 per cento". Se l'Italia sta ferma, muore, dice Giuseppe Turani.
E nel 2013 in Italia hanno chiuso i battenti 40 aziende al giorno. Ora, basta.
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