lunedì 5 luglio 2010

Le pubblicità sexy e le copertine delle riviste osé sono sempre necessarie?

Al bando i bacchettoni: quindi ben vengano le foto di Robert Mapplethorpe, la fotografia d'autore e tutto ciò che ha fatto e fa la storia del costume (E mister Jobs e Facebook non censurino le "sovversive" immagini anni '80 che hanno cambiato la nostra percezione dell'esistente!). Ben vengano alcune pubblicità audaci e originali. Rispettiamo la carica erotica dell'arte, come l'ironia e la sensualità degli artisti e di tanti fotografi. Ma, di fronte ad alcune pubblicità grezze o a certe copertine di riviste inutili e insulse, ci chiediamo: ma è proprio sempre, sempre necessario il "sesso in primo piano", messo lì solo per vendere? Sexy per forza? Osè mercenario? Donne-oggetto? Svendita del corpo delle donne? Perché diciamolo: quasi sempre la mercificazione avviene (solo) sul corpo delle donne, come dimostrano le hostess in bikini di una compagnia low-cost. No, grazie: le hostess non sono per niente in vendita! E le compagnie difendano le loro dipendenti da certi pubblicitari senza idee.

E se mettete l'iPad o l'iPhone in copertina, ricordatevelo: è come un barattolo di Nutella, un cucciolo di Labrador o un lattante paffutto con gli occhioni vellutati: è perfetto da solo, senz'altro contorno. Touchscreen, funziona in punta di dita come Touch me baby cantata da Jim Morrison. Sexy e basta, non ha bisogno di bellone a fianco. Però poi non rimanetene soggiogati! Kalòs-kai-agathos non è sempre vero: quando lo recensite, raccontatene i Pro e Contro: la tecnologia, anche quando è esteticamente perfetta e ha l'effetto-Wow, ha sempre le sue luci e le sue ombre (magari un'antenna che funziona poco o un display che, a differenza dell'E-ink, non si vede al sole... Nobody is perfect!).

Leggi (di Franco Vergnano da IlSole24Ore.com): Quel «vizietto» della pubblicità che strizza l'occhio al sesso

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