mercoledì 7 settembre 2011

Frau Merkel e Carol Bartz: non tutte le donne hanno il polso della situazione. Quote rosa e meritocrazia devono andare a braccetto

Per una Hillary Clinton che riporta in auge la figura del Segretario di Stato, vilipesa sotto la testosteronica era Bush, (ed addirittura elogia Internet come via, diplomatica, alla pace fra i popoli), ci sono donne che non sempre sono al posto giusto nel momento giusto. Succede a Frau Merkel, la cancelliera che di Bismark ha il tono severo e un certo carisma, ma non la sapienza per guidare la Germania mentre l'euro è sotto attacco (via crisi debito sovrano in Italia e Grecia). Succede a Carol Bartz, che ha appena perso la poltrona di Ceo di Yahoo! a Sunnyvale in California. Perché?

La cancelliera Angela Merkel nasconde la polvere sotto i tappeti (i debiti tedeschi sono prossimi al 100% del Debito/Pil, se facesse i conti come si deve: benvenuta Berlino nel club!) e poi si permette di bacchettare l'Italia come una maestrina dalla penna rossa. Sia chiaro: l'Italia ha un "governo Penelope", che di giorno fa le manovre e di notte le disfa, mettendo in pericolo la fortezza Europa e lo stesso Euro; l'Italia ha un governo eticamente svilito e moralmente appannato (per usare un eufemismo); l'Italia non cresce adeguatamente da 20 anni e sembra incapace di licenziare una manovra all'altezza della crisi economica e in grado di fermare il declino italiano. Tuttavia, le aziende italiane crescono come quelle tedesche, e l'Italia ha una ricchezza privata enorme, a cui il Paese - in condizioni di emergenza - può attingere (con una patrimoniale o un prestito forzato, in cambio di ristrutturazione pesante) per far fronte al baratro. L'Italia insomma non è fragile come la Grecia e ha un'economia migliore della Spagna: ha solo l'handicap di un governo incoerente, sfibrato e schizofrenico. Basterebbe un governo tecnico per rimettere i conti a posti, seguito da elezioni, per ridare fiato all'Italia sui mercati. Frau Merkel ha dunque sbagliato molto nella gestione della crisi, e si è meritata - lei sì!- le bacchettate di Kohl, padre della Germania unita e dell'Euro.

Anche in America donna non fa sempre rima con efficienza: Carol Bartz, ex Ceo di Yahoo!, 14 anni passati in AutoDesk, è appena stata licenziata con una telefonata. A casa aveva portato un sospirato accordo decennale con Microsoft Bing, ma poi non ha saputo traghettare Yahoo! fuori dalle secche, rifocalizzare il brand nell'era social e ridare lustro a un brand, che ha fatto la storia di Internet, ma oggi appare un po' demodè roispetto alle rampanti Facebook e all'innovazione di Google.

Questo per dire: benvenute quote rosa. Ma esse funzionano solo se abbinate alla meritocrazia. Le donne sono ottime manager, sono spesso (ma non sempre!) più oneste nelle funzioni Executive, tuttavia non sempre sono carismatiche, decisioniste e creative come certi ruoli impongono. Il Fattore D è un'arma in più in molte situazioni, ma va sempre confrontato con il Fattore Leadership. Una Steve Jobs in gonnella (nonostante le grandi performance di Merissa Mayer a Google e le ottime manager sia di Microsoft che delle company californiane) ancora non c'è. Ciò però non significa che nel giro di un decennio non spunti fuori: le donne sono sempre più hi-tech e sempre più agguerrite. Però il Fattore D non sempre basta: come dimostra il caso Hillary Clinton, il Gender Gap va colmato ma sempre con la meritocrazia. Esaltare meriti e competenze non è un optional.

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