giovedì 14 novembre 2013

L'utopia del fisco giusto

"Se uno Stato consente ad una multinazionale di pagare il 2,5% di tasse, ma perchè quella Società dovrebbe sborsare al #fisco italiano il 70%?" si chiede ironicamente un  mio contatto Facebook, sviluppatore di apps, che dice che Letta è solo un caso di nepotismo al cubo. L'Europa, e in particolare l'eurozona, è stata costruita con un'architettura che lascia falle incredibili a chi fa "ingegneria fiscale e finanziaria". Invece di puntare il dito contro le società più astute-di-una-volpe (loro sì che leggono Machiavelli!), chi sono quei geni della Comunità europea che non si sono accorti di questi sbilanciamenti e di queste derive?

Ora gli italiani, assetati di tasse, vorrebbero svenare Apple Italia, Google Italia e Facebook. Sbranarle e metterle alla gogna.

Ma le società applicano solo una sofistica ingegneria finanziaria: mica evadono od eludono.

Per la cronaca: l'Italia è in recessione da 9 trimestri e avrà una ripresina nel 2014, poi chissà. l’Irlanda, la cui lettera iniziale è una delle I di Piigs, sta uscendo dalla crisi in cinque mosse: rigoroso percorso di risanamento, export, fisco vantaggioso, competitività in aumento e gestione della crisi bancaria e immobiliare.

Ma di cosa stiamo parlando? Le tasse non sono belle, ma sono utili per tutto. Però il fisco deve essere giusto. Se inquo, crea squilibri terrificanti. E recessione.

Il Fisco Giusto è il titolo di un bel libro-intervista di Orazio Carabini all'ex ministro Visco (sbeffeggiato dalla destra come Dracula). Ma il Fisco giusto deve essere un obiettivo, in un Paese dove la spesa pubblica, al netto della spesa per interessi, s'è impennata dal 39.5% del #Pil (474,9 miliardi Euro, fonte Istat) nel 2000 al 45,6% (714,4 miliardi di Euro, fonte Mef) nel 2012, mentre la pressione fiscale esplodeva, passando dal 41% al 44% del Pil (fonte Istat) nello stesso periodo. Volete far fuggire i capitali stranieri? Oppure riformare il fisco, pesando meno sul lavoro e più sulle rendite e i rentier?

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