martedì 8 maggio 2018

Le donne dicano NO. Perché certi no aiutano un Paese a crescere.

Lucrezia Reichlin dovrebbe dire un no grande come una casa: no, niente zucchero. La pillola, ve la ingoiate tutta e amara, come ve la siete voluta e cercata, cari italians. Niente zucchero per mandarla giù. Noi donne NON faremo il paravento, il lavoro sporco, le brave massaie che impugnano la ramazza per togliere la polvere nascosta sotto il tappeto, le Mary Poppins che indorano la pillola, col sorriso in tacco 12 come riesce solo a noi quando VOI tutti avete generato il caos, la "messicanizzazione" (avete visto i Casamonica?) e ci avete portato in tempi bui. No, grazie, Presidente.

ORA ve la risolvete fra voi uomini, come fate sempre, quando le cose vanno alla grande, quando ci sono i dividendi da spartire. No, grazie, Presidente. Noi arriveremo ai piani alti e scheggeremo finalmente il soffitto di cristallo quando il cielo tornerà sereno, quando avrete riportato il rapporto Debito/PIL sotto il 100% come avete promesso a Maaastricht vent'anni fa, sapendo di mentire. Quando avremo da ballare la nostra musica, non quella delle (giuste ma onerose) lacrime-e-sangue della riduzione del debito di chi non ha saputo/voluto fare la rivoluzione liberale di cui l'Italia ha estremo bisogno. Ecco, cosa direi io, con tutto il rispetto, caro Presidente. No, grazie: lei è una brava persona e lo sa, noi donne meritiamo di meglio che fare le foglie di fico di una classe politica incompetente ed incapace, che ha sparato balle spaziali per raccattare voti, ma non sa poi sbrogliare la matassa, dopo aver trollato gli italiani più fragili a colpi di Fake News. No, grazie: la presidenza del Consiglio sia data a un uomo di potere, as usual. Noi arriveremo, dopo.

giovedì 26 aprile 2018

Il PD M5S al dunque. Ma Rosencrantz e Guildenstern sono morti

Più continua il Talent Scout al Quirinale, più mi sembra la trama di "Rosencrantz e Guildenstern sono morti", il film di Top Stoppard del '90, che racconta gli amici d'infanzia di Amleto, catapultati da ruoli marginali a quelli di protagonisti, impegnati in complesse ed assurde elucubrazioni sulla natura del "caso" e della "morte". Rosencrantz è il PD, ma chi è Guildenstern? Invece il primo capitolo di Loro è spiazzante. Racconta lo squallore del vuoto. Elena Sofia Ricci ha reso Veronica Lario molto più bella e magra dell'originale, ma più fastidiosa di una Palla Al Piede. Una Madonnina Infilzata che non vorresti mai trovarti accanto a una cena di mamme o in una riunione condominiale. Una di quelle depresse che ti ammorbano col ditino perennemente puntato, fra Politically Correct e letture tardive. Avesse letto di più da ragazza, avrebbe commesso meno errori. Servillo ha reso Berlusconi umanissimo con le sue debolezze - che poi sono le debolezze di tutti -, oltremodo simpatico. Un puttaniere divertente che in fondo non manca in nessuna grande famiglia italiana (no, neanche nella mia: il playboy anni '50 che si è poi scatenato nella Milano da bere). Il sermoncino che tiene al nipote è esilarante. Il pappone pugliese, impersonato da Scamarcio, è invece non solo insopportabile come quei parvenu che usano le bassezze umane per scalare la società (invece dei meriti per fare carriera): risulta triste, deprimente, banale, prevedibile, sempliciotto, sembra uscito dai coca party di The Wolf of Wall Street ma in versione scialba e sciatta. Il primo capitolo di Loro di Sorrentino - tolta la prima pallosissima ora, finché non entra in scena Servillo - umanizza MisterB, lo spoglia di tutta la dietrologia letta e rifritta in stile Travaglio, lo rende un uomo francamente simpatico, la cui umanità gli ha permesso di intuire a fondo le bassezze dell'italiano medio, e il cui principale torto è in fondo quello di essersi circondato di nani e ballerine, personaggi al quanto improbabili e mezze calzette invece di prendere i migliori Goldman Sachs Boys come fa, più astutamente, Trump. Gianni Letta e l'elefantino avrebbero avuto più vita facile in altro contesto e forse non sarebbe mai avvenuto il patatrac del 2011.

domenica 22 aprile 2018

Il bullismo è l'altra faccia del Populismo. Ma è un freno alle Pari Opportunità

Una delle più grandi lezioni che può impartire la scuola è il rispetto di tutti (soprattutto di chi non la pensa come noi: no, la scuola non è una Filter Bubble, ma insegna il senso critico e la dialettica fra opposte visioni, la critica del testo!). Una delle più grandi lezioni che può impartire la scuola è fornire un antidoto contro l'ignoranza - che è una brutta bestia, come dicevano le sagge zie un tempo -, un metodo contro l'immobilismo sociale, la ricetta dello studio duro, serio e rigoroso per fortificarsi e progredire, ma soprattutto per offrire vere Pari Opportunità a chi a suo vantaggio ha merito e talento ma zero privilegi.

La scuola, quando funziona, asfalta la dittatura dei cognomi, supera la disuguaglianza dei patrimoni secolari, delle immense biblioteche familiari e la brutale, feudale primazia dei Rentier. La scuola pubblica è la più grande invenzione per abbattere le diseguaglianze. Le patrimoniali e i redditi di cittadinanza distruggono solo ricchezza, invece la scuola crea ricchezza e (ri)mette in moto l'Ascensore Sociale.

I bulli che umiliano i docenti, invece, danno un calcio all'unica opportunità autentica per emergere, ma forse i ragazzi violenti preferiscono diventare tronisti in Tv o sui social, o leader dei movimenti di protesta (eterodiretti) o youtuber della democrazia da milioni di follower. Ognuno si crea il suo destino, quisque faber fortunae suae, in fondo.

martedì 20 marzo 2018

Il Reddito di cittadinanza è in beta testing solo in due Paesi. Non è un caso.

Finalmente il sociologo De Masi, il guro del M5S, ha ammesso che il Reddito di cittadinanza (RDC) esiste solo in Paesi con quattro gatti d'abitanti, dove è facile fare beta testing di misure di sostegno contro la povertà. Un conto è sperimentare e trovare i soldi per elargire una manciata di sussidi, un altro è trovare palate di miliardi per una pletora di nullafacenti, flotte di Neet dediti al gaming, masse di lavoratori in nero e sovrabbondanza di disoccupati (ed inoccupabili nell'era delle competenze digitali do Industria 4.0) di lunga data. L'Italia non ha nulla da spartire con Paesi civili come Australia e Finlandia, purtroppo. Paesi, dove probabilmente non esistono neanche migliaia di finti ciechi e truffatori di assicurazioni, tanto per dire.

Sarkozy, la Libia e le idi di marzo per il PD renziano

Miliardi di euro di danni (fra gestione incontrollata dei migranti e perdite dirette e indirette). La minaccia che venissero bombardati i terminali petroliferi dell'ENI. Infine, la crisi migratoria che ha portato alla disfatta del PD - e forse le Idi di marzo per lo stesso ex presidente del Consiglio Renzi - alle elezioni pochi giorni fa. Questo è in sintesi il salasso, il costo non troppo occulto della guerra in Libia, fortemente voluta da UK e Francia, mentre l'ex presidente americano Obama si mostrava recalcitrante e l'ex presidente del Consiglio Berlusconi (2008-2011) cercava di opporsi a un'improvvisa fine di Gheddafi (finché il governo Berlusconi fu costretto a capitolare e ad entrare in campo sotto la pressione del presidente della Repubblica Napolitano).

Oggi, uno dei protagonisti delle vicende di quell'estate bollente per l'Italia (culminata con la crisi dello Spread e dunque il tramonto dell'ultimo governo Berlusconi), già stigmatizzato per i risolini con Merkel che decretarono l'umiliante resa di Berlusconi sull'altare di Bruxelles (e l'ascesa di Mario Monti e del governo tecnico), l'ex presidente francese Sarkozy è in stato di fermo in Francia, accusato di finanziamenti illegali dalla Libia. Come se un cerchio si chiudesse.


Gli scheletri negli armadi, prima o poi, vengono alla luce?

Dalla Francia potrebbe giungere il riscatto. In un certo senso, la rivincita. Il segnale che serve a Berlusconi per uscire dall'angolo, anche a livello internazionale. Quello che serve all'Italia per svoltare, bypassando l'impasse post-elettorale. Si chiude un cerchio, dicevamo: quello dell'estate torrida del 2011 - iniziata con l'inusuale guerra in Libia, proseguita con l'ansiogena escalation dello spread, la mortificante umiliazione delle n finanziarie bocciate da Bruxelles, l'irrituale lettera di Trichet (ancora una volta, un francese) e controfirmata da Draghi, infine culminata con la resa di Berlusconi di fronte al diktat della Troika. Sì, la sensazione è quella di un cerchio che si chiude su un lungo, faticoso, snervante settennato. Davanti agli occhi della Troika (che ci guarda insieme a FMI e Ocse), ma senza più lo stressante risolino dei gemelli diversi dell'asse franco-tedesco. Se MisterB, con un colpo di coda riuscisse a far scoppiare la macchina di propaganda del M5S, si merita di diventare un Padre della Patria. Chissà, perfino De Gasperi e Churchill ci guardano.

venerdì 9 febbraio 2018

Assolto Bertolaso

Bertolaso è stato assolto. Giustamente chiede rispetto e "diritto all'oblio" sulle falsità scritte dalla stampa in questi anni.

@CastigliMirella

martedì 6 febbraio 2018

Immigrati e cifre

La percentuale di stranieri presenti in Europa è il 7%, ma la quota varia tra i Paesi europei: il 10% in Spagna, il 9% in Germania, l'8% nel Regno Unito e in Italia, il 7% in Francia.


Secondo Il Sole 24Ore, circa 2,4 milioni di occupati immigrati in Italia hanno prodotto 130 miliardi di valore aggiunto nel 2016 (8,9% del PIL): se fossero un Paese, sarebbero la 17a economia europea, davanti ad Ungheria, Slovacchia e Croazia.


La popolazione italiana dei 15-64enni è in declino a causa della denatalità: nel decennio compreso fra il 2015 e il 2025 gli italiani diminuiranno di 1,8 milioni. Per mantenere il livello di crescita - welfare - benessere mancheranno circa 1,6 milioni di persone. Fate voi i figli? Oppure cacciate 600 mila persone, non si sa scelte come e soprattutto portate dove? Domande.


 Obama è stato il Presidente USA passato alla storia per il record di rimpatri, quasi due milioni (anche se George W. Bush ha raggiunto queste cifre in otto anni di presidenza). Ma in Italia ogni espulsione costa 4 mila euro ciascuna (come minimo), e non è detto che vada a buon fine.


Il vicepresidente della Commissione Europea ha detto ciò che in Italia pochi osano dire dopo la tragica sparatoria razzista di Macerata: "Un attacco volontario ai nostri valori fondamentali, un tentativo di distruggere il tessuto che ci lega come europei. È nostro dovere condannare questa violenza e la spregevole ideologia alla base. Sei persone sono state bersaglio di una sparatoria in Italia nel weekend a causa del colore della loro pelle. Vittime innocenti di una violenza causata da razzismo e xenofobia odiosi".

@CastigliMirella