lunedì 15 novembre 2010

In sciopero della fame e della sete: la storia di Paola Caruso, giornalista professionista. Precaria al Corriere

Solidarietà ai ragazzi stranieri sulla gru a Brescia. Ma solidarietà piena (mettendo però i puntini sulle i) anche a Paola Caruso, giornalista professionista, precaria al Corriere della Sera.

Paola Caruso ha raccontato la sua storia sul suo Tumblr. Però non vorrei essere assunta per lo sciopero della fame e della sete, dobbiamo voler essere assunte se ce lo meritiamo. E qui non saprei che dirti... (e te lo dico da precaria da 10 anni, giornalista pubblicista da 8): Anzi LO SO: ti direi che non avrei stima di me stessa se mi assumessero per petà o per motivi estranei alle mie capacità. La redazione del Corriere è quella che ha fatto la rivolta contro un Direttore che ha semplicemente osato dir loro la verità del "giornalismo oggi". Lavorare bene è solo il nostro passaporto, il resto è ...carta straccia. Non facciamoci del male da sole.

La storia è questa: da 7 anni lavoro per il Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore, tipo un art. 2. Per raggiungerlo l’iter è la collaborazione. Tutti sono entrati così. E se ti dicono che sei brava, prima o poi arriva il tuo turno. Io stavo in attesa.
La scorsa settimana si è liberato un posto, un giornalista ha dato le dimissioni [Jacopo Tondelli, ndr], lasciando una poltrona (a tempo determinato) libera. Ho pensato: “Ecco la mia occasione”. Neanche per sogno. Il posto è andato a un pivello della scuola di giornalismo. Uno che forse non è neanche giornalista, ma passa i miei pezzi.
Ho chiesto spiegazioni: “Perché non avete preso me o uno degli altri precari?”. Nessuna risposta. L’unica frase udita dalle mie orecchie: “Non sarai mai assunta”.
Non posso pensare di aver buttato 7 anni della mia vita. A questo gioco non ci sto. Le regole sono sbagliate e vanno riscritte. Probabilmente farò un buco nell’acqua, ma devo almeno tentare. Perché se accetto in silenzio di essere trattata da giornalista di serie B, nessuno farà mai niente per considerarmi in modo diverso.

M.C.

Domanda per i precari italiani: Nessuno pensa che la soluzione, non solo per i giornali ma per il mercato del lavoro italiano, sarebbe un contratto unico del lavoro con una stabilizzazione progressiva negli anni, come propone Ichino da anni? Invece di cercare ribellismi individuali, con cui farsi male, darei fiducia al parlamentare PD e giuslavorista, snobbato anche a sinistra (e purtroppo sotto minaccia da anni).

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