martedì 20 marzo 2018

Sarkozy, la Libia e le idi di marzo per il PD renziano

Miliardi di euro di danni (fra gestione incontrollata dei migranti e perdite dirette e indirette). La minaccia che venissero bombardati i terminali petroliferi dell'ENI. Infine, la crisi migratoria che ha portato alla disfatta del PD - e forse le Idi di marzo per lo stesso ex presidente del Consiglio Renzi - alle elezioni pochi giorni fa. Questo è in sintesi il salasso, il costo non troppo occulto della guerra in Libia, fortemente voluta da UK e Francia, mentre l'ex presidente americano Obama si mostrava recalcitrante e l'ex presidente del Consiglio Berlusconi (2008-2011) cercava di opporsi a un'improvvisa fine di Gheddafi (finché il governo Berlusconi fu costretto a capitolare e ad entrare in campo sotto la pressione del presidente della Repubblica Napolitano).

Oggi, uno dei protagonisti delle vicende di quell'estate bollente per l'Italia (culminata con la crisi dello Spread e dunque il tramonto dell'ultimo governo Berlusconi), già stigmatizzato per i risolini con Merkel che decretarono l'umiliante resa di Berlusconi sull'altare di Bruxelles (e l'ascesa di Mario Monti e del governo tecnico), l'ex presidente francese Sarkozy è in stato di fermo in Francia, accusato di finanziamenti illegali dalla Libia. Come se un cerchio si chiudesse.


Gli scheletri negli armadi, prima o poi, vengono alla luce?

Dalla Francia potrebbe giungere il riscatto. In un certo senso, la rivincita. Il segnale che serve a Berlusconi per uscire dall'angolo, anche a livello internazionale. Quello che serve all'Italia per svoltare, bypassando l'impasse post-elettorale. Si chiude un cerchio, dicevamo: quello dell'estate torrida del 2011 - iniziata con l'inusuale guerra in Libia, proseguita con l'ansiogena escalation dello spread, la mortificante umiliazione delle n finanziarie bocciate da Bruxelles, l'irrituale lettera di Trichet (ancora una volta, un francese) e controfirmata da Draghi, infine culminata con la resa di Berlusconi di fronte al diktat della Troika. Sì, la sensazione è quella di un cerchio che si chiude su un lungo, faticoso, snervante settennato. Davanti agli occhi della Troika (che ci guarda insieme a FMI e Ocse), ma senza più lo stressante risolino dei gemelli diversi dell'asse franco-tedesco. Se MisterB, con un colpo di coda riuscisse a far scoppiare la macchina di propaganda del M5S, si merita di diventare un Padre della Patria. Chissà, perfino De Gasperi e Churchill ci guardano.

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