lunedì 16 gennaio 2012

L’Austerità permanente e la sirena del Default Sociale. La classe non è acqua

C'è chi è fermamente, incrollabilmente convinto che l'Argentina, che disse no ai diktat del FMI e preferì la via del fallimento, sia un modello da seguire. O, almno, una strada perseguibile. L'Argentina si è ripresa bene? Sì, più per meriti (intrinsecamente) suoi, che per merito del Default. Che di meriti non ne ha, almeno per la middle-class. Ma sempre più No Global sono convinti che il "Fallimento", magari pilotato, sia una un'Utopia irresistibile (anzi no: un sogno ad occhi aperti, quanto mai a portata di mano!) come lo erano le rirene per le orecchie di Ulisse...

Il pezzo di Franco Berardi Bifo è come sempre lucidissimo. Scrive Bifo: "Le manovre che Monti sta realizzando sono esattamente quelle che Berlusconi aveva promesso nelle sue lettere d’intenti, preparano una devastazione della società italiana, una recessione di lungo periodo e un conseguente aumento del debito che si pretende di voler sanare. La manovra Monti è del tutto coerente con i processi di impoverimento e imbarbarimento della vita sociale, e la cancellazione dei diritti del lavoro".

Qui obietterei: ma i diritti dei lavoratori non sono - de facto - già cancellati da oltre un decennio? E, poi, la recessione è già europea, con o senza Monti; a questo servono le "liberalizzazioni", per sbloccare e dis-ingessare (se non iberare) energie intrappolate da una struttura economica già "troppo inibita". Creare nuovi posti di lavoro, non è meglio che non crearli e distruggerli come fa l'Italia da anni?

Continua Bifo: "La cacciata della FIOM, un sindacato che rappresenta un terzo dei lavoratori della FIAT, dal luogo di lavoro è il punto di arrivo dello smantellamento del diritto di organizzazione sindacale e politica che permette ai lavoratori di difendere i loro interessi e la loro vita. Il padronato italiano, incapace di pensare una via d’uscita dal disastro che il liberismo ha provocato, sa immaginare solamente questo: spogliare la società di ogni difesa, sfruttarla ferocemente per permettere alla classe finanziaria di avere ancora qualcosa da rapinare".

Qui leggo il grande Bifo di sempre. A difendere un establishment, gerontocratico, troppo spesso irresponsabile, godereccio e simile al comandandante del Titanic (o della nave al Giglio), non sarò io... La FIOM paga non solo per le sue presunte rigidità, ma soprattutto per l'irresponsabilità e le incapacità del management voluto da anni ed anni dalla famiglia Agnelli.

Prosegue Bifo: "Del resto Monti lo aveva detto, nel giorno in cui il suo governo si costituiva: la riforma Gelmini e la rivoluzione Marchionne sono le sue stelle polari. E’ difficile pensare che la società possa produrre in tempo gli anticorpi per poter contrastare, fermare la
devastazione. Mi pare che la trappola è ormai scattata".

A tutti i giornali della galassia di sinistra che hanno sempre "lisciato il pelo" ai movimenti, agli anti-berlusconiani (purché anti-b)... Questo è il conto, un conto salato: chi era contro la Riforma Gelmini, come fa oggi a essere a favore? Non conveniva - allora - dire la verità, distinguere, invece di buttar via tutto (l'acqua sporca con il bambino), che cosa andava e che cosa no nella "riforma Gelmini"? Perché sposare tutte le proteste (purché no-b), sapendo che poi sarebbe arrivato un governo (appoggiato anche dal centrosinistra) che avrebbe distinto, che avrebbe adottato certi luoghi comuni delle riforme in atto...? Perché certi giornali illudono, per poi deludere acriticamente? Perché appoggiare, obtorto collo, il Referendum sull'Acqua, quando la tua parte politica è pro-liberalizzazioni...? Tante domande, nessuna risposta. Ma Bifo mette il dito nella piaga, esacerbando tutte le contraddizioni.

A Bruxelles sono state sancite due verità: la sudditanza della società alla finanza e l'Austerità permanente. Qui è difficile dare torto a Bifo: è ovvio che questa crisi ha portato la Finanza, con le sue logiche, al Potere, senza più necessità di finzioni o ipocrisie. Ma questo è un bene, perché "dire pane al pane, e vino al vino è un dis-velamento, sempre positivo. Certo è un dis-velamento che paralizza: ora che so chi comanda; ora che so chi è al Potere; ora che sono caduti i veli (che da 30 anni, mitigavano un po' le pudenda...), che fare? Niente: la domanda lenista cade letteralmente nel vuoto. E, il suo cadere, non rimbomba neanche più. E' come l'albero che cade nella foresta: se nessuno lo sente crollare fragorosamente, è come se la caduta non fosse mai avvenuta.

"Il dispositivo di impoverimento e imbarbarimento è ormai in azione, non esistono le condizioni
politiche per smontarlo. Il problema è come reagirà la società europea. “… tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi: la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare … ” (Francesco de Gregori). Dal momento che la logica predatoria si installa in una sfera che non può essere né governata né contrastata dalla volontà politica, l’opposizione sociale appare incapace di contrastare efficacemente la predazione".

Appunto: la paralisi. Gli anticorpi sono come la "particella di sodio": soli. Incapaci di muoversi.

Bifo però ha - o crede di avere - una controstrategia. "In quali forme allora la resistenza potrà manifestarsi? La strategia che sta emergendo spontaneamente – ma che andrebbe elaborata in maniera consapevole ed esplicita – è quella che punta a svuotare il potere della moneta, a far saltare i termini stessi dello scambio economico. E’ la strategia dell’insolvenza".

Ma non il Fallimento, il Default. Ma l'insolvenza sociale: "Il Default nazionale non è la soluzione, è parte del problema. Dobbiamo ragionare invece in termini di insolvenza sociale
perché è l’intera società che deve rifiutarsi di riconoscere il vincolo monetario. Stampare denaro sarebbe la cosa migliore da fare, se ne fossimo capaci. Ma sembra sia molto
difficile stampare euro (l’euro è stato creato a prova di falsari, fino all’auspicata prova contraria), perciò le comunità debbono cominciare a creare spazi della vita quotidiana – della produzione, dei servizi, dei consumi che non si sottomettano ( o si sottomettano sempre di meno) al dominio monetario".

Questo passaggio è poesia per chi crede nelle Utopie. Anche se poi, Bifo va decisamente oltre: "Le banche del tempo sono un primo esperimento in questa direzione, ma altri, ben più efficaci, occorre inventarne. Batter moneta locale o creare web-money spendibile nella vita quotidiana. Sottrarre spazi crescenti dello scambio di merci e servizi al danaro ufficiale.
Creare servizi di comunità che funzionino secondo un principio interamente o parzialmente extra-monetario. E anche, naturalmente, costruire azioni di appropriazione di massa, occupazioni di luoghi pubblici e privati, sabotaggio informatico dei programmi di controllo finanziario".

Bifo propone di disegnare linee di fuga contro "Recessione e Finazismo": costruire T.A.Z. di resistenza al dio-denaro.

Conclude Bifo: "Insolvenza significa inoltre emancipazione dal vincolo semiotico che costringe l’intelligenza collettiva entro un paradigma che ormai funziona soltanto in maniera regressiva. Dal collasso dell’Europa finanziaria può nascere un processo di autorganizzazione del general intellect a livello continentale, un processo di formazione delle condizioni politiche di quella forma post-capitalista della produzione sociale che il collasso del capitalismo finanziario ci chiede con urgenza di pensare".

Siate contrari o siate a favore, ammettetelo: Bifo sa sempre rendere affascinante anche l'Austerty. Sa condire di utopie anche gli Incubi peggiori della Post-democrazia. Che dire? Il dibattito è quanto mai aperto.
M.C.

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