giovedì 26 aprile 2018

Il PD M5S al dunque. Ma Rosencrantz e Guildenstern sono morti

Più continua il Talent Scout al Quirinale, più mi sembra la trama di "Rosencrantz e Guildenstern sono morti", il film di Top Stoppard del '90, che racconta gli amici d'infanzia di Amleto, catapultati da ruoli marginali a quelli di protagonisti, impegnati in complesse ed assurde elucubrazioni sulla natura del "caso" e della "morte". Rosencrantz è il PD, ma chi è Guildenstern? Invece il primo capitolo di Loro è spiazzante. Racconta lo squallore del vuoto. Elena Sofia Ricci ha reso Veronica Lario molto più bella e magra dell'originale, ma più fastidiosa di una Palla Al Piede. Una Madonnina Infilzata che non vorresti mai trovarti accanto a una cena di mamme o in una riunione condominiale. Una di quelle depresse che ti ammorbano col ditino perennemente puntato, fra Politically Correct e letture tardive. Avesse letto di più da ragazza, avrebbe commesso meno errori. Servillo ha reso Berlusconi umanissimo con le sue debolezze - che poi sono le debolezze di tutti -, oltremodo simpatico. Un puttaniere divertente che in fondo non manca in nessuna grande famiglia italiana (no, neanche nella mia: il playboy anni '50 che si è poi scatenato nella Milano da bere). Il sermoncino che tiene al nipote è esilarante. Il pappone pugliese, impersonato da Scamarcio, è invece non solo insopportabile come quei parvenu che usano le bassezze umane per scalare la società (invece dei meriti per fare carriera): risulta triste, deprimente, banale, prevedibile, sempliciotto, sembra uscito dai coca party di The Wolf of Wall Street ma in versione scialba e sciatta. Il primo capitolo di Loro di Sorrentino - tolta la prima pallosissima ora, finché non entra in scena Servillo - umanizza MisterB, lo spoglia di tutta la dietrologia letta e rifritta in stile Travaglio, lo rende un uomo francamente simpatico, la cui umanità gli ha permesso di intuire a fondo le bassezze dell'italiano medio, e il cui principale torto è in fondo quello di essersi circondato di nani e ballerine, personaggi al quanto improbabili e mezze calzette invece di prendere i migliori Goldman Sachs Boys come fa, più astutamente, Trump. Gianni Letta e l'elefantino avrebbero avuto più vita facile in altro contesto e forse non sarebbe mai avvenuto il patatrac del 2011.

domenica 22 aprile 2018

Il bullismo è l'altra faccia del Populismo. Ma è un freno alle Pari Opportunità

Una delle più grandi lezioni che può impartire la scuola è il rispetto di tutti (soprattutto di chi non la pensa come noi: no, la scuola non è una Filter Bubble, ma insegna il senso critico e la dialettica fra opposte visioni, la critica del testo!). Una delle più grandi lezioni che può impartire la scuola è fornire un antidoto contro l'ignoranza - che è una brutta bestia, come dicevano le sagge zie un tempo -, un metodo contro l'immobilismo sociale, la ricetta dello studio duro, serio e rigoroso per fortificarsi e progredire, ma soprattutto per offrire vere Pari Opportunità a chi a suo vantaggio ha merito e talento ma zero privilegi.

La scuola, quando funziona, asfalta la dittatura dei cognomi, supera la disuguaglianza dei patrimoni secolari, delle immense biblioteche familiari e la brutale, feudale primazia dei Rentier. La scuola pubblica è la più grande invenzione per abbattere le diseguaglianze. Le patrimoniali e i redditi di cittadinanza distruggono solo ricchezza, invece la scuola crea ricchezza e (ri)mette in moto l'Ascensore Sociale.

I bulli che umiliano i docenti, invece, danno un calcio all'unica opportunità autentica per emergere, ma forse i ragazzi violenti preferiscono diventare tronisti in Tv o sui social, o leader dei movimenti di protesta (eterodiretti) o youtuber della democrazia da milioni di follower. Ognuno si crea il suo destino, quisque faber fortunae suae, in fondo.