martedì 30 novembre 2010

Studenti, tagliate la testa ai baroni! (metaforicamente per carità :)

"A me sembra che gli studenti dovrebbero richiedere a gran voce una riforma che tagliasse le teste dei baroni. Obbligasse i cattedrattici a un pensionamento a un’età equiparata a quella degli altri lavoratori. Risolvesse una parte dei problemi finanziari dell’università riassegnando i loro posti ai giovani ricercatori. Obbligasse i professori rimasti a sottostare a periodici e draconiani giudizi di efficienza e produttività. E rivedesse retroattivamente i criteri coi quali quei professori sono arrivati ad esserlo, eventualmente radiando i tanti che sono stati promossi per puro «demerito»: cioè, per nepotismo o per favoritismo.

Immaginare che una qualsiasi riforma dell’università possa avere successo senza intervenire radicalmente sui rapporti di forza esistenti, è analogo a pretendere di risanare un cesto di mele senza voler togliere quelle marce. O a sperare di poter sanare un organismo malato di cancro senza voler rimuovere quest’ultimo, col bisturi o con le terapie d’urto".

Grande, Odifreddi! Insomma, abbasso patriarcato, nepotismo e baroni.

lunedì 29 novembre 2010

Festini selvaggi, "Gheddaffine" e WikiLeaks

Il Premier Silvio Berlusconi dice di non frequentare "festini selvaggi": il Bunga Bunga è un party da terza media, vorrà farci credere. No grazie. Gheddafi ci dirà che non usa il Botox e non si fa accompagnare da una bionda "voluttuosa infermiera" ucraina. Le Gheddaffine, in viaggio premio a Tripoli (con bonus di 3mila euro), ci vorranno far credere di essere delle odierne Perpetue. Così va il mondo giusto?

Ma WikiLeaks non ci sta. Il visionario William Gibson diceva a proposito dei nuovi mezzi contrapposti alla classica gestione del potere: "le verità potranno essere già rivelate o essere destinate a venire alla luce prima o poi. È qualcosa che vorrei sottoporre all'attenzione di ogni uomo di stato, leader politico e dirigente d'azienda: il futuro, alla fine, vi porterà allo scoperto. Non riuscirete a mantenere i vostri segreti. Il futuro, maneggiando strumenti di trasparenza inimmaginabili, l'avrà vinta su di voi. Alla fine, quello che avrete fatto sarà sotto gli occhi di tutti".

Internet ancora una volta è dirompente e, come nel business, deflagra. Sparigliando le carte.

giovedì 25 novembre 2010

Cara Italia, ti scrivo: lettera aperta dei giovani italiani dalla Silicon Valley (Abbasso i baroni!!!)

"Cara Italia, se vuoi cambiare devi investire sui giovani". Ma non come dicono i politici giurassici in Tv! Devi investire con passione. Ecco cosa scrive Augusto Marietti (22 anni), nèo talento italiano in Silicon Valley. Un migrante di lusso, insomma, ma che ha a cuore l'Italia, un paese cronico fanalino di coda su Internet, nuove tecnologie e mercati digitali. Un'Italia spaccata in due dal Cultural and Digital Divide (divario culturale e digitale), mentre nel Regno Unito Internet vale 7,2 punti di Pil (e anche di felicità, Mister Cameron!)

«Cara Italia, se vuoi cambiare devi investire sui giovani, ma non come dicono i politici in televisione. Ci devi investire veramente, devi metterci la passione. Nei nostri ultimi due anni di convivenza, ho visto tanti ragazzi come me che non sono riusciti a partire, perché non hanno trovato il supporto. Pensa quanti di quelli avrebbero potuto creare valore per te… e per ogni ragazzo che fallisce o emigra, perdi un pezzo di anima. […] Buongiorno America, grazie di credere in noi. E nella nostra vision».

Post dedicato agli studenti in piazza questi giorni... L'Università va riformata: Abbasso i baroni! Bisogna investire e non solo tagliare, ma anche impedire le parentopoli :)

Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

Solo in Italia, negli ultimi 12 mesi 1 milione di donne ha subito violenza psicologica, fisica o sessuale.
Fra gennaio e settembre 2010 sono state registrate 199 richieste di consulenza giuridica, di cui 5 per stalking. Oggi è la "Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne".

mercoledì 24 novembre 2010

The Week vi dice: Siete Vecchi. Pronti per gli Under 40 made in Italy? Anche Steve Jobs e Wozniak partirono dal niente e hanno fondato un impero!

Se gli Under 40 vanno al massimo in Silicon Valley e nei Bric, ma attenti: qualcosa, eppur si muove!, anche nella gerontocratica Italia. The Week (con Mario Adinolfi direttore) vi accusa: Siete Vecchi con le foto dei leader politici italiani, che non hanno certo l'età di Cameron & Clegg. Pronti per la Young revolution all'italiana? Noi sì. Anche perché già abbiamo ereditato da padri e nonni un debito pubblico di 30 mila euro a testa (neonati compresi): bella Spada di Damocle per la nostra crescita, no? Ma almeno sul lavoro, largo agli Under 40 made in Italy. Forza, ragazzi: presto una Web app su iPad e tablet Android (non dimenticate: Acer e Samsung Galaxy Tab), tanto social media più l'energia e la creatività dei nativi digitali.

Partire da zero. Ecco la migliore condizione per fondare un impero. Oggi lo sanno anche i due Steve di Cupertino, Jobs e il co-fondatore Wozniak, che partire "senza avere nulla da perdere" è la condizione migliore per avere successo.

Anche Apple nacque da un'idea di due ragazzi in un garage. "Aveva lavorato con Jobs nei frutteti dell’Oregon ed era stato proprio suo fratello a suggerire quel nome a Steve.
Sa’, a quei tempi non avevamo molti soldi, non c’erano tutti i soldi necessari per fare un’azienda, nessuno pensava che avremmo potuto fare tanti soldi, non avevamo incaricato nessuno di trovare un nome alla società, quindi qualsiasi nome che suonasse in modo interessante era buono, visto che eravamo molto giovani e non avevamo niente" [Fonte: MelaBlog]

lunedì 22 novembre 2010

...E infatti nel cinepanettone le donne sono o strappone o da copertina. Ma rigorosamente: comparse. Prive o quasi di parola

Chissà se il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, la cui campagna contro Cosentino è coraggiosa e seria, ha ripensato al paragone di Luca Cordero di Montezemolo sul governo-cinepanettone. L'ex "calendarista" (ma siamo sicuri che esista questo orrido neologismo?), laureata in Legge, già chiacchierato-fil-rouge in "Mignottocrazia. La sera andavamo a ministre" dello sferzante e attualissimo Paolo Guzzanti, - nonostante il riscatto al ministero (grazie alla prima legge italiana contro gli stalker e grazie a una seria campagna contro l'omofobia, che è piaciuta ai movimenti Lgbt) - forse ci ha riflettuto.

Ai ministeri, alle cattedre, ai posti di lavoro e alle candidature conviene sempre arrivare per merito, e non via scorciatoie. Mai. Perché? Semplice: perché il potere (in Italia maschilista) prima o poi si vendica: e si vendica soprattutto contro le donne (più sono belle, più pagano: ministro, accadde anche a M. Monroe!). Le scorciatoie non convengono per questione di etica (avere la schiena dritta), ma non convengono neanche per questione di opportunità (perché gli eventuali "favori o elargizioni discrezionali" diventano materia di ricatto, spada di Damocle, pungolo, coltello alla gola... chiamatelo come vi pare!). Sono convinta che il ministro Carfagna, con il piglio sicuro di questi giorni, saprà difendersi anche contro eventuali malignità, calunnie, dicerie e campagne stampa (il metodo-Boffo contro le donne è ancora più spietato: ne sa qualcosa la martoriata compagna del Presidente della Camera, Gianfranco Fini).

Un solo consiglio al ministro Carfagna: nel Cinepanettone, non faccia la comparsa! Sia lei protagonista! E dica la verità: la migliore arma che ha a disposizione contro le maldicenze.

Se Mara Carfagna racconterà la sua verità, avrà l'appoggio delle donne vere. Perché raccontare come si diventa ministre nell'Italia di oggi, sarebbe dire che il Re è nudo. E chiunque abbia il coraggio di dirlo, merita rispetto. Soprattutto se poi si impegna contro Cosentino e contro il malaffare nei partiti. Gli errori di gioventù, ministro, si possono sempre riscattare: l'importante è ammettere l'errore (se ci si è sbagliate; non so se sia il suo caso...) e voltare pagina per sempre. Magari battendosi, poi, per una seria selezione delle donne in politica: Carfagna e Meloni possono farlo a destra. Speriamo che altre giovani coraggiose lo facciano a sinistra: perché lì neanche al ministero finiscono le donne (e poi sono le solite facce da decenni, tranne rarissimi casi).

Nei cinepanettoni (i filmettoni stile Vanzina pre-natalizi) le donne sono o strappone o strepitose da copertina, ma rigorosamente comparse. Senza possibilità di parola.

Ministro, prenda la parola e ci stupisca :)
Non si preoccupi certe cose avvengono ovunque e le donne potranno prendere il suo esempio per coraggiosi coming out in tutti i posti di lavoro (anche in territori tradizionalmente di sinistra). Questa sì che sarebbe una Revolution en rose... E una vera campagna elettorale per la democrazia.
M.C.

GUARDA ELIO E LE STORIE TESE: W LA CARFAGNA (Parodia a Parla con me)

domenica 21 novembre 2010

Journalist Pride: Il riscatto di Busi, l'embedded Maggioni e il faro di Gabanelli a Report

Mi è piaciuta l'altra sera Maria Luisa Busi alle Invasioni Barbariche (ospite di Daria Bignardi). Busi, finalmente libera dall'immagine sbiadita dell'anchor woman targata TG1, mi è piaciuta perché era più spigliata e sorridente, non più ingessata e imbalsamata in un'icona; si è disfatta dell'aria (mi scusi per l'antipatica definizione fiorentinaccia...) da "Madonnina Infilzata" che aveva assunto nell'ultimo periodo in quel TG privo di mordente. Illuminanti anche gli aneddoti che ha raccontato, anche se con un sorriso un po' forzato (si legge lontano un miglio: è una professionista amareggiata da una Rai che da anni sta divorziando dalla filosofia del servizio pubblico... C'è poco da sorridere insomma...). Essere stata definita "un bocconcino" da un galante Berlusconi, deve averla un po' choccata anni fa: ha tutta la mia solidarietà!.

Molto meno brillante, e un po' in caduta libera, è invece Monica Maggioni, di cui Aldo Grasso scrive: "Perché Monica Maggioni dà l'impressione di avere fatto dell'«embedded» la sua condizione espressiva e ontologica? Perché la redazione del Tg1 non ha mai fatto un'inchiesta tipo «Report»?"

Già: perché la migliore giornalista donna che vediamo da anni sulla Rai (mi verrebbe da dire l'unica, ma non voglio essere Crudelia...) è una splendida Freelance che porta il nome di Milena Gabanelli.

Parafrasando Grasso, concludo: sia Busi che Maggioni abbiano uno scatto d'orgoglio verso questa Rai (per Busi, un ulteriore scatto d'orgoglio dopo aver dimostrato di aver a cuore la propria professionalità abbandonando il Tg1...). Su coraggio, donne! Non si può sempre dare la colpa al Minzolini di turno! Siamo o non siamo pennivendole o giornaliste? Forza con le vere inchieste! Questo paese ha fame di inchieste, di giornalismo serio e di verità. Così è (se vi pare).

venerdì 19 novembre 2010

Tina Brown, Born(a) to Win

Born(a) to Win non è uno strafalcione come si fa con la tastiera, nell'era delle news veloci online, senza più le sante corretrici di bozze. Born(a) to Win è il felice anagramma della Signora della Stampa, divenuta Signora dell'Online e ora tornata alle origini con l'acquisizione di Newsweek: Tina Brown. Tina ha battuto Arianna: il Daily Beast, fondato dalla ex direttrice di Vanity Fair e del New Yorker, ha acquisito il malandato Newsweek, settimanale del prestigioso club dei newsmagazine più patinati e influenti del mondo. Com'è finito così male in arnese il Newsweek, tanto da farsi acquistare da un sito Web, nato da poco? È la crisi della stampa, bellezza!

In realtà non c'è nulla di bello a vedere fallire un settimanale prestigioso; però c'è tanto da imparare da questa lezione. Innanzitutto dalla fusione Newsweek e Daily Beast nasce un’unica impresa editoriale: la Newsweek Daily Beast Company. E Tina Brown sarà (potente e temuta) direttora di entrambe le testate.

In secondo luogo, chiusi i brindisi di rito, è l'ora di consumare l'unione. Newsweek, dopo l'emorragia dei suoi giornalisti (a fine settembre Howard Fineman, capo del servizio politico di Newsweek, era passato proprio allo Huffington Post) "è ormai lo scheletro di quello che era un tempo". Ma è sulle macerie che si costruisce il nuovo.

Con i talenti provenienti dalla carta stampata e "con le energie dei nativi digitali della nostra redazione riusciremo a far rifiorire l’antica gloria di Newsweek" ha detto Tina Brown, nata per vincere (born to win). "L’esperienza accumulata online negli ultimi due anni ci permetterà di guardare alla carta stampata da un punto di vista nuovo e rinfrescato, come quello di un emigrato che guarda alla sua veccchia patria con nuovi occhi", ha spiegato "Questo creerà una nuova energia e dal punto di vista del business offrirà una doppia piattaforma di marketing".

Di Tina Brown e Arianna Huffington, il mondo forse non sarà pieno. Però mi domando: perché i giornali non si affidano più spesso a capi donne, capaci di sfruttare al massimo il Fattore D? In grado di rinascere dalle ceneri della fenice e guardare, come i bambini, il mondo con occhi nuovi? Certe donne, anche dopo vicissitudini professionali, batoste sentimentali o fallimenti coniugali, ripartono (alcune con umiltà, altre meno) da zero. Sanno azzerare senza troppi rimpianti. E poi vanno alla conquista del mondo, senza guardarsi eccessivamente indietro (almeno, apparentemente; poi dentro di sé, guardano eccome, evitano i vecchi errori, prevengono le trappole, non si fanno fregare dalle minestre riscaldate...).

La stampa è una Vecchia Signora, e certe donne sanno dirigerla meglio di certi uomini. A volte succede: è la womenomics! E a volte va provata come certe creme miracolose, che magari non fanno passare le rughe ma ti rilassano con quel profumo delicato e che sa di buono... Ma le europee devono spesso varcare l'Atlantico per conquistare il successo (o almeno provarci)?

FATTORE D/Più donne manager in Italia

Il Wall Street Journal scrive che aumentano le donne manager in Italia. La battaglia di Valore D contro gli stereotipi di casalinga o velina. Fra le Top 50? Emma Marcegaglia, in quasi completa solitudine.

giovedì 18 novembre 2010

Stupratori? Troppi parlano italiano e molti appartengono alla cerchia "familiare"

Come per le violenze in famiglia, non cerchiamo (solo) all'estero ciò che le italiane già trovano (purtroppo) in casa loro. Facciamo fuori un po' di stereotipi.

La metà delle vittime sono donne straniere stuprate, nel 23% dei casi, da italiani.
A rischio €sono soprattutto le donne separate e divorziate.
I ginecologi: otto suicidi su dieci provocati da abusi sessuali.

Fonte Corriere.it: «A Milano uno stupro al giorno»

Julian Assange risponda all'accusa di stupro

L'accusa sembra ad orologeria (va provata!), ma anche un hacker se vuole essere paladino senza macchia della libertà d'espressione e di informazione, deve rispondere alle accuse. Il mandato di arresto nei confronti del capo di Wikileaks (Julian Assange) da parte del Pubblico ministero per l'accusa di violenza sessuale, è una cosa da chiarire. Subito. E non qualcosa da cui fuggire. Il fuggitivo non è un bel finale!

Informaton wants to be free, but Information isn't knowledge.

Credo che Julian Assange debba cambiare approccio. Quest'aggiamento di "illusione ipnotica" sta stancando? Julian Assange risponda all'accusa di stupro e si metta in gioco. Fuggire dalle proprie responsabilità non è degno di nessun vero Hacker. E, visto che WikiLeaks sembra attingere ai fondi intestati a Wau Holland (un hacker dallo sguardo gentile, morto qualche anno fa, che ha dato molto alla comunità), Assange renda onore a Holland e si scagioni dalle terribili accuse.

Leggi The Register: Hypnotic illusions at the Wikileaks Show
M.C.

mercoledì 17 novembre 2010

Paola Caruso, dallo sciopero della fame a bandiera del precariato

Paola Caruso è donna, giornalista e precaria. Come non ascoltarla? Scrive sul suo blog http://paolacars.tumblr.com/: "Sciopero della fame, quinto giorno. Fine. Oggi interrompo la protesta. Quello che ho potuto fare l’ho fatto. Ho raggiunto il mio obbiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica, almeno per quanto riguarda la Rete e gli organi legati all’editoria. Anche se la maggior parte della stampa tradizionale mi ha ignorata, nonostante i lanci di agenzia."

"Adesso è arrivato il momento - prosegue Paola sul blog - di andare avanti con altri mezzi e strategie diverse per far discutere di precariato. Bisogna portare a casa risultati. Come? Rivoluzionare il sistema mi pare arduo, ma si può tentare di cambiare le regole, di dare più serenità ai precari, di garantire a tutti un lavoro dal valore monetario adeguato e sufficiente a pagare affitto e mantenimento, senza l’aiuto della famiglia. Purtroppo precarietà non significa flessibilità. All’estero un lavoratore flessibile ha uno stipendio superiore a quello di un dipendente a contratto a tempo indeterminato, almeno per quello che ne so. Questo permette ai flessibili di tutelarsi a proprie spese, non potendo usufruire delle tutele aziendali".

"A questo punto - conclude - propongo alla Rete di cambiare l’hashtag, da #iosonopaola a #iosonoprecario e invito la blogosfera a raccontare le tante esperienze di precariato. Diamo voce a tutti. Date voce a tutti. Alle storie, alle preoccupazioni, alle frustrazioni e ai rospi mandati giù. Anche in forma anonima. In modo che se ne parli e il problema venga a galla in maniera consistente e continua. Meglio senza sciopero della fame che vi assicuro è una forma di protesta devastante per il fisico e la mente. Parola mia".

Che ne dici Paola di iniziare a parlare di Contratto unico? Nessuno pensa che la soluzione, non solo per i giornali ma per il mercato del lavoro italiano, potrebbe essere un contratto unico del lavoro con una stabilizzazione progressiva, come propone Ichino da anni?

Di aneddoti di giornalisti Co.co.co potremmo scrivere romanzi, ma mi fermo a due. Primo, quando l'Inpgi - Gestione Separata non ha voluto sentir parlare di sindrome da "Tunnel Carpale" (ti viene? Fatti tuoi, baby!); secondo, quando sono diventata Pubblicista, a pochi mesi dalla nascita di mio figlio (pur dovendo pagare la quota per la gravidanza, non ne ho potuto usufruire dei benefici dell''Odg; della serie "Perché rimanere incinta quando vuoi e non quando sei tutelata?"). In bocca al lupo per la lotta di Paola Caruso, che vuole "ribellarsi al sistema che ci tiene sotto scacco, cambiare le regole. Da sola non posso farlo".

Che fare?

Precaria dal 2000, giornalista pubblicista (precaria) dal 2002

Donne - schiave del nuovo millennio? Qualche dato non guasta...

Non ci sono solo le operaie di Foxconn a ricordarci le origini dello sfruttamento femminile. Ci sono anche altri dati. Le schiave del sesso (le ragazzine con lo sguardo perso nel vuoto sui nostri marciapiedi) rappresentano un business da 32 miliardi dollari (Fonte: IlSole24Ore.om). Ma qualcosa avviene anche in famiglia: tutto pesa sulle spalle della donna (lo dice l'Istat). Nel biennio 2008-2009 il 76,2% del lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne, meglio che nel 2002-2003 (77,6%), ma di poco. Il gap nella divisione del carico di lavoro familiare persiste dentro le coppie italiane.

martedì 16 novembre 2010

Perché Google ci vede come "donne senza mutande"? (Per giunta in un supermarket)

Guardate la seguente Jpeg. Cercavo news su donne (avevo digitato la query: donne; volevo cercare "donne e lavoro", ma la nuova opzione della BigG mi ha preceduto suggerendomi delle ricerche mentre digitavo...). Su Google News la funzione mi ha proposto di cercare "donne senza mutande" (in un supermercato), donne senza niente addosso ed altre amenità. Non ciò che io cercavo, ma ciò che Google News mi suggeriva.

Non è una "gaffe" di Google; non è neanche misoginia hi-tech. Ma queste query che vedete nell'immagine saranno probabilmente le interrogazioni più cliccate sul motore di ricerca... Ecco dunque come il mondo ci vede... Altro che Fattore D!

M.C.

lunedì 15 novembre 2010

In sciopero della fame e della sete: la storia di Paola Caruso, giornalista professionista. Precaria al Corriere

Solidarietà ai ragazzi stranieri sulla gru a Brescia. Ma solidarietà piena (mettendo però i puntini sulle i) anche a Paola Caruso, giornalista professionista, precaria al Corriere della Sera.

Paola Caruso ha raccontato la sua storia sul suo Tumblr. Però non vorrei essere assunta per lo sciopero della fame e della sete, dobbiamo voler essere assunte se ce lo meritiamo. E qui non saprei che dirti... (e te lo dico da precaria da 10 anni, giornalista pubblicista da 8): Anzi LO SO: ti direi che non avrei stima di me stessa se mi assumessero per petà o per motivi estranei alle mie capacità. La redazione del Corriere è quella che ha fatto la rivolta contro un Direttore che ha semplicemente osato dir loro la verità del "giornalismo oggi". Lavorare bene è solo il nostro passaporto, il resto è ...carta straccia. Non facciamoci del male da sole.

La storia è questa: da 7 anni lavoro per il Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore, tipo un art. 2. Per raggiungerlo l’iter è la collaborazione. Tutti sono entrati così. E se ti dicono che sei brava, prima o poi arriva il tuo turno. Io stavo in attesa.
La scorsa settimana si è liberato un posto, un giornalista ha dato le dimissioni [Jacopo Tondelli, ndr], lasciando una poltrona (a tempo determinato) libera. Ho pensato: “Ecco la mia occasione”. Neanche per sogno. Il posto è andato a un pivello della scuola di giornalismo. Uno che forse non è neanche giornalista, ma passa i miei pezzi.
Ho chiesto spiegazioni: “Perché non avete preso me o uno degli altri precari?”. Nessuna risposta. L’unica frase udita dalle mie orecchie: “Non sarai mai assunta”.
Non posso pensare di aver buttato 7 anni della mia vita. A questo gioco non ci sto. Le regole sono sbagliate e vanno riscritte. Probabilmente farò un buco nell’acqua, ma devo almeno tentare. Perché se accetto in silenzio di essere trattata da giornalista di serie B, nessuno farà mai niente per considerarmi in modo diverso.

M.C.

Domanda per i precari italiani: Nessuno pensa che la soluzione, non solo per i giornali ma per il mercato del lavoro italiano, sarebbe un contratto unico del lavoro con una stabilizzazione progressiva negli anni, come propone Ichino da anni? Invece di cercare ribellismi individuali, con cui farsi male, darei fiducia al parlamentare PD e giuslavorista, snobbato anche a sinistra (e purtroppo sotto minaccia da anni).

Milano, lab 2.0 del Nord (ma il terzo incomodo cova, eccome!)

Pisapia vince a Milano: sarà lui a sfidare Moratti (non a sorpresa; come Vendola rischia di vincere le Primarie del PD: grazie soprattutto alle donne). Non è una sorpresa perché in questi anni, anche grazie a mille battaglie e raccolte firme (anche de La Repubblica), è inutile ripeterlo: il PD si è spostato a sinistra, cannibalizzando la vecchia (e inglobando la nuova) Rifondazione. PD svolta a sinistra? E il centro?

Il centro presenterà, qui già più a sorpresa (ma no, neanche troppo!), il terzo incomodo. Il Bloomberg (in quanto imprenditore) meneghino, colui che - solo - può battere il berlusconismo, essendone stato un Sindaco di punta per poi prenderne le distanze. Milano è il Laboratorio del Nord: la battaglia elettorale sarà Pisapia vs. Moratti vs. ...Albertini (E Bossi che farà?) - come nel 2012 Obama dovrà vedersela contro un candidato repubblicano populista ...e Mister Bloomberg? -.

Dopo 20 anni di "trame di palazzo, guerre televisive, macchine del fango e altre porcherie", torna la voglia di libertà e partecipazione: Pisapia è forse "troppo ideologico" per i pragmatici milanesi, ma se farà (e la farà!) una buona campagna elettorale, saprà ricucire 20 anni di ferite con la sinistra e la città dimenticata.

Milano è una città che vuole ripartire, ritrovando la sua meravigliosa, ironica e vitalissima energia degli anni '50-'60. L'Anno Zero forse è arrivato. Da milanese me lo auguro proprio. Auguro a Pisapia di saper raccogliere la migliore tradizione della sinistra meneghina. Chiunque vinca, mi auguro che salvi l'Archivio Moroni, il vero fil-rouge di un'intera generazione che ai milanesi ha fatto paura e un po' schifo (suvvia ammettiamolo!), ma che invece ha saputo dare a Milano quella mano di vernice punk-Underground (anglosassone, sia newyorchese che londinese) che la Milano istituzionale ha sempre tentato di azzerare o rigettare, come la polvere, sotto il tappeto. Per Milano Expo 2015 può essere un'occasione di rilancio se sarà un'esposizione digitale di grande livello, centrata sull'IT, sulla cultura (La Scala non sia solo il 7 dicembre!) e sull'innovazione con le radici nella tradizione (quella illuminista di Cesare Beccaria e dei fratelli Verri). Altrimenti sarà un'esposizione provincialotta, dal tocco brianzolo: magari folk, ma non degna della Milano che tutti vorremmo rivedere alla ribalta. Per cancellare 20 anni d'imbarbarimento, bunga bunga e quant'altro. Milano, alzati e cammina :)

Sopprattutto spero che emerga dal confronto elettorale e dai comitati elettorali il FATTORE D, il potere gentile della womenomics che da anni manda avanti la Milano più creativa e 2.0. Ragazze, è il vostro momento!
M.C.

domenica 14 novembre 2010

Aung San Suu Kyi is free: "La libertà di parola è base della democrazia"

Aung San Suu Kyi è libera! La sua mite fermezza è la sua forza. Si può essere iron ladies anche con un sorriso gentile, la mente aperta e un'indole pacifica (ma battagliera per le cause giuste). La dissidente ha detto nel suo primo discorso da donna libera: "Non perdete la speranza" e "La libertà di parola è base della democrazia".

venerdì 12 novembre 2010

Provocazione: A cosa serve l'Odg? Feltri apra un blog! Ma a chi serve questa Rai? Ci salvi Internet Tv!

Sono contraria alla "macchina del fango", ma a pelle sono contraria anche alla retorica delle espulsioni (anche se a volte le invoco ma poi me ne pento). Credo che sia ipocrita la sanzione dell'Ordine dei Giornalisti (Odg) comminata a Vittorio Feltri. Boffo ha diritto a un risarcimento di natura civile (le scuse di Feltri le ha già ricevute), ma non a una "vendetta". Feltri, apra un blog! Scriva tutti i giorni sul Web nei tre mesi in cui l'Odg le impedisce di scrivere sul suo giornale: apra un canale video dal suo salotto su YouTube! Non lo so: se lo inventi lei, chiacchieri su Facebook o mandi sferzanti micro post su Twitter. Oppure vada a Londra e salga su una cassetta della frutta per esprimersi liberamente nei 90 giorni in cui non può fare il giornalista in Italia. E, da giornalista di razza quale Lei è (anche se - e proprio perché - sono distante anni luce da Lei), ci spieghi cosa è per lei il giornalismo e se per lei esiste (o non esiste) la "macchina del fango". Perché sì/perché no, magari a quattro mani con Roberto Saviano. Ma, chissà, sogno un paese normale?

In effetti sogno anche la FINE DI QUESTA RAI. Sogno una Tv italiana reinventata in stile Bbc (con iPlayer) dove si respirano le lezioni di Aldo Grasso - Freccero e De Kerkhove!
M.C.

The Social Network al cinema: Cosa spinge un ragazzo/a a diventare Hacker?

Un ragazzo (ma sempre di più una ragazza) che è molto ambizioso, magari geniale o anche solo eclettico, un po' ribelle o insofferente alle regole e vuole dimostrare al mondo di essere il più ingegnoso, anche se alle feste nessuno se lo fila (classico dei Nerd!), è una storia che conosciamo già. L'abbiamo letta nel capolavoro di Steven Levy "Hackers: Heroes of the Computer Revolution". Anno 1984. Avete letto bene: 1984 come la data scelta da Orwell per il suo Big Brother. Una data simbolica per il mondo dell'IT.

Mentre i ragazzi di oggi vanno al cinema a vedere il film sulle origini di Facebook, l'intrigante The Social Network, ci chiediamo: cosa ci ha lasciato in eredità il mondo dei primi hacker?

Alcuni princìpi dell'Etica Hacker:
  1. Access to computers—and anything which might teach you something about the way the world works—should be unlimited and total.
  2. Always yield to the Hands-on Imperative!
  3. All information should be free.
  4. Mistrust authority—promote decentralization.
  5. Hackers should be judged by their hacking, not bogus criteria such as degrees, age, race or position.
  6. You can create art and beauty on a computer.
  7. Computers can change your life for the better.
Per chi ha frequentato gli hackmeeting italiani dal primo di Firenze nel 1998, sa di cosa parliamo :)

Andate a vedere The Social Network: hacker e cyber-hacktivist non pensano solo al loro conto in banca, ma a cambiare in meglio se stessi e la società. A volte sbagliano, cadono, si rialzano; a volte giocano con le autorità; a volte sono ambiziosi e tracotanti, e la hubrys li punisce come accadde a Icaro; a volte copiano, plagiano, cercano di migliorare il codice di qualcun altro, perché credono di saper loro come metterci-le-mani-dentro.

Ma questi enfent terribles delle società occidentali, una volta perseguitati dall'Fbi come pericoloisi pirati informatici, oggi coccolati dalle multinazionali (perché con le loro preziose Web apps possono creare un ecosistema vincente per una software house piuttosto che per un'altra, rendendo uno smartphone o un tablet più attraente di un altro), sono i nostri/vostri figli. A volte insofferenti alle regole, altre troppo sicuri di sé: ma hanno anche molto da dire. Oltre che a passare notti davanti al monitor nel coding. Modernissimi Amanuensi che sanno che la prima tecnologia della storia è la scrittura. E che il virtuale è realtà aumentata e che la realtà è un'illusione (Avete presente Calderon dela Barca? ...La vida es sueño): ditelo a chi vi dice che passate troppo tempo davanti al computer. Ma ogni tanto staccate la spina e andate anche a farvi due passi... perché le idee più belle vi verranno in mente scrivendo un'e-mail a chi amate, camminando fra le Calli di Venezia o raccogliendo le olive :)

giovedì 11 novembre 2010

Le neoassunte non sono un bilancio: memorandum per PWC

"Gli impiegati della PricewaterhouseCoopers (PwC) analizzano i bilanci delle grosse imprese, danno pareri in materia fiscale, contabile e legale. (...) le colleghe di ufficio. Hanno stilato insomma la loro personalissima «top ten» delle impiegate appena assunte". Anche al Liceo c'era chi dava il rating alle compagne, all'Università c'è chi è stata schedata a vita per una battuta (fra uomini non sarebbe successo...). Ma al lavoro no grazie. Speriamo che la prestigiosa PwC spieghi ai manager cosa sono il Fattore D e la womenomics. Le battutine e le frecciatine, le riservino davanti all'inesorabile macchinetta del caffè... Forse faranno la fine delle barzellette di Berlusconi, buone giusto per capire con chi ti va di uscire e con chi mai

mercoledì 10 novembre 2010

A Milano un corso per mamme 2.0: mamme@web fa per voi

Martedì 16 novembre, presso la sede di GALDUS (via Pompeo Leoni 2 - Milano) si terrà un'iniziativa di formazione gratuita per avvicinare a Internet le mamme milanesi meno
esperte di tecnologia e insegnare loro a conoscere le potenzialità del Web quale prezioso alleato per conciliare al meglio le molte incombenze quotidiane.

Futuro@lfemminile – il Progetto di Responsabilità Sociale di Microsoft Italia e Acer, in collaborazione con Cluster Reply – presenta mamme@web: i nuovi corsi gratuiti sulla consultazione del Web dedicati alle mamme, che offrono l’opportunità di avvicinarsi alla Rete in
modo semplice, rapido e divertente, per familiarizzare con Internet, comprenderne le potenzialità e imparare a utilizzare le principali funzioni della navigazione online per farne un elemento di supporto nella vita di tutti i giorni.

Le mamme potranno partecipare ai corsi accompagnate dai propri bambini, che per la durata delle lezioni saranno accuditi da animatrici e operatrici per l’infanzia.
Anche a Milano ogni tanto qualcosa si muove per venire incontro alle mamme 2.0.

Un'altra Italia è possibile (senza dover sacrificare le donne e l'ironia): grazie a Fazio-Saviano-Benigni

Esiste un'altra Rai. Che dimostra che, se grattiamo la scorza della patina luccicante tutta lustrini e paillettes, sotto sotto esiste un'altra Italia. Meno effimera ma più ironica, meno dopata ma più giocosa, meno farisaica ma più pragmatica, meno morbosa ma più realista del re. Ce la mostrano con garbata ironia (e senza moralismo!) Fazio-Saviano-Benigni. Benigni è zero-de-conduit ma geniale ("Roooooosy, sacrificati per il partito!" detto di Rosy Bindi). Saviano (escluso lo "scivolone" sul grande Sciascia, uno che difendeva le regole sempre, anche contro la finta-anti-mafia: difendere i princìpi sì, mai difendere le caste autoreferenziali!) rimane un autore di culto in Italia e all'estero, in grado di coniugare l'impegno civile con un linguaggio fresco e non pomposo. L'idea degli "elenchi" (l'elenco, da quello omerico delle navi, è la prima forma di "letteratura" della storia) porta il Reading in Tv, e in un colpo solo fa fuori il Trash che è in noi.

martedì 9 novembre 2010

Chi ripulisce dal fango il Veneto in ginocchio? Studenti, disoccupati, operai, badanti rumene, neri africani, rom

Solidarietà ai veneti invasi da acqua e fango. A spalare sono gli Angeli del Fango del 2010. Chi sono? studenti, disoccupati, operai, badanti rumene, neri africani, rom.

Invia: Sms di solidarietà con «Corriere» e La7

Se tra le 200 università migliori al mondo nessuna parla italiano, 'ando vai?

La flessibilità riguarda soprattutto i giovani con la terza media e solo una piccola percentuale di precari è laureata. Lezione: ragazzi, studiate!

Ma se tra le migliori 200 università nemmeno una è italiana (Fonte: The) è difficile farsi largo nel mondo: i giovani italiani, disoccupatissimi secondo le statistiche, partono già con una "palla al piede". I baroni delle nostre università lo vogliono capire che stanno impedendo ai giovani di crescere? Su 89 atenei europei in classifica nessuno è italiano: qualcosa vorrà pur dire... Baronati, patriarcato e gerontocrazia sono i veri nemici dei ragazz* di oggi.

Fonte Repubblica.it: Tra le migliori 200 università nemmeno una è italiana

L'India è la vera regina della globalizzazione: c'è lo zampino di una donna (italiana che parla solo inglese)

Sonia Gandhi, nata Edvige Antonia Albina Maino (Lusiana, 9 dicembre 1946), è una politica indiana. Ma se andrete ad intervistarla vi parlerà un ottimo inglese. Se l'India ha un "indubbio vantaggio competitivo" sulla Cina, lo deve anche alla caparbietà di Sonia Gandhi. Una bellezza senza tempo coniugata con una raffinata intelligenza.

Qual è il vantaggio dell'India sulla Cina nella globalizzazione? Secondo Federico Rampini, già autore del bellissimo "Cindia" e ora di "Occidente Estremo", sono quattro.

1) Come la Cina, anche l’India non sa quasi cosa sia la recessione post-Tsunami a Wall Street.

2) Eterna “seconda” tra i Bric, l'India si contraddistingue rispetto alla Cina per la presenza della democrazia (per gestire i conflitti sociali legati allo sviluppo) e per l'assenza del rigido controllo demografico (in Cina esistono i fenomeni della dittatura del figlio maschio e l'aborto selettivo delle "figlie femmine"). La popolazione indiana è giovane: l'India non teme la gerontocrazia dell'Europa, Giappone e in futuro anche della Cina.

Gli altri due punti li trovate sul Blog di Rampini: La forza dell’elefante indiano

lunedì 8 novembre 2010

Esistono tante "famiglie", e non solo LA famiglia

Il Presidente Napolitano, in armonia con la tradizione e con la Costituzione, dice che la famiglia è il nucleo fondativo. Il ministro Sacconi però dà l'affondo: «Aiuti solo a sposi che procreano».

Evidentemente il ministro non si accorge che è proprio la "famiglia che a lui sta a cuore" quella in cui oggi avvengono i delitti più efferati, gli omicidi/suicidi, la pedofilia, la prostituzione...

Difendere solo "questa famiglia" e non LE famiglie e le affinità elettive delle "famiglie allargate" e dei nuovi nuclei (nidi) dell'immaginario collettivo (mamma-figli, padre-figli, due-mamme-figli, due-padri-figli eccetera), significa imbalsamare la società a un fermo-immagine già sorpassato dai tempi. Già metabolizzato e atomizzato dalla storia. Condannare all'anacronismo le famiglie, che vediamo allegre all'uscita di scuola o preoccupate al supermercato per la crisi economica.

Significa chiudere gli occhi di fronte agli omicidi in famiglia, al patriarcato che è duro a morire, a tutte quelle file di uomini-sposati-in-fila-sui-viali in cerca di Trans e varia umanità in vendita.

Significa lasciare il peso di tutto ciò sulle spalle di donne sole (e uomini soli), a cui viene preferita la Escort oppure il Toy-boy di turno. È questa la famiglia-deflagrata a cui il ministro aspira?

O non è meglio dire: ci sono anche in Italia tanti tipi di famiglie (purché nel doveroso rispetto dei minori, delle donne e degli uomini)? Luoghi dove i/le bambin* crescono - nidi da cui i piccoli spiccano il volo per crescere, sperimentare, innovarsi e inventare il futuro del paese? Guardiamo alla California della Silicon Valley, alla Francia delle culle piene o alla Germania del vice-Cancelliere Guido Westerwelle.

E non all'Italia degli omicidi familiari, dell'arretratezza culturale e dell'asfissiante miopia. L'Istat fotografa un'altra Italia: volgere lo sguardo altrove, sa di vecchio e gerontocratico!

UPDATE: Il ministro Sacconi si sarebbe corretto, aprendo anche alle coppie di fatto. Meglio tardi che mai: ma i diritti, quando?

domenica 7 novembre 2010

Monica Bellucci, καλὸς καὶ ἀγαθός si declina al femminile

Evviva la frivolezza. Ma un po' pensata, dai. La bellezza può essere una grande fortuna e una compagna giocosa, ma anche una tiranna, una perversione, una condanna, una prostituta da prostibolo... tutto e il contrario di tutto. Ma nella tradizione greca è innanzitutto il binomio inscindibile, in cui etica sposa l'estetica: "Kalòs kai Agathòs" (καλὸς καὶ ἀγαθός).

Scrive oggi su La Repubblica Adriano Sofri a proposito dell' "abuso di potere": "Il rospo bacia la bella e resta rospo, la bella finisce in questura fra la sezione furti e la buoncostume".

Ciò accade alle belle che, come Narciso del mito, si perdono nello specchio (d'acqua) per annegarvi dentro, rimangono solo ancorate all'estetica, senza mai lavorare su se stesse e sul proprio futuro di donne emancipate (detto brutalmente: bimbe, la bellezza passa! Se siete bellissime lo resterete fino a 42-45 anni, poi sarete magari delle belle signore, ma cambierete... inesorabilmente! Con o senza l'aiuto del chirurgo/demiurgo).

Monica Bellucci ci ricorda che tutte le bellissime, se non finiscono in questure (o perché tirano fumogeni ai sindacalisti o perché si vendono al primo ricco che trovano) arrivano prima o poi a un bivio: o vivere della propria bellezza e fare la fine di Mimnermo (entrare nel Club 27, dei suicidi entro i 27 anni: quelli che vogliono morire all'acme della propria bellezza, gioventù e forza: senza vedersi invecchiare, senza fare la fine delle "foglie" d'autunno...) o di Narciso (annegare nella propria contemplazione di sè); oppure, imparare a essere ludicamente sagge: "Carpe Diem", cogliete l'attimo di ogni vostra stagione (potete essere giovani un po' incoscienti e/o punk/creative a 17 anni, 25enni studiose, curiose e disinibite, 30enni amanti, mamme che insegnano ai figli a camminare con le proprie gambe, 40enni professioniste e 50enni di nuovo curiose e appassionate come a 20... insomma sbizzarritevi: qui è come il Lego, ricombinate i pezzi a vostro modo :)

Finire in Questura non è MAI divertente. Monica Bellucci non è snob, e poi è la moglie di Vincent Cassel, l'anarco-attore de L'Odio e di Nemico Pubblico numero 1, dedicato al bandito Jacques Mesrine. Insomma non è solo una strepitosa ex modella in cerca di regista, è anche una mamma di due bambine, una che ha fatto dal LiceoClassico alla gavetta nel mondo (durissimo) della moda e ha qualcosa da dire sia alle troppo belle che vedono la bellezza come una gabbia sia alle troppo belle che temono veder sfiorire una bellezza pazzesca; ma anche a tutte le ragazze ed ex ragazze normali che cercano se stesse, un posto nel mondo del lavoro e vogliono mettersi in gioco in modo allegro e gentile (il che di questi tempi, sembra revolutionnaire et Romantique...)

M.C.

giovedì 4 novembre 2010

Thank you, mister Emmott! (Beato lui che vede il "dopo Berlusconi")

Bill Emmott, ex direttore dell'Economist, famoso per aver detto che mister Berlusconi non era adatto a governare l'Italia ("unfit"), ha scritto una dedica ironica sul suo libro "Forza, Italia" inviato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: tutto si gioca su una "virgola" e su un "dopo". A me viene da commentare : Italia, risvegliati e cammina :)


M.C.

mercoledì 3 novembre 2010

Susanna Camusso, in bocca al lupo!

Svolta epocale. Finalmente si ristabilisce la simmetria: solo i confindustriali dovevano avere una donna (Emma Marcegaglia) a capo della loro organizzazione? Anche la Cgil rompe il soffitto di creistallo. Susanna Camusso, ora tocca a lei essere il nuovo segretario della Cgil: complimenti, ma il difficile, lo sa, comincia ora. Dovrà spiegare ai suoi cosa aspettare l'Europa nel 2020. Ci sappia stupire! In bocca al lupo :)

Le donne voltano le spalle a Obama

Non è solo il fascino (oscuro?) di Sarah Palin né la valanga travolgente dei Tea Party. A voltare le spalle a Obama sono state soprattutto le donne, ex colonna portante nella sua elezione alla Casa Bianca. L'Obama 2 dovrà tenerne conto: Obama ha tutte le carte per farsi rieleggere fra due anni, ma deve capire dove ha fallito (io un po' lo immagino: il "grande comunicatore", dei voli pindarici, si è dimenticato di comunicare le piccole cose di tutti i giorni... che cosa ha fatto il suo governo per l'economia americana spiegando che la Voodoo economy, auspicata dai Tea Party, sarebbe catatastrofica). Nel 2012 a decidere sarà (come sempre) l'economia.

martedì 2 novembre 2010

Sakineh sarà impiccata domani

Scrive Corriere.it: "La denuncia di una Ong: la 43enne iraniana, accusata di adulterio e concorso in omicidio, sarà giustiziata mercoledì nella prigione di Tabriz dove è rinchiusa".

Mentre piovono pacchi-bomba nelle cancellerie di mezzo mondo, una domanda sorge spontanea: per gli anarchici greci (ammesso che sia loro tale infausta idea) ha più senso spedire un pacco-bomba a Sarkozy o a Merkel (pacco che verrà aperto e deflagherà fra le mani di una segretaria da poche centinaia di euro al mese, e che lascerà la famiglia senza uno stipendio...) rispetto a difendere Sakineh dall'ira iraniana dei dittatori fondamentalisti?

A tanto zelo anti-democratico, non corrisponde uno zelo anti-torturatori e/o anti-dittatori? Non sto incitando alla violenza, anzi.

Però osservo che una volta gli anarchici greci erano contro i Colonnelli fascisti. Oggi forse Alekos Panagulis (il protagonista di "Un uomo" di Oriana Fallaci) sarebbe contro Ahmadinejad, contro la Cina dove un operaio Foxconn guadagna 51 centesimi di dollaro all'ora. E non contro Sarkozy-che-ha-tolto-il-bourqa alle donne islamiche e che vuole mettere la Tobin-Tax alla speculazione finanziaria (uno dei temi hot a Genova G8, o no?). Poi, dissentire da Sarkozy è sacrosanto, manifestare contro le politiche ritenute ingiuste altrettanto, ma immolarsi (il penale è personale!) mi sembra folle. Il pacco-bomba, no grazie.

Just my 2 cents,
M.C.

Berlusconi, Cecco Angiolieri e... l'omofobia!

Ecco qui il Berlusconi-pensiero: vorremmo sapere cosa ne pensano Guido Westerwelle, leader e vice-cancelliere tedesco del partito dei liberali, l'FDP, e Jòhanna Sigurðardóttir, premier islandese. Il think tank berlusconiano si può tradurre in due massime: primo, meglio guardare le donne (anche mionorenni?) che essere omosessuale; e poi, il buon vecchio Cecco Angiolieri con il suo "Si fosse Cecco com'i' sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le zoppe e vecchie lasserei altrui". La destra passa da Milton Friedman al Sexting e al bunga bunga: l'Iron lady Maggie Tatcher e il vecchio Kissinger - di fronte a un simile scenario - non parlerebbero di declino?

Oh, che modernità! Il senese Cecco Angiolieri era (ed è) adorabile, ma certe frasi sulla bocca di un Presidente del Consiglio (che dovrebbe essere Presidente di TUTTI gli italiani, Lgbt inclusi) non stanno bene: sono o.b.s.o.l.e.t.e. Da Ancien Régime. Omofobe è dir troppo? Forse le avrebbe dette mio nonno, nato nel 1906... Ma non era Premier, solo un professore universitario, bon vivant e collezionista (e anche anacronistico: ma non omofobo, solo cattolico :)

Riporta Gay.it: “'Salò e le 120 giornate di Sodoma'
(ndr: di Pier PaoloPasolini) potrebbe essere trasmesso oggi e sembrare un servizio di Report". Nel 35ennale dalla morte di Pasolini, mister Berlusconi, le sue parole come suonano scontate (perché non dice mai niente di nuovo, che sappia stupirci, positivamente intendo) e vetero...
M.C.