martedì 16 luglio 2013

La Grande Ipocrisia

La grande ipocrisia è che l'Italia è diventata una potenza industriale del G8 violando tutte le normative ambientali (ovvero bypassandole), fregandosene dei principi sanitari di precauzione e salvaguardia, salvo poi riscoprirli 20 anni dopo. Quando entravamo nelle aree dismesse delle ex industrie della cintura di Milano per un nuovo Centro Sociale, abbiamo respirato di tutto. Di tutto. L'Italia del boom si strafotteva della salute degli operai (amianto eccetera), della salute dei contadini (vogliamo parlare dell'atrazina?). Purtroppo. Chi creava PIL, era un cittadino di serie B a cui l'Italia concedeva perfino un Welfare di serie C, perché quello di serie A veniva riservato solo alle aree più ricche del Paese. Si può decidere di uscire dal G20, deindustrializzando. Si può però rimanere nel G20, bonificando e risanando. Ma almeno evitiamo la Grande Ipocrisia. All'epoca dell'IRI l'Italia ha sfruttato tutto, e nessun sindacato si è mai mosso - in tempo!- per salvare la salute degli operai nelle aree industrializzate in cui si produceva più PIL. L'importante era "fare spesa pubblica a gogo", grazie a quel PIL. Ottenuto - come oggi in Cina - con il sacrificio di tanti. Di troppi. Almeno evitiamo la finzione: l'IRi ha lasciato un'eredità pesantissima, sia nel bene (siamo nel G20 grazie anche a questa controversa eredità, e fuori del G20 non avremmo forse neanche una scuola pubblica e una sanità decente) che nel male (intere aree inquinate). La Grande Ipocrisia, risparmiamocela. Abbiamo respirato di tutto, signora Mannoia, in quei Centri Sociali nelle aree dismesse. Lei, ai suoi concerti nei posti chic, non so.

In un Paese civile l'IRI avrebbe dovuto prima bonificare, e poi privatizzare. Vendere un ferrovecchio inquinante a un privato, non è un a privatizzazione: è una svendita, de-responsabilizzata. Con le privatizzazioni degli anni '90 l'Italia mise in cassa 200 miliardi di lire circa, ma questa massa enorme di denaro non è neanche servita ad abbassare il Debito Pubblico, che anzi è aumentato dagli anni '90. Il  “buco nero dell’autocoscienza italiana” (come lo definisce De Rold nell'Assalto alla diligenza, edito da Guerini e Associati) ha arricchito pochi a scapito della collettività. "Quale la vera ragione del grande interesse delle privatizzazioni per i vecchi e impoveriti poteri forti italiani? Quale il reale motivo della conversione alle privatizzazioni del mondo cattolico di sinistra e dell'erede del cadaverico partito comunista?"

Quella fu una svendita. Un saldo di fine stagione. Non fu un rapina, solo perché erano tutti disarmati di fronte all'attacco alla Lira, da cui era scaturita l'ondata di privatizzazioni. Senza bonificare nulla, lasciando agli operai i problemi di salute di cui tutti siamo a conoscenza. E, infine, senza diminuire di un etto il Debito pubblico, anzi aumentandolo. Se almeno lo Stato avesse abbassato il Debito Pubblico, avrebbe potuto bonificare.

"Erano decotte e tutte dovevano essere chiuse o delocalizzate in Asia" nell'euforia della New Economy, "ma privatizzate e vendute a imprenditori che per infusa unzione" dovevano diventare per magia "più abili" dei "boiardi di Stato". Leggete "La dismissione" di Ermanno Rea su Bagnoli, e capirete perché stato un Assalto alla Diligenza. La disintegrazione delle possenti industrie. "Le ridussero a spezzatino con immensi guadagni finanziari".

Altro che fumo di tabacco: in fumo ci hanno mandato l'Italia. I liquidatori dell'IRI, quando decisero privatizzazione senza liberalizzazione. Neanche l'ABC sapevano. comunque, siamo ancora l'ottavo Paese del G8, nonostante tutto. Cerchiamo di non giocarci a dadi pure le ultime possibilità di rimanere nel consesso internazionale.

Il fatto vero è che ora i sindacati e l'intellighenzia di sinistra si svegliano, dopo più di 30 anni dal Grande Sonno (quello Che Genera Mostri). La Grande Ipocrisia italiana, appunto.

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