martedì 22 gennaio 2013

L'exploit del debito pubblico: perché il rigore di Monti non è un errore

Undici anni di folli spese pubbliche. Bipartisan. Titola così il Corriere della Sera, un intervento di Mario Baldassari, senatore FLI. 536 miliardi: era l'ammontare delle entrate pubbliche dell'anno 2000, quando la spesa pubblica era in parirà, a quota 536 miliardi di euro.

Ma nel 2012 è stato il boom delle spese pubbliche: le entrate pubbliche erano passate da 536 a 764 miliardi di euro, mentre il totale della spesa pubblica era esploso: da 536 a 805 miliardi di euro.

L'Italia spendeva più di quanto guadagnasse. L'Italia stava vivendo oltre le sue possibilità. L'harakiri di Berlusconi è tutto racchiuso in queste cifre. Il resto sono balle. Spaziali.

Monti ha girato la leva troppo sull'Austerity? Può darsi, ma non avrebbe potuto fare altrimenti. Stavamo per schiantarci, come su un'auto in folle corsa che non ha visto il baratro. Ora, passata la tempesta, va continuata la revisione della spesa, coniugando la crescita con il rigore. Magari togliendo l'IMU a chi possiede case di basso valore (reale, non catastale). Magari, rimodulando l'IMU in base ai reali valori di mercato. Magari, iniziando a usare i soldi derivanti dalla lotta all'evasione/elusione, per abbassare le tasse a chi già le paga e ha una busta paga, davvero magra. Altra cosa da fare: la guerra agli "stipendi e pensioni d'oro", concesse negli anni delle "vacche grasse", ormai insostenibili. Ed è già tanto se non gli si richiederanno indietro anche i pregressi!

Deve valere la regola aurea di Adriano Olivetti: «Nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l'ammontare del salario minino».

Il resto sono frottole.

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