giovedì 10 novembre 2011

Un governo tecnico, per fare cosa?

Oggi l'Italia è come una casa che rischia il crollo. L'implosione su se stessa. In quel caso che si fa? Prima si puntella quello che puo’ rimanere su; poi – fatta salva l’emergenza immediata – si chiamano i geometri e i muratori per ricostruire quello che è venuto giù. Mario Monti è l’ingegnere che puntella, scrosta, ri-pulisce, stabilizza. Per rimettere l'Italia in carreggiata.

Poi, fatto questo lavoro (che potrebbe durare anche pochi mesi, perché va fatto in grandissima fretta! Per non essere sommersi dalle macerie!), ci sarà il ritorno alla politica. Primarie per tutti, per far emergere energie fresche e nuove, accanto a quelli capaci. Quindi, libere elezioni. Ma fare elezioni con la casa che brucia, porterebbe davvero al Default: un “fallimento” che metterebbe in ginocchio la classe media. Con le aziende senza accesso al credito, licenziamenti di massa, PA senza stipendi. Un incubo per chi è abituato ad andare al Bancomat per prendersi i contanti e andare al supermercato.

A chi piace il Default? A chi teorizza la "fine dello Stato", a chi desidera la "morte del Capitalismo" (il ciclo produci-consuma-crepa), a chi gioca all'Assalto al cielo. Ma, storicamente, i Deafault hanno fatto la fortuna dei ricchi, e non quella della middle-class. Argentina docet: un paese che, con il fallimento, ha avviato la Dinasty dei Kirchner. Ma in Italia darebbe spazio solo alla saga di Silvio e Marina B.
Ogni italiano ha un debito di 31.540,37 euro verso lo Stato.<

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