martedì 20 marzo 2012

La Controriforma del Lavoro. Da precari a schiavi 2.0

Vi è mai capitato di incontrare qualcuno che vi dice che il precedente Presidente del Consiglio è "ineffabile" per tutta una serie di ragioni condivisibili, ma poi vi dà da bere un olio di ricino ancora più amaro?

Ecco, Alessandro Gilioli ci spiega che "erano tutte cazzate": "Quindi, se passa la proposta del governo, per licenziare un lavoratore basterà che un’azienda – qualsiasi azienda – decida arbitrariamente che la mansione svolta da quel lavoratore non serve più, oppure che questa sia esternalizzata. Basterà una bella lettera, e a casa. E se il lavoratore farà ricorso a un giudice (ma solo in questo caso) potrà al massimo ottenere «un indennizzo»".

La cosa più incredibile è che se uno osa dire che questa è una riforma di destra, c'è chi vi dirà che voi -che criticate la controriforma- non siete di sinistra, e vi insulta.

L'Italia sta diventando la terra dove "Homo homini lupus". Forse Marco Biagi, ucciso da criminali, si rivolterebbe nella tomba. E Napolitano? Infondo prosegue sulla scia di Lama (che non l'ama nessuno).
Non cadiamo però nel gioco al massacro della guerra fra poveri. Non è che "precarizzando" i dipendenti, i precari guadagnino qualcosa: servirebbe un sussidio di disoccupazione significativo (ma decrescente) per un paio d’anni dalla perdita del lavoro, a prescindere dal tipo di contratto.

E servirebbe un reddito di cittadinanzi per i giovani disoccupati.

L'Italia guarda alla Danimarca o al Sud America?

E pensare che per far crescere il PIL non servono schiavi, ma un ecosistema favorevole alla Internet economy.

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