domenica 30 settembre 2012

Microsoft YouthSpark contro la disoccupazione giovanile

In Italia, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale al 35,3% dal con un incremento di 7,4 punti rispetto a luglio del 2011: nella fascia 16-35 i disoccupati sono 1,4 milioni. Nel 2011, quasi 75 milioni di giovani in tutto il mondo erano privi di lavoro. Poiché la popolazione giovane, che oggi ammonta a 2,2 miliardi di persone tra ai 6 e i 24 anni, continua ad aumentare, anche il divario di opportunità si allarg. il programma Microsoft YouthSpark È UN’iniziativa mondiale che – grazie ai progetti di Responsabilità Sociale e ai programmi internazionali – consente ai giovani di immaginare e realizzare il loro potenziale grazie a opportunità concrete nel campo della formazione, dell’occupazione e dell’imprenditorialità. Il programma devolverà contributi in denaro alle organizzazioni non profit che in tutto il mondo sviluppano progetti per i giovani. “Youthspark è l’occasione per amplificare gli sforzi di Microsoft Italia su questo fronte e di rafforzare il rapporto costruito con le Organizzazioni non profit,  le Istituzioni e con i nostri partner per offrire nuove opportunità ai giovani e contribuire con la tecnologia allo sviluppo del Paese”, ha concluso Roberta Cocco. 

venerdì 28 settembre 2012

La paura della globalizzazione e i ragazzi in fila per l'iPhone 5. Due facce della stessa medaglia

I ragazzi in fila per l'iPhone 5 non hanno l'aspetto di milionari. Molti sembrano ragazzi della periferia, cassieri del supermercato, baristi, piccoli borghesi. Che cos'è che li spinge a mettersi in tasca un cellulare sborsando fino a 949 euro subito (in Italia) oppure, con le flat, circa 1350 euro in due anni?

L'amore per un dispositivo sexy? La paura.

Il terrore delle Tigri Asiatiche.

L'ansia di prestazione nella globalizzazione. Se Android surclassa Apple iOS grazie alle tigri asiatiche (Samsung, HTC, Lenovo...), i ragazzi che hanno timore di perdere tutto (status symbol, Welfare e tranquillità) si mettono in fila per l'iPhone 5. Si anestetizzano con il brand aspirazionale. Si compiacciono di comprare un prodotto "occidentale", sebbene costruito in Cina. Si cullano nell'illusione della Supremazia dei Ragazzi Bianchi Ricchi protetti dallo scudo dei Brevetti americani.

La paura della globalizzazione e i ragazzi in fila per l'iPhone 5, sono due facce della stessa medaglia: temono che, senza il "portafortuna" da mille euro in tasca, che li rassicura "ancora posso permettermelo", verranno travolti dallo Tsunami dei BRIC e delle altre tigri come la Sud-Corea di Samsung.

Il design, il trade dress, il packaging li tranquillizzano. Come il Propofol sedava le ansie da prestazione di Michael Jackson, ucciso dalla sua passione per gli anestetici.

L'iPhone 5 li anestetizza, impedendo loro di aver paura del futuro. "Eppure le economie vincenti adesso sono proprio quelle asiatiche, mentre sono Europa ed Usa a patire la crisi, e tentano di uscirne introducendo normative protezionistiche a favore delle loro aziende". Rifletteteci...

Ma nessuno ha paura di finire come la Grecia o la Spagna?

È vero. Mario Monti è un tecnocrate, un esperto di tecnalità, che si è fatto nominare Senatore a Vita, perché teme che - se andasse a libere elezioni- otterrebbe meno voti di quanti gli servirebbero. Anche se - secondo me, dai sondaggi che faccio davanti a scuola, in autobus, in coda in bancsa - si sottovaluta: nel segreto dell'urna, elettori più del previsto - terrorizzati dall'idea di finire come la Grecia o la Spagna - metterebbero la X sul suo nome, se potessero.

Capisco benissimo chi teme che Monti "non sia un Cincinnato disinteressato e generoso". No, non lo è: è ambizioso e forse fa parte di quelle persone che amano il Potere per il Potere. Non per i soldi, le donne e lo champagne. Ma per entrare nei libri di Storia. Puede ser.

Però noto che oggi in troppi amano il Potere per i Soldi. Il Potere per Arraffare. Il Potere per compiere meglio la mission: corruzione, malversazioni, sperperi. Mettere al posto di comando la "famiglia", anche se incompetente, tanto "lo fan tutti". Il Potere per Ubris. Tracotanza, arroganza, presunzione. Quella di chi crede di portarci sulla Luna, e invece ci porta a un passo dal baratro. Ecco, Monti non sarà di certo il "dittatore" Cincinnato, che poi torna ad arare i campi (perché se mai torna in Cda o a fare il successore di Barroso). Però so che là fuori, ci sono troppi pronti a portarci sull'orlo del Default. E, con tutti i suoi enormi difetti (tecnocrate, burocrate, innamorato del Potere, delle Teorie economiche, del Capitalismo, del Liberismo...), forse, può almeno tenere i ladri fuori dalla porta.

"Sono entusiasta di questa prospettiva? No di certo, ma sono terrorizzato dalle altre!". Vero, nessun entusiasmo, ma altrettanto vero che - dopo anni di lotte - mi terrorizzano i troppi Fiorito, Batman & Co. là fuori.

Dopo anni di lotte, ammetto: a volte non si riesce ad aspirare al meglio, ma al "meno peggio". E se il "minore dei mali", pur sapendo che non è innocuo, almeno ci tira fuori dai guai... Come rinunciarvi?
(M.C.)

giovedì 27 settembre 2012

Il Monti Bis non è escluso

Lucio Quinzio Cincinnato (latino: Lucius Quinctius Cincinnatus; 520 a.C. circa), aveva passato gli ottant'anni quando fu proclamato dittatore per la seconda volta. "Spes unica imperii populi romani" (ultima speranza per l'autorità del popolo romano), Cincinnato, dopo essere tornato alla vita rurale, venne richiamato da Roma. L'elezione dei dittatori avveniva nei momenti di grave crisi. 

Livio racconta: "Alcuni senatori si recano ai Prata Quinctia dove trovano Cincinnato che sta lavorando manualmente la terra. Lo pregano di indossare la toga per ascoltare quanto stanno per dire. Racilia viene inviata alla capanna per recare l'indumento. Cincinnato si deterge il sudore, si riveste e i senatori lo pregano di accettare la dittatura".

Cincinnato accettò e ritornò a Roma attraversando il Tevere su una barca "noleggiata a spese dello Stato". Cincinnato, che nel frattempo era stato erudito sulla situazione militare, viene accolto  "dalla maggior parte dei senatori".

Cincinnato, una volta liberato l'esercito che era assediato, distribuì il bottino e le punizioni ai soldati e al console incapace. Il bottino andò ai suoi soldati, Lucio Minucio depose la carica di console e rimase in armi al comando di Quinzio, ai soldati soccorsi non toccò nulla avendo rischiato di essere loro stessi preda. Questo - a detta di Livio- non creò malumori.

"SE SERVE, TORNERÒ" dise Monti, il nèo Cincinnato. Delo resto, se tutti rubano, chi si potrebbe eleggere? - sussurra il buon senso. Tito Livio troverebbe molto interessante il discorso di Mario Monti all'ONU. Pronto per il BIS.

 

Sallusti non è un martire. Ma il giornalismo non si fa nelle aule dei tribunali

Scrive V.Z. su Facebook: "Nessuno pensa a una "impunità per i giornalisti". Ma semplicemente che si giudichi per la diffamazione in sede civile e lì eventualmente "si paghi". E che il trattamento sia lo stesso sia per iscritti all'ordine che normali blogger. E poi magari, oltre al reato d'opinione, diamo pure uno sguardo al marciume dei codici, pieni di privilegi e fattispecie fasciste, come il reato d'opinione è. Compreso il "vilipendio" verso autorità religiose e istituzionali e - sì, anche quello - l'apologia di fascismo, l'ultima norma fascista del dopoguerra".

Ecco, liberi tutti: il giornalismo non si fa nelle aule di tribunali, e se mai via libera alle multe, ma non alla galera! Detto questo, Sallusti martire, no, dai: alla fine, di questo passo, ci tocca rivalutare pure Minzolini. La libertà di stampa deve essere coniugata la correttezza.

mercoledì 26 settembre 2012

SallustiFREE e l'ipocrisia dei media

"Non si può andare in galera per un'opinione anzi per il mancato controllo su un'opinione altrui. E' una decisione che deve suscitare scandalo" afferma Ezio Mauro. Ed ha ragione. È ovvio. Quello che ci scandalizza è Santanché che avrebbe detto: "il paese mi fa schifo" perché il suo compagno rischia il carcere per una legge ingiusta. Ma l'avesse detto un'anarchica indignata, le sarebbero tutti saltati addosso per anti-patriottismo. Le leggi sbagliate? Vanno cambiate, punto. Senza l'ipocrisia del SallustiFREE e dell'homepage dell'HuffPost. Perché certi pennivendoli, solo 8 mesi fa, avrebbero mandato il giornalista Sallusti in un Gulag... Quanta ipocrisia. SallustiFREE e liberi tutti. Libero giornalismo in libero Stato, no?

La galera no, è fascista, ma la condanna per la falsa notizia ci sta tutta #sallusti

Matteo Renzi e la sindrome dell'iPhone5

Renzi? È un tipo con cui potresti prendere un aperitivo in un bar, senza mai comprargli un iPhone usato. Potrebbe avere il vetro scheggiato ma lui t'imbambolerebbe con un "è il glassgate, ma sotto la scocca è nuovo, gggiuro". Renzi, però, ha una sua funzione: fa sembrare, per contrapposizione, il premier Monti un Premio Nobel. Forse è per questo che a Giavazzi, a Zingales e a tanti economisti piace: Renzi rende sexy il neoliberismo. Chi scrive lo ha incontrato dal vivo e sa che le fiorentine vanno pazze per lui come le americane per Obama: come già ho scritto, Matteoooo è l’iPhone5 della politica italiana. Poiché uso ben altre marche, su di me ha poco appeal, ma rottama e cannibalizza gli altri mercati come solo l'iPhone. Fa piazza pulita delle incrostazioni marxiste del PD, con un colpo di spazzola sul ciuffo malandrino. Sui Fanboys nati, Renzi spopola: è il potere dell’RDF (Reality Distortion Field), bellezza!

E il fatto che voglia sostituire una bella libreria fiorentina con le vetrine di Apple, è solo il sigillo: c.v.d.
(M.C.)

Il totem delle Regioni-bancomat

Sprechi, furbizie, malversazioni, ruberie. Soltano Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Liguria fanno parte del gruppo "virtuoso" in cui le assemblee pretendono giustificazioni e controllano le spese degli enti. Un fiume di denaro senza ricevute... La corruzione ci costa 60 miliardi di euro all'anno, oltre a disincentivare gli investimenti stranieri. È l'ora dei tagli?

martedì 25 settembre 2012

"Io, Silvio" sull'HuffPost italiano: Prove tecniche di bicamerale?

Come interpretate il fatto che la prima intervista dell’HuffingtonPost Italia, diretto da Lucia Annunziata, sia dedicata Silvio Berlusconi? C’è una bicamerale in agguato?

La “bicamerale” è un incubo. Da lì uscì il nuovo Titolo Quinto, quella riforma che ha dato ai governatori delle Regioni inusitati poteri e soldi, ponendo le basi per i Default regionali. Insomma, quel bug che ha creato i casi Polverini e Formigoni…

lunedì 24 settembre 2012

Monti, rimonta. Con lo humor di P.G. Wodehouse

Oggi guardavo Monti quando parlava di Marchionne (...e se anche li avesse chiesti (ndr:gli aiuti), mica glieli avrei dati), uno maleducato avrebbe detto, in altro modo: Col-C..o. Crozza saprebbe dirlo meglio insomma. Beh: lì - venendo da una famiglia in loden, che usa macchine Fiat perché anche gli operai Fiom tengono famiglia eccetera - mi sono detta: "quest'uomo è un De Gasperi in versione liberista, un Cincinnato che libera Roma dall'assadio e poi torna ai campi. Con lo humor di P.G. Wodehouse". Ho capito in un istante perché piace al 37% degli italiani (contro il 23% di Bersani, sondaggio dato di recente da Mentana). Il Premier che non dice Gogol potrebbe perfino dire che "le elezioni sono posticipate al 2015", e nessuno griderebbe al golpe. Perché lo direbbe con educazione, un pizzico di ironia, con la gentilezza ma la severità dei "buoni padri di famiglia" che sanno cosa in fondo è meglio, senza sconquassi, tradimenti, livori... Devo ammettere: la rivoluzione-soft del "Rimontiamo", rivolterà l'Italia come un calzino. Che ci piaccia o no, è un genio.

Ha imposto l'Agenda Monti come il solco dell’aratro di Cincinnato: talmente profondo, ché nessuno si schioda da lì. La sua “diversità” da “quegli altri” è come la pillola zuccherata di Mary Poppins: manda giù tutto, ogni riforma, perché altrimenti gli italiani hanno il terrore che torni un Trimalcione qualsiasi a derubarli in un profluvio di volgarità à la Satyricon di Petronio.

Mario Monti non è cool come Apple – ma neanche lo vuole essere (queste cafonate le lascia al rottamatore giovane), ma ha il fascino dell’usato sicuro Mercedes, Audi o BMW. Alla fine, lo potresti comprare anche se le tue idee sono diverse. Anche se le tue idee sono all'opposto.

Per il PD prevedo una “manovra a tenaglia”: da una parte il rottamatore giovane con il look da iPhone 5 o da Playstation 3, fate voi; dall’altra Monti-Cincinnato, con il look da Microsoft Office (potresti usare OpenOffice, che funziona bene ed è gratis!, ma poi apri i soliti file dell’usato sicuro… la Suite di produttività con la ua affidabilità è lì, a portata di click); infine, l’assedio chiassoso del M5S con la piattaforma del PartitoPirata che, se l’adottano, diventano il movimento più geek d’Europa, tutto “download, un calcio al copyright e digitalizzazione spinta”. In tutto ciò, Bersani e Vendola, sembrano di un altro pianeta. Il pianeta Italia, del 2002, non del 2012.

Questo non è un endorsement, ma la sensazione che ho avuto vedendo la conferenza stampa di Monti… uno che vince come Mitterand, con la forza tranquilla, senza dover fare niente, se non mostrare quanto è “diverso” da tutti gli altri. E vince, anche per mancanza di alternative.
(M.C.)

domenica 23 settembre 2012

La Caporetto delle Regioni. Il caso Lazio

Umiliante, il Satyricon laziale sta forse per volgere al termine. Alla fine rimane un'unica domanda: ma non è il caso di azzerare le Regioni invece delle Province, creando tre uniche macro-regioni?

giovedì 20 settembre 2012

Appello a PAOLO SORRENTINO: vuole girare un "Italia Anno Zero, l'Orgia del Potere" per raccontare l'ultimo ventennio?

La "bolla" in cui vive l’Italia dal 1994 sta per scoppiare. La scoperta dei festini del Lazio, con fiumi di denaro pubblico distratti da faccendieri di ogni sorta e rivoli sprecati in gozzoviglie, - in una Regione oberata da un drammatico buco della Sanità, - racconta più di mille trattati di sociologia sull'ultimo ventennio italiano.

Gli scandali della regione Lombardia, i "festini" della Regione Lazio, devono finire in un film, un grande affresco dell'ultimo ventennio, una sorta di "Italia Anno Zero, l'Orgia del Potere", che mescoli lo stile asciutto nèo-realista di Roberto Rossellini di "Germania Anno Zero" con la visione satirica di "Z, l'Orgia del potere" di Costa-Gavras.

PAOLO SORRENTINO, l'unico genio del cinema italiano di oggi, se la sente di raccontare ai ragazzi xche cosa sono stati gli ultimi vent'anni, affinché il paese esca dalla bolla, e imbocchi la strada della serietà, della civiltà, della democrazia europea?

mercoledì 19 settembre 2012

Un italiano su tre vive in casa coi genitori

Ci sono gli studenti, i Neet, i precari. Ci sono i divorziati. C'è il caro-casa. Il credit crunch che non aiuta ad ottenere un mutuo. Fatto sta che un italiano su tre vive in casa coi genitori. E non si schioda da lì. Il Rapporto Censis fotografa un'Italia attaccata alle gonne della mamma, paralizzata dalla Paura del Futuro.

martedì 18 settembre 2012

Se Berlusconi offende le donne è volgare, se lo fa Vauro, castiga una "nemica del popolo"

La Riforma del Lavoro firmata Elsa Fornero non è la migliore riforma possibile: avremmo preferito la riforma di Tito Boeri. Ma ciò non giustifica quello a cui è stata sottoposta il ministro Elsa Fornero. Fornero è stata pesantemente, volgarmente, messa alla berlina da un'oscena vignetta di Vauro. Che non fa nemmeno ridere. E, come al solito, spuntano i due pesi e le due misure, quandi si parla di donne... Se Berlusconi offende le donne è volgare, se lo fa il comunista Vauro, castiga una "nemica del popolo" e va tutto bene? Ma basta. Volgare era l'uno, volgare è l'altro, a prescindere dal background culturale. Anzi nel secondo caso, Il Manifesto è doppiamente maschilista.

Un giovane su tre

Un giovane su tre è senza lavoro. Disoccupato.
Un giovane su tre non fa il lavoro per cui ha studiato.
Altri giovani sono famigerati Neet: né studiano né lavorano, ma sono "bamboccioni" mantenuti dai genitori.
E appena il 10% di chi studia conta su un reddito autonomo, contro il 50% degli studenti tedeschi. C'è qualcosa che non va, in un paese dove Della Valla insulta Elkann non perché (eventualmente) non all'altezza, ma perché "troppo giovani". Bill Gates all'età di Elkann guidava un impero, and so?


lunedì 17 settembre 2012

I numeri del declino italiano

Dalla produttività ai salari, il declino italiano è un grafico con tanto di numeretti. Dicono che solo le "riforme strutturali" guariscono il malato. È come una pillola amara: a nessuno piace, ma se fa guarire, che altro fare?

giovedì 13 settembre 2012

Il dilemma Renzi (Il Fattore R come Rottamatore)

Renzi ha detto che, se perde le Primarie, tiferà per il vincitore (Bersani, si suppone). Ma SE il PD non tiene le primarie, perché Bindi non vuole offrire una chance al rottamatore, nulla vieta che corra da solo. O no? Non mi pare che Matteo Renzi l'abbia escluso. (La mia è solo una domanda di logica, tipo: se A non è B allora... Logica, non Politica. Senza doppi fini insomma)

Una cosa, però, l'ha capita quando dice ai delusi del PDL "venite da me". Che non prenderà tanti voti dal PD, ma nel centro-destra può sfondare.

Alcoa va in Arabia Saudita, dove l'energia costa meno

La vicenda Alcoa fa male. Il nodo della vicenda Alcoa sta nel costo esorbitante dell’elettricità per l’impianto di Portovesme. Personalmente spero che l’Italia voglia investire nel solare termico ad alta temperatura ideato da Carlo Rubbia. O nell’eolico catturato ad alta quota. Tutte tecnologie Made in Italy: il che sarebbe meglio, no? La “bolletta energetica” italiana fa fuggire troppi investitori, delocalizzando il lavoro laddove la bolletta energetica costa meno… Ed è un dramma vero: per gli operai Alcoa. Ma anche per noi consumatori italiani che paghiamo bollette da infarto, perché - dopo aver votato contro il nucleare a ben due Referendum - dobbiamo cercare una soluzione (Green, sarebbe meglio).

Senza bisogno di 10 domande e 10 risposte

La spocchia del PD si misura in poche righe di un commentatore di blog che, non volendo e non potendo rispondere alle mie 10 domande +1 (il Principio Zero della Termodinamica Sociale: i diritti civili universali), mi risponde che mi devo fidare della storia personali di Bersani e dei Dirigenti PD. Fiducia totale. Senza bisogno di 10 domande e 10 risposte. Perché un partito "non si può ingabbiare". Questo si chiama assolutismo massimalista, a casa mia. Oppure spocchia di chi ha la vittoria in tasca, ma non vuole dirti cosa farà con il tuo voto. Complimenti: la democrazia regredisce di giorno in giorno. Lo so: alle mie dieci domande, il PD preferisce le domande pre-masticate, pre-confezionate, pre-digerite dei Talk Show che addormentano le coscienze nelle frasi fatte. Ma ricordiamocelo: Il sonno della Ragione genera Mostri...

mercoledì 12 settembre 2012

I populisti e quelli più realisti del Re

"Se i politici pensano che il grosso è fatto, grazie a Draghi, si sbagliano: perché tocca a loro l'azione decisiva, e il grosso non consiste né nella lotta ai populisti né nella cura di mantenimento. L'una e l'altra mantengono lo status quo e fanno morire la politica, che in democrazia è ricerca di alternative e conquista di consenso popolare, non di consenso dei mercati. Quelli che vengono definiti populismi sono figli di questo status quo, e di questa morte" scrive un'ispirata Barbara Spinelli.

La soluzione? Costruire un'Europa dei Popoli, reinventando un Welfare sostenibile e dando una spallata ai nazionalismi.

La vittoria di Monti sullo scudo Anti-Spread detta le condizioni della resa dei partiti

La (triste) verità è che non è che il PD abbia commesso un "errore ideologico" ad appoggiare il governo Monti, il cui scudo anti-spread ora è sostenuto dalla Germania (sì condizionato, ma è un sì). Il governo Monti è il fisiologico approdo del PD. Oggi Monti vince in Europa, e per il PD sarà difficile fare un programma troppo discosto dall'agenda Monti: se sarà un programma alternativo, lo sarà in teoria e basta. Poi, al governo, dovrà tornare lì, se vuole stare nella zona-euro. L'errore ideologico è di chi, a "sinistra", non ha ancora accettato che il Pd di "sinistra" *non* lo è mai stato. L'ex Pds-Ds-Pd non lo è più, e almeno dal 1993. Inoltre il "Lama non l'ama nessuno", applaudito dal clan di Cernobbio fin dalla svolta dell'Eur, era un sindacalista che sarebbe piaciuto a Monti: pragmatico, sulla produttività avrebbe accolto la sfida di Monti, altroché.
Quando la "sinistra" accetterà questo fatto, allora, forse, cesserà di stare nelle giunte comunali, provinciali e regionali con i governi (di destra) del Pd. A quel punto la "sinistra" potrà cogliere l'opportunità (storica) di riemergere dall'oblio in cui si è cacciata da sè. E allora potrà ragionare seriamente su quell'agenda di cose da fare, stilata da Gilioli, con impegno e passione.

Vogliamo poi aprire una breve parentesi su Fassina (ex FMI)? Repubblica ce lo presenta come "un furioso socialdemocratico"... E in realtà dice solo, anche non troppo precisamente, quattro banalità prese da un programma della SPD tedesca degli anni '70.

La "sinistra", se c'è e vuole tornare in Parlamento, riparta dall'"agenda Gilioli". Forse otterrà solo il 7-8%, ma almeno ci sarà chiarezza: fra chi è "sinistra e chi "centro-ex-sinistra". Agli elettori, la palla.

martedì 11 settembre 2012

PD for Dummies/ Undici domande per scoprire con chi - davvero - si alleerà il PD

Non parlo di sigle (modo vecchio di vedere la politica), coalizioni DOA (Dead-on-arrival), ma parlo di metodo. E il metodo dei Bersaniani lo trovo confuso. Credo che “coalizioni coerenti” possano emergere solo se rispondono in modo interoperabile (e coerente) ai seguenti quesiti:

1) La classe politica emersa dalla crisi del 1992-94 – tranne poche eccezioni individuali – ha fallito? È essa stessa causa della crisi attuale?

2) Volete tagliare e rendere più produttiva la spesa? O aumentarla?

3) Volete ridurre le tasse: e quali (solo fasce alte o a partire dal cuneo fiscale sul lavoro, quindi, dal basso)?

4) Volete abbattere il debito? E come: via patrimoniale o via cessioni o altro?

5) Meritocrazia: volete premiare i dipendenti più meritevoli della PA? O volete che tutti gli stipendi siano uguali a parità di mansioni, senza differenziazioni?

6) Capitolo liberalizzazioni e concorrenza: sono da applicare anche nei servizi e nel sistema formativo? O bastano le lenzuolate di Bersani?

7) Volete azzerare i conflitti di interesse, liberare e liberalizzare l’informazione? O lasciare tutto com’è ora, con un lieve lifting?

8) Inclusione sociale: come offrire una prospettiva agli esclusi, a chi non frequenta salottini e spiagge a Capalbio? Con un mercato del lavoro più flessibile, sia in entrata che in uscita? Oppure volete approdare al modello tedesco?

9) Alcoa, No Tav, Sulcis: quali risposte dare a chi si oppone ai diktat del mercato? Solo repressione? O reddito di cittadinanza?

10) Agenda Digitale e Copyright: volete la Digital Agenda di Neelie Kroes o no? Copyright volete giri di vite contro la pirateria o promuovere nuovi modelli di business per incentivare lo swith al digitale?

10  A) Diritti civili (coppie di fatto, unioni gay, eterologa, testamento biologico): sì o no? E in che formula?


Dieci domande, più una. Semplici, banali, tatcheriane addirittura. Sono modellate sulla falsariga del documento di Giannino/Zingales su FermiareIlDeclino: sono domande massimaliste? Non sono populiste, ma ultraliberiste. Ma da lì gli italiani capiranno che vogliono fare. Rivolgete queste domande a Bersani, Fassina, Renzi, Vendola, Landini, Casini, Tabacci, Rutelli.

Abbiamo diritto di conoscere le risposte dei leader. Vogliamo leggerle. Vogliamo che le domande vadano dritto al cuore delle problematiche che il prossimo governo dovrà, nolente o volente affrontare. Non vogliamo ammucchiate di sigle, ,ma sapere se la coalizione che chiede il voto è coerente oppure no. Se è in grado di governare con una piattaforma comune o se dovrà mendicare voti.

Massimalista non è chi pone domande scomode. Ma chi non risponde a questi interrogativi con coerenza, preferendo nascondere sotto la sabbia la visione dei player del gioco. Le coalizioni non nascono da una somma di sigle, riunite dallo spauracchio del BauBau. Ma dalla coerenza delle risposte. È una questione di metodo. Di approccio. E di stile (giornalistico).

De Andrè, com'è che non riesci più a volare

Da anni anche i neoliberisti più accaniti citano De Andrè, Faber, l'ex vessillo anarchico. Ormai sdoganato da tutti, a destra e a sinistra, e quindi sterilizzato, anestetizzato, reso inoffensivo dopo il passaggio nella lavatrice-mainstram. Con tutta la mia personale simpatia per i coraggiosi ragazzi del M5S, che vengono corteggiati dal Potere per distruggere la loro "gioisa macchina da guerra" (i voti che perde l'M5S vanno al PD del FullMonty? Ma va?), la mia coda di ricambio, le mie nuvole in affitto, il mio francescanesimo a puntate... aiuto, fateci scendere. L'anarchia è l'unica poesia rimasta in questo mondo dove tutto ha un prezzo, dove anche le emozioni sono sottoposte ai "Like" quotati al Nasdaq?

giovedì 6 settembre 2012

Draghi: Acquisto bond illimitato. Il piano Anti-Spred c'è

Il presidente Bce rassicura dando l'OK all'acquisto bond illimitato: "Nostro intervento funzionerà". Illimtato: la parola magica è stata pronunciata. I sarcifici hanno funzionato? Forse hanno convinto Merkel che abbiamo fatto parecchio. Lo spread calerà? Per lo meno non dovrebbe salire troppo. Grazie a Draghi.

Full Monty. Lo spogliarello ideologico di PD e SEL sull'altare della governabilità

Il Peep-show elettorale che sta per iniziare vedrà PD e SEL cercare di spartirsi i voti di "sinistra" promettendo la luna, ma guardando il dito. Mentre l'UDC, casta o ri-verginata, aspetta sull'Altare della Patria il PD (che abbandonerà il fidanzato ufficiale, un po' scapestrato per sposarsi con il Buon Partito che offre garanzie, affidabilità e Poteri semi-forti. Qyelli forti stanno a Pechino, a Londra o negli USA).

Full Monty, ci chiede il Financial Times. Tagliare la spesa di un terzo! Lo spogliarello ideologico (la de-ideologizzazione definitiva) del PD, sacrificando SEL sull'altare della governabilità, sta per avvenire? Vedremo.

Pure Matteo Renzi si è già posizionato, come il più Full-Montyano insieme a Casini. È andato pure a Charlotte per intrecciare relazioni internazionali con i Democrats di Obama. E chi è a sinistra del PD? Gli daranno del Faxista, come avviene dal '68 all'epoca del Pc.

mercoledì 5 settembre 2012

Non siamo il Club-Med

L'Asta tedesca fa flop. I Bund non attirano più come prima. Il porto sicuro inizia a venire a noia, mentre cresce la propensione per il rischio. Come l'iPhone 5, che è già visto-e-rivisto ancor prima della presentazione del 12 settembre, c'è chi inizia a vedere nella Germania un freno all'innovazione, invece che un driver. Succede anche anche ai migliori della classe. L'Europa ha bisogno di una visione, non di micro tatticismi regionale. La veduta lunga va preferita a quella corta, da miopi.

lunedì 3 settembre 2012

Ma senza il rigore, a quanto sarebbe schizzato lo spread?

Spread a mille. Da infarto. Chi imputa a Monti di non abbassare la "febbre", commette un'ingiustizia lessicale: con Bersani o mister B., lo spread schizzerebbe al doppio. Il M5S forse azzererebbe il debito, ma - come ogni paese (o individuo) che non paga i creditori - perderebbe la fiducia di chi fino a ieri gli ha fatto credito: dunque, tornasse sui mercati a chiedere un debito, non lo otterrebbe. O lo otterrebbe a interessi da capogiro. Questo, in fondo, è il Default.

A Mario Monti, rigor montis, non facciamo sconti, fin dalla sua nomina. Ma a chi blatera da settimane che Monti va mandato a casa, ricordiamo che questo governo è il risultato di 30 anni di deficit, debito, malaffare e sperperi, ruberie, corruzione, mafie... Questo governo è come lo spettro del "Collegio Svizzero" ai bambini birboni: arriva, con le sue regole implacabili, il suo severo rigore, il suo inflessibile prontuario, sulla testa di chi ha finto che tutto andasse bene, mentre chiudeva gli occhi sfreccando a 150 all'ora sulla tangenziale all'ora di punta.

A nessuno piacciono le Maestre Kattive, le Punture, gli orari da collegio. A nessuno piacciono le medicine amare, le pillole che non vanno giù neanche con lo zucchero... Ma la "cura da cavallo" è un Redde Rationem a chi ha ballato coi topi finché il gatto non c'era. Non è un premio, ma una lezione. Per raddrizzare ed evitare di uscire fuori strada. Non c'è da fingere di essere felici, ingoiando i rospi. Ma se mai c'è da imparare ad azzerare i Deficit, per non dover tornare mai più alla cura da cavallo. E comunque, dopo una polmonite, tornare a correre, si può.

E a quel punto, quando torneremo ad avere il coltello dalla parte del manico, e non puntato alla nostra giugolare come è oggi, nessuno ci impedirà di tornare ad alzare la voce: Quando avremo raggiunto il pareggio di bilancio, potremo anche dire alla banche che non amiamo: “Signore banche, per finanziare la spesa pubblica possiamo fare a meno di voi. E per il debito pregresso, che avete in mano proprio voi banche, ricordatevi che se ci volete alzare gli interessi, potremmo anche decidere di non rimborsarvi i titoli in scadenza. A noi non cambia più niente. Tanto, i soldi per la spesa pubblica ce li abbiamo già”.

Ecco a cosa serve il Rigor Montis che oggi ci opprime. Per non essere più oppressi da banche e Spread. Per diventare autonomi. Per non essere mai più azzannati alla gola dal Pitbull dello Spread. Per riconquistare la serenità. Per poter tornare a fare i nostri giochi, e non ballare sull'ottovolante della speculazione.

Una grande anarchica, Emma Goldman, ha detto: "Se non posso ballare la mia musica, allora non è la mia rivoluzione".Ecco: per ballare la nostra musica, prima dobbiamo smettere di essere ricattabili e costretti a ballare la musica degli altri. A quel punto saremo liberi di scegliere, di fare politica, di fare economia politica. Che è poi la vera politica.
M.C.

domenica 2 settembre 2012

Eludo, ergo sum. La parabola di Romney (una lectio per Monti)

Non sappiamo se Mitt Romney, sull'onda della nostalgia per il neo liberismo selvaggio (Dio Patria e Famiglia in salsa repubblicana: Dollaro patria e famiglia), riuscirà a colmare lo svantaggio con il democratico, presidente in carica, Barack Obama, e se sarà il prossimo Presidente a stelle e strisce. Un nèo Ronald Reagan, anti tasse, anti Stato e pro WASP. Certo, tranne Condie Rice, l'assenza di neri alle Convention Repubblicane la dice lunga sul ritratto di America che i Repubblicani (dei Tea Party o di Wall Street) in fondo vorrebbero.
Ma su una cosa le destre di tutto il mondo sembrano unite: Eludo, ergo sum. La destra non ama le tasse, che fomentano lo statalismo assistenzialista. Amare le tasse - ammettiamolo - è uno sforzo intellettuale difficile per tutti, nonostante l'elogio del compianto Tommaso Padoa-Schioppa, perché pesca nelle nostre tasche, nel nostro atavico attaccamento per le ghiande (avete presente Scrat, Una Ghianda è Per Sempre, lo scoiattolo dell'Era glaciale?). Chi ti toglie (anche a fin di bene) la tua ghianda, per ri-distribuirla anche a chi non ha nulla, viene sempre visto come uno sgherro, un bravo, il lupo... Però le tasse sono il nostro patto con la società civile e la nostra contropartita per ottenere la civiltà: le tasse sono il balzello per evitare la deriva dell'Homo homini lupus. Le tasse sono il mezzo per vivere in società, offrendo a tutti una chance di pari opportunità (si spera solo che l'opportunità venga distribuita in ottica meritocratica). Chi evade o anche elude le tasse rompe questo "patto". Mitt Romney è un elusore fiscale? Se sì, dovrebbe ritirarsi dalla corsa. Certo al suo posto, correrebbe un certo Paul Ryan, il vero fautore della Reaganomics 2.0... E se vincesse Ryan, Hollande farebbe la fine di un certo Mitterand prima maniera. Ma la Storia non si scrive con i SE, e dunque, non ci resta che aspettare le elezioni. Obama (che finora ha deluso) saprà di nuovo stupirci, regalando alla sinistra di tutto il mondo un orizzonte più solidale?
(M.C.)

P.S.: Le tasse non vanno aumentate, anzi andrebbero riorganizzate per pesare meno sul lavoro e di più sulla ricchezza. Tuttavia per pagare meno tasse, non bisogna cedere all'elusione o al reato di evasione, bensì tagliare le spese. E non con l'accetta populista ed ideologica di Romney, ma con il bisturi di una vera Spending Review. Che salvi il Welfare, oggi soffocato da sprechi e ruberie. Orazio Carabini, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella hanno indicato la via: ora tocca al governo tagliare i rami secchi.

P.p.s.: Come uscire dalla crisi? Bernanke ha un'idea per combattere la disoccupazione. (La vecchia inflazione? Può essere, ma forse è meglio della stagnazione giapponese...)


sabato 1 settembre 2012

Il voto "usa e getta", dopo l'apologia del "voto utile". Ma siamo sicuri che questa volta è diverso?

Ricordate l'ossimoro "guerra umanitaria"? Fu uno dei più osceni scippi-di-parole compiuto negli anni scorsi. ovviamente fece infuriare i pacifisti, allergici ai calembour. Ora i "liberisti alla tony blair" (in versione alla salamella) devono inventarsi un nuovo trip: visto che "terza via" è un po' abusato (e non ha mai portato fortuna a chi ne parlava), e visto che la GrosseKoalition è difficilmente masticabile, vedremo che ossimoro i vari centristi/migliorisi ci propineranno. Il centrista pretende i voti di SEL (altrimenti vince Mister B) ma poi li considera un "peso" da scaricare (o meglio: li metterebbe tutti in cucina a fare gnocchi fritti, in una sorta di volontariato coercitivo. O ho capito male?). Il voto "usa e getta" è dunque l'ultima frontiera della "sinistra"? O l'ultimo sinistro a chi non ha mai creduto in queste ricette? Ricapitoliamo. Chi era di sinistra negli anni '80 oggi è un precario (se ha mille euro, è perfino un  precario di lusso). Gorby ci dice che il nostro misero stipendio si deve deprezzare del 30% (si augura una bell'inflazione che ci metta a pena acqua?). Poi che dobbiamo votare per la "sua" coalizione, per portare al governo chi già c'è, ma senza più la zavorra di Mister B (che Gorby odia con democratico fervore), magari "sporcandoci le mani" a fare i volontari alle feste del PD, mentre - chessò- un Benigni (che non è un precario, se non di fascia luxury) guadagna lautamente con l'ingresso dei paganti. A quel punto l'Europa si accorge che l'Italia fa "i compiti a casa" (per il centrista è meglio se i compiti sono a carico dei precari... sempre più sfiniti), e ci "premia" con politiche di crescita. Ovviamente i beneficiari della crescita non saranno i precari-riottosi, che dovevano solo votare SEL (leggi: portare acqua al mulino) per fare una GrosseKoalition con l'UDC, ma i "bravi ragazzi" che hanno fatto i volontari alle feste del Piddì, i figli, le amiche... E i precari, di cui sopra? "Felici e sfruttati", direbbe un noto libro. Se ci sembra un film che abbiamo già visto nel '96, nel 2001, nel 2006 e nel 2008 (con il guizzo del voto-utile), temo che il centrista ci dirà che "questa volta è diverso". È sempre diverso, per chi non vive il dramma della precarietà a vita, suppongo.

La lezione del Cardinale Martini, il Federigo Borromeo degli anni '80-'90

Se Carlo Maria Martini fosse stato eletto Papa, forse la Chiesa Cattolica avrebbe affrontato i temi cruciali che ha evaso in almeno un secolo, fermando il destino di irrilevanza cui si è autocondannata, per ottusità e presunzione. Ma non soffermiamoci solo sul sondino rifiutato dal Cardinale, impossibilitato, in fin di vita, a deglutire a causa dell'avanzamento del Parkinson (la malattia che lo stava spegnendo ma non piegando), anche se dopo il "caso Englaro" e quello "Welby" ci rendiamo conto dell'importanza del diritto all'autodeterminazione e al testamento biologico, in versione liberale.
Il testamento spirituale del Cardinale è in realtà stigmatizzato da tutta la sua vita, a partire dal periodo dell'arcivescovado meneghino, in periodi bollenti e travagliati per il capoluogo lombardo, sconquassato dal terrorismo, da Tangentopoli e da segni di xenofobia. E viene spontaneo, allora, rispolverare le parole di Alessandro Manzoni per quell'altro arcivescovo, Federigo Borromeo, che nel '600 - in una Milano prostrata dalla peste, dalle grida dei Bravi, dall'occupazione spagnola - "fu uno degli uomini rari in qualunque tempo, che abbiano impiegato un ingegno egregio, tutti i mezzi d'una grand'opulenza, tutti i vantaggi d'una condizione privilegiata, un intento continuo, nella ricerca e nell'esercizio del meglio". Come il Borromeo ai suoi tempi, Martini ha donato una lezione per l'establishment milanese, lombardo e del Nord-italia, con l'accento di un piemontese qual era Martini. Speriamo che Milano ascolti questa voce colta e forte, perché riscopra l'esprit della borghesia meneghina che nei secoli ha reso l'Italia più moderna, innovativa, accogliente e laboriosa.
(Scritto da un'agnostica, M.C.)