martedì 31 gennaio 2012

La RAI e la dignità delle donne

Appello al Direttore Generale della RAI, Lorenza Lei: "Il 25 gennaio 2012 al TG1 delle 20.00 è stato trasmesso un servizio giornalistico offensivo e umiliante nei confronti di tutte le donne italiane e dei cittadini che pagano il canone per ricevere un servizio pubblico. Stiamo parlando del servizio realizzato dal giornalista Vincenzo Mollica dal titolo “La donna dell’Ariston” nel quale Gianni Morandi e Rocco Papaleo presentano Ivana Mrazova, la valletta della prossima edizione del Festival di Sanremo. Nel vederlo - è inserito in calce alla presente - si renderà conto che si tratta non solo di un pessimo esempio di informazione televisiva, ma di un vero e proprio schiaffo alla dignità delle donne."

Associazione Pulitzer: Donne e media, appello al Direttore Generale della RAI, Lorenza Lei

lunedì 30 gennaio 2012

La borsa di Lagardere brandita come un simbolo del Potere...

Non so se fanno più ridere, e sottitendono - ahimé - un senso di platinata impotenza, o se appaiono solo più insicure e fragili. Parlo delle donne al Potere che brandiscono i "brand" come certi uomini certe cravatte, o a Wall Street certi storici mocassini... Lagardere che al World Economic Forum (Wef) di Davos mostra una splendida borsa, mi ha trasmesso un senso di altezzosa solitudine, impotente alterigia... Un classico Vorrei-Ma-Non-Posso: la donna al capo del FMI, l'organismo che dovrebbe dettare le ricette per uscire dalla crisi, ha mostrato al WEF una - firmatissima - borsa "vuota". Un'immagine - perdente - da Re Nudo.

I ragazzi di Google e Bcg che mostrano al mondo le "mirabilia" dell'economia digitale, sono invece easy, rapidi e scaltri come volpi all'assalto dell'uva: il grappolo è loro, signora Lagardere. Abbandoni i brand esibiti, l'ostentanzione della borghesia haute-couture, e si rimbocchi le maniche. I BRIC corrono, e senza ostentare marchi. Le ex "infradito" di Mark Zuckerberg portano più lontano delle sue famose Louboutin...

venerdì 27 gennaio 2012

Giorno della memoria

Prima vennero per i comunisti,
e io non dissi nulla
perché non ero comunista.
Poi vennero per i socialdemocratici
e io non dissi nulla
perché non ero socialdemocratico
Poi vennero per i sindacalisti,
e io non dissi nulla
perché non ero sindacalista.
Poi vennero per gli ebrei,
e io non dissi nulla
perché non ero ebreo.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa.

(
Martin Niemöller)

martedì 24 gennaio 2012

Come funziona la SHOCK Economy?

Spread in ottovolante. Spread come Panzer. Disoccupazione (soprattutto giovanile) altissima. Benzina a prezzi proibitivi. Precarietà alle stelle. Rileggetevi il capitolo su Milton Friedman su Shock Economy di Naomi Klein e capirete qual è la politica economica del governo e come la BCE ci imporrà le sue ricette.

L'obiettivo? Impaurire in modo subdolo i cittadini, incutere il terrore che siamo "vicino al baratro", rendere la popolazione insicura su tutti ciò in cui credeva in precedenza. Creare uno Shock paradigmatico, in cui poi presentare i nuovi Dogmi (economi, iperliberisti) come l'unica ricetta possibile. A quel punto i cittadini, atterriti dalla mancanza di benzina - dai prezzi alle stelle, dalla paura di insurrezioni - accetteranno ogni cosa. Qualunque decisione poltica ed economica del governo. Il bastone e la carota. That's economy, baby!

Divo Giulio, il lato oscuro del potere

Antonella Beccaria, Giacomo Pacini

Antonella Beccaria, Giacomo Pacini pubblicano il Divo Giulio,Vita e Inserisci linkpotere di Giulio Andreotti in una biografia senza filtri. Tutte le ombre dell'uomo che ha dominato la politica italiana del dopoguerra.


Riporto dalla scheda dell'editore di Nutrimenti: "È inimmaginabile per chiunque la quantità di Male che bisogna accettare per ottenere il Bene", dice il Divo ritratto nel film di Paolo Sorrentino. E Giulio Andreotti, l'uomo in carne e ossa, di male ne ha attraversato tanto – o quanto meno di realtà opache. Fin dai tempi della Seconda guerra mondiale e dei suoi rapporti con i servizi segreti alleati, proseguendo con la stagione dei dossier, l'esplosione del terrorismo, le coperture degli stragisti neofascisti, il delitto Moro, l'allestimento di apparati non ortodossi, come Gladio e l'Anello, fino alle clientele necessarie per raccogliere consenso e ai rapporti ambigui con la mafia.
Ma Andreotti è stato il maggiore statista italiano del Novecento o il grande Belzebù che si è nutrito della parte più oscura della storia nazionale? Quello che è certo è che ripercorrere la sua vicenda politica, senza pregiudizi ma anche senza timori, significa attraversare tutti i maggiori scandali italiani dal dopoguerra a oggi. Questo libro ricostruisce per la prima volta l'intera storia politica, quella ufficiale e quella inconfessabile, del 'grande vecchio' dell'Italia del Novecento, tracciando un percorso inquietante dentro le ombre più dense della Prima Repubblica".


Antonella Beccaria, giornalista e scrittrice, ha pubblicato NoSCOpyright – Storie di malaffare nella società dell’informazione (2004), Permesso d'autore (2005), Bambini di Satana (2006), Uno bianca e trame nere (2007), Pentiti di niente (2008), Attentato imminente (2009), Il programma di Licio Gelli (2009), E rimasero impuniti (2010) e Schegge contro la democrazia (2010).

giovedì 19 gennaio 2012

Il nuovo contratto unico

Per chi ha vissuto come me tutta la gavetta del precariato, facendo un figlio senza godere della "maternità" di un posto fisso, sa di cosa parlo. Il contratto unico - idea di Tito Boeri e Pietro Garibaldi - può essere la risposta per mettere fine alla giungla del precariato, ridurre la frammentazione dei contratti, dare qualche certezza (psicologica!) e offrire flessibilità alle aziende. I tratti salienti del contratto unico sono: Mobilità protetta; più soldi a chi lavora a termine; accesso con tutele a tappe, poi niente licenziamenti.

martedì 17 gennaio 2012

Il lessico di Bombassei: mai una volta la parola "digitale"

Bombassei, campione italiano della globalizzazione, vincerà le elezioni di Confindustria, diventando il successore di Emma Marcegaglia. Nel suo discorso, il candidato all'associazione industriali, che ha da poco compiuto un secolo, parla di tanti argomenti "hot" (soprattutto nel rapporto fra Confindustria e Fiom, ma non solo). Ma non cita mai la parola "digitale". Eppure lo saprà che l'Agenda Digitale crea crescita: per ogni euro investito nelle rete, se ne generano 2,5 di indotto; il 10% in più di banda larga farebbe crescere il PIL dell’1-2%. Che gli Open data in Gran Bretagna generano risparmi per 121 milioni di euro... Nel lessico di un imprenditore parla di più quanto non dice di quanto effettivamente dica. E l'assenza dell'aggettivo "digitale" è sintomatico di una generazione di imprenditori, di cui per altro Bombassei sarebbe uno fra i più brillanti (per crescita e fatturato).

Ma quand'è che l'establishment italiano uscirà dal XX per entrare nel XXI secolo?

E non solo dandosi una rinfrescata su Twitter o presentandosi all'appuntamento Tv con il tablet o lo smartphone alla moda, please.

lunedì 16 gennaio 2012

L’Austerità permanente e la sirena del Default Sociale. La classe non è acqua

C'è chi è fermamente, incrollabilmente convinto che l'Argentina, che disse no ai diktat del FMI e preferì la via del fallimento, sia un modello da seguire. O, almno, una strada perseguibile. L'Argentina si è ripresa bene? Sì, più per meriti (intrinsecamente) suoi, che per merito del Default. Che di meriti non ne ha, almeno per la middle-class. Ma sempre più No Global sono convinti che il "Fallimento", magari pilotato, sia una un'Utopia irresistibile (anzi no: un sogno ad occhi aperti, quanto mai a portata di mano!) come lo erano le rirene per le orecchie di Ulisse...

Il pezzo di Franco Berardi Bifo è come sempre lucidissimo. Scrive Bifo: "Le manovre che Monti sta realizzando sono esattamente quelle che Berlusconi aveva promesso nelle sue lettere d’intenti, preparano una devastazione della società italiana, una recessione di lungo periodo e un conseguente aumento del debito che si pretende di voler sanare. La manovra Monti è del tutto coerente con i processi di impoverimento e imbarbarimento della vita sociale, e la cancellazione dei diritti del lavoro".

Qui obietterei: ma i diritti dei lavoratori non sono - de facto - già cancellati da oltre un decennio? E, poi, la recessione è già europea, con o senza Monti; a questo servono le "liberalizzazioni", per sbloccare e dis-ingessare (se non iberare) energie intrappolate da una struttura economica già "troppo inibita". Creare nuovi posti di lavoro, non è meglio che non crearli e distruggerli come fa l'Italia da anni?

Continua Bifo: "La cacciata della FIOM, un sindacato che rappresenta un terzo dei lavoratori della FIAT, dal luogo di lavoro è il punto di arrivo dello smantellamento del diritto di organizzazione sindacale e politica che permette ai lavoratori di difendere i loro interessi e la loro vita. Il padronato italiano, incapace di pensare una via d’uscita dal disastro che il liberismo ha provocato, sa immaginare solamente questo: spogliare la società di ogni difesa, sfruttarla ferocemente per permettere alla classe finanziaria di avere ancora qualcosa da rapinare".

Qui leggo il grande Bifo di sempre. A difendere un establishment, gerontocratico, troppo spesso irresponsabile, godereccio e simile al comandandante del Titanic (o della nave al Giglio), non sarò io... La FIOM paga non solo per le sue presunte rigidità, ma soprattutto per l'irresponsabilità e le incapacità del management voluto da anni ed anni dalla famiglia Agnelli.

Prosegue Bifo: "Del resto Monti lo aveva detto, nel giorno in cui il suo governo si costituiva: la riforma Gelmini e la rivoluzione Marchionne sono le sue stelle polari. E’ difficile pensare che la società possa produrre in tempo gli anticorpi per poter contrastare, fermare la
devastazione. Mi pare che la trappola è ormai scattata".

A tutti i giornali della galassia di sinistra che hanno sempre "lisciato il pelo" ai movimenti, agli anti-berlusconiani (purché anti-b)... Questo è il conto, un conto salato: chi era contro la Riforma Gelmini, come fa oggi a essere a favore? Non conveniva - allora - dire la verità, distinguere, invece di buttar via tutto (l'acqua sporca con il bambino), che cosa andava e che cosa no nella "riforma Gelmini"? Perché sposare tutte le proteste (purché no-b), sapendo che poi sarebbe arrivato un governo (appoggiato anche dal centrosinistra) che avrebbe distinto, che avrebbe adottato certi luoghi comuni delle riforme in atto...? Perché certi giornali illudono, per poi deludere acriticamente? Perché appoggiare, obtorto collo, il Referendum sull'Acqua, quando la tua parte politica è pro-liberalizzazioni...? Tante domande, nessuna risposta. Ma Bifo mette il dito nella piaga, esacerbando tutte le contraddizioni.

A Bruxelles sono state sancite due verità: la sudditanza della società alla finanza e l'Austerità permanente. Qui è difficile dare torto a Bifo: è ovvio che questa crisi ha portato la Finanza, con le sue logiche, al Potere, senza più necessità di finzioni o ipocrisie. Ma questo è un bene, perché "dire pane al pane, e vino al vino è un dis-velamento, sempre positivo. Certo è un dis-velamento che paralizza: ora che so chi comanda; ora che so chi è al Potere; ora che sono caduti i veli (che da 30 anni, mitigavano un po' le pudenda...), che fare? Niente: la domanda lenista cade letteralmente nel vuoto. E, il suo cadere, non rimbomba neanche più. E' come l'albero che cade nella foresta: se nessuno lo sente crollare fragorosamente, è come se la caduta non fosse mai avvenuta.

"Il dispositivo di impoverimento e imbarbarimento è ormai in azione, non esistono le condizioni
politiche per smontarlo. Il problema è come reagirà la società europea. “… tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi: la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare … ” (Francesco de Gregori). Dal momento che la logica predatoria si installa in una sfera che non può essere né governata né contrastata dalla volontà politica, l’opposizione sociale appare incapace di contrastare efficacemente la predazione".

Appunto: la paralisi. Gli anticorpi sono come la "particella di sodio": soli. Incapaci di muoversi.

Bifo però ha - o crede di avere - una controstrategia. "In quali forme allora la resistenza potrà manifestarsi? La strategia che sta emergendo spontaneamente – ma che andrebbe elaborata in maniera consapevole ed esplicita – è quella che punta a svuotare il potere della moneta, a far saltare i termini stessi dello scambio economico. E’ la strategia dell’insolvenza".

Ma non il Fallimento, il Default. Ma l'insolvenza sociale: "Il Default nazionale non è la soluzione, è parte del problema. Dobbiamo ragionare invece in termini di insolvenza sociale
perché è l’intera società che deve rifiutarsi di riconoscere il vincolo monetario. Stampare denaro sarebbe la cosa migliore da fare, se ne fossimo capaci. Ma sembra sia molto
difficile stampare euro (l’euro è stato creato a prova di falsari, fino all’auspicata prova contraria), perciò le comunità debbono cominciare a creare spazi della vita quotidiana – della produzione, dei servizi, dei consumi che non si sottomettano ( o si sottomettano sempre di meno) al dominio monetario".

Questo passaggio è poesia per chi crede nelle Utopie. Anche se poi, Bifo va decisamente oltre: "Le banche del tempo sono un primo esperimento in questa direzione, ma altri, ben più efficaci, occorre inventarne. Batter moneta locale o creare web-money spendibile nella vita quotidiana. Sottrarre spazi crescenti dello scambio di merci e servizi al danaro ufficiale.
Creare servizi di comunità che funzionino secondo un principio interamente o parzialmente extra-monetario. E anche, naturalmente, costruire azioni di appropriazione di massa, occupazioni di luoghi pubblici e privati, sabotaggio informatico dei programmi di controllo finanziario".

Bifo propone di disegnare linee di fuga contro "Recessione e Finazismo": costruire T.A.Z. di resistenza al dio-denaro.

Conclude Bifo: "Insolvenza significa inoltre emancipazione dal vincolo semiotico che costringe l’intelligenza collettiva entro un paradigma che ormai funziona soltanto in maniera regressiva. Dal collasso dell’Europa finanziaria può nascere un processo di autorganizzazione del general intellect a livello continentale, un processo di formazione delle condizioni politiche di quella forma post-capitalista della produzione sociale che il collasso del capitalismo finanziario ci chiede con urgenza di pensare".

Siate contrari o siate a favore, ammettetelo: Bifo sa sempre rendere affascinante anche l'Austerty. Sa condire di utopie anche gli Incubi peggiori della Post-democrazia. Che dire? Il dibattito è quanto mai aperto.
M.C.

Il Titanic del Giglio, metafora di un paese?

Il comandante che "fuggiva", gli ufficiali che aiutavano, l'eroismo dei Sub (che rischiano la vita a controllare), la popolazione locale che si fa in quattro con una generosità da tempi di guerra. E' la metafora di un paese, la tragica vicenda della nave di Costa Crociere, ormai risoprannominato il Titanic del Giglio. Un paese che rischia di incontrare ogni giorno l'ice-berg maledetto. Un paese che - con Berlusconi/Tremonti- rischiava di avvicinarsi troppo allo scoglio fatale, solo per "mostrare al mondo" certe verità lapalissiane... E che vorrebbe far dimenticare, in poche settimane, che cosa abbiamo rischiato (e rischiamo) a causa di tre anni di completa irresponsabilità. Ma la nave incagliata per una follia, per l'hubrys di un arrogante comandante, è lì a dimostrarci che il paese può farcela solo se non si affida ad irresponsabili. Solo se crede nei suoi valori profondi - di generosità, di pragmatismo e di sprazzi di eroismo -, solo se si affida a quel suo antico Dna contadino e marinaio, coi piedi per terra, anche quando è per mare. Il Titanic del Giglio è metafora di ciò che ci aspetta se sbagliamo rotta per tracotanza, ma di ciò che sappiamo meglio fare per aiutare gli altri a salvarsi. Dipende da noi. Gli eroici abitanti del Giglio, ce lo ricordano con la loro generosità.

venerdì 13 gennaio 2012

Il Paese dei Balocchi dove anche un poveraccio può comprarsi una macchina da 300.000 euro

Il blitz della GdF a Cortina ha dimostrato che l'Italia è un paese dove l'evasione suona (la campanella d'allarme). Il Paese dei Balocchi dove anche un poveraccio può permettersi una macchina da 300.000 euro...

mercoledì 11 gennaio 2012

La lotta all'evasione fiscale in un'app

L’applicazione gratuita Tassa.li e il link sul display a evasori.info sono due strumenti di cittadinanza attiva, per non scadere nelle chiacchiere, ma per denunciare, sia pure in forma anonima, chi danneggia lo Stato e noi tutti. In attesa dello #scontrinoweek, diamoci da fare. Si può ;)

La ricetta? Ridare dignità al futuro, ritrovare una visione per il futuro

Il governo di Mario Monti segna il ritorno delle élite al potere, ha detto quel genio della Tv che è Freccero. Vero. Ma qualcuno doveva fare il "lavoro sporco" (in realtà: quello di fare pulizia!) che la Politica non ha avuto il coraggio di assumersi in 20 anni. Liberalizzazioni (7 mila nuove farmacie, taxi, notai... a quando la fine del duopolio Tv?), la bozza di un nuovo trattato UE (per offrire respiro, anche all'Italia: un anno di più per ridurre il debito), lotta senza quartiere all'evasione, maggiore attenzione alla crescita, conti pubblici in ordine... Ora che cosa manca? Ancora una visione: "è al futuro che occorre dare dignità, preparandolo ora" scrive oggi, con un'intuizione illuminata Barbara Spinelli.

Chi ancora crede nelle utopie, nella possibilità di intervenire sul futuro in maniera democratica - e non solo subire passivamente -, ha un arduo compito: dare una visione del futuro. Riprendere in mano la cassetta degli attrezzi, anche quelli di Marx non è poi male, e forgiare un'utopia, post-ideologica, di società verso cui tendere.

Facile? No, difficilissimo. Ma a sinistra, a chi rispolvera il "mito ottocentesco, nichilista in quanto mortifero" del bombarolo, chi ancora crede in qualche brandello di utopia, ha il dovere (etico) di contrapporre visioni - offrire risposte: le bombe sono la morte. Viva la muerte era lo slogan fascista dei franchisti spagnoli. La morte non è mai la risposta. La morte è un punto, senza "a capo", ma con il nulla-eterno davanti a sé. A chi oggi si sente alienato, tagliato fuori da un futuro che lo respinge, bisogna offrire non solo una chance di vita (come al discount della salute!), non solo un'opportunità di riscatto (come al supermarket delle religioni!), ma una vera "cassetta degli attrezzi" per costruire un futuro: non solo un "futuro migliore" (roba da oroscopo), ma un "futuro critico, atttrezzato e realista come solo le utopie sanno dare" sotto il profilo dell'ecologia, della società, della cultura umanista e teclogica, dei rapporti interpersonali, della formazione scientifica, dei saperi, della politica... Senza cadere nelle distopie, ridiamo dignità al futuro. Ridiamo una visione ai nostri sogni, costruiamo insieme il nostro futuro, il futuro dei nostri figli.
Conclude Barbara Spinelli, nel suo pezzo per La Repubblica: "È giudicare quello che abbiamo e facciamo - terra, clima, politica - alla luce delle parole di Alce Nero, il capo Sioux: "La terra non l'ereditiamo dai nostri padri, ma l'abbiamo in prestito dai nostri figli".

Ispirarsi ai Sioux è di buon auspicio, per fare il vuoto dentro di sé, rivoluzionare il nostro approccio al mondo, guardare il futuro con occhi nuovi. Il futuro dipende da noi: non sprechiamolo. Reinventiamolo, reinventiamoci.
m.c.

giovedì 5 gennaio 2012

Invoca Mengele contro le donne di "Se non ora quando"

Un insegnante, già additato come negazionista dal 2007, su Facebook dichiara di essere pronto per "fare stragi in Sinagoga" contro gli ebrei, sparare ai "negroni che spacciano" e contro le donne di "Se non ora quando", dice che ci vorrebbe un nuovo "Mengele", lo spietato sperimentatore dell'Olocausto, definito "angelo della morte" nei campi di concentramento nazisti. Il Ministero dell'Istruzione non ha nulla da dire?

lunedì 2 gennaio 2012

Omsa? No, grazie!

L'azienda delle calze Omsa, una volta tra le più amate dalle italiane, chiude lo stabilimento di Faenza per delocalizzerà. E' la globalizzazione, baby. La Inserisci linkfabbrica di Omsa saràà riaperta in Serbia. 239 lavoratrici tagliate. Zac, con drastico cinismo. E noi cambiamo marca di calze. E' il libero mercato, baby. Come (piccolo) gesto di solidarietà verso le 239 ex lavoratrici Omsa, vittime delle delocalizzazioni "selvagge". (E chi scrive non è una fan del boycott, ma certe volte, serve).