Due fatti. Il primo è un aneddoto. Si svolge decenni fa, ai tempi di TeleMilano, con una 25enne Sabina Ciuffini, invitata a pranzo da un Berlusconi "su di età", ma con i capelli "tirati all'indietro", forse "tenuti con un gel". Decenni fa, ma sembra ieri: in un'Italia mummificata e cristallizzata in un palinsesto in cui l'orologio della storia si è cristallizzato. Il racconto è semplice ma esilarante: parla di una scommessa da 10 milioni di lire, di una tavola imbandita, apparecchiata con sontuose cristallerie e candele (ma dentro una palestra in disuso, dove il contrasto stona) e accanto ad una pedana "con un paio di suonatori" (il fantasma di Apicella?). Si conclude così: "Io avevo 25 anni, eravamo in pieno femminismo", contro il sistema e "francamente, quel tipo di corteggiamento non poteva funzionare". Soprattutto, perché sul più bello arrivò l'allora fìdanzato della Ciuffini, e Berlusconi, temendo il peggio, "si alzò da tavola, farfugliò qualcosa e uscì a passi svelti". Insomma, una fuga in piena regola! [Da: Confessioni, Io Donna, supplemento Corriere della Sera]
Con gli occhi spalancati su questo immaginario, fissati su questo spaccato di corteggiamento (con tanto di scommessa in denaro!), ora rileggiamo l'opinione di Aldo Cazzullo a pagina 50 dello stesso magazine: "A molte Berlusconi piace così". Cazzullo è più realista del re e ci spiega come mai a molte donne (anche se si sente in dovere di sottolineare che "le donne non sono tutte uguali"!) Berlusconi va bene così com'è: anni '50, galante, allusivo, monomaniacale.
Ma a quali donne piace essere considerate solo e soltanto un puro oggetto di conquista seriale? In cui per il Casanova di turno Parigi val bene una messa pur di sedurla, possederla e passare ad altra? A quali donne interessa lavorare solo perché rientrano nella categoria delle "segretarie più belle del mondo"? A quali donne piace essere le ministre del paese di Casanova?
Se in Italia il fascino del denaro - del potere - del successo spregiudicato, tutto declinato al maschile, risulta vincente presso troppe donne (mentre in altre società sarebbe un boomerang), i motivi vanno rintracciati nella madre di tutte le sconfitte: la "questione del lavoro e del merito".
In Italia le donne sanno che per fare carriera, dovranno faticare moltissimo e prima o poi sbatteranno contro il "soffitto di cristallo" che, troppo spesso, a pari merito, impedirà loro (o tenterà di impedir loro) di raggiungere il Top della carriera solo per questioni di genere. E non di merito.
In Italia le donne, nelle situazioni più diverse e anche più professionali, sono ancora oggi apostrofate con un noiosissimo "Signora o signorina?", domanda retorica alla quale l'interlocutore rimane di sasso (nel 2009!) se si sente rispondere con un distaccato ma fermo: "Dottoressa". Ingegnere, poi!, lo lascerebbe basito.
In Italia il fattore D non sfonda: sono 2831 i posti disponibili nei consigli di amministrazione delle società presenti a Piazza Affari, ma solo 167 di essi sono occupati da donne: un misero 4% circa del totale (dati: Ocse).
In Italia le donne nelle Authority indipendenti sono oggi il 6,9%, in Parlamento sono ferme al 19% e la metà rispetto al governo in carica.
Nelle pari opportunità, l'Italia retrocede al 72esimo posto su 134 (classifica Wef): "L'Italia - illustra il Gender Gap Index del World Economic Forum di Davos - continua ad occupare una delle ultime posizioni tra i Paesi europei" per i "risultati sempre scarsi in materia di partecipazione economica delle donne".
In Italia, sostiene Videocracy, basta apparire. Come? Discinte, anche se ieri PierSilvio Berlusconi ha deciso di rivestirle un po' e tagliarne la presenza in Tv (dopo il dimezzamento degli utili nella trimestrale...).
In Italia "l’arroganza del potere machista, camuffato da galanteria d’altri tempi, è corrosivo e ingiurioso per tutte quelle donne i cui meriti vengono scavalcati da chi si fa connivente di un regresso culturale" (Grazia Verasani).
In Italia le donne perdono il senso di sé e del proprio corpo, perché zittite se brutte, ma anche zittite se intelligenti!; perché bombardate da immagini di fanciulle mute e discinte che affiancano anziani signori petulanti; e perché pezzi del loro corpo, cannibalizzato dalla pubblicità, vengono ossessivamente sfruttati 24 ore su 24 (Maria Laura Rodotà).
Negli ultimi 40 anni, due su tre posti di lavoro creati nel mondo sono occupati da donne (Economist).
In Italia nel 2004 solo il 48% delle donne appartenenti alla fascia d'età tra i 25 e i 64 anni aveva almeno un livello d'istruzione secondario, in Svezia la stessa percentuale arrivava all'85% (Il Sole 24 Ore).
Ma in Italia in Tv e spesso sui testi scolastici delle primarie passa solo un ruolo sottomesso e sommesso della donna: "Il più bel regalo di Dio agli uomini". E Cazzullo non ci risparmia il finalino di prammatica: "(...) Anche se le donne italiane hanno mosso passi enormi, all'evidenza per molte di loro - piaccia o no - è ancora così". Ma ripeto: per QUALI donne? E dopo quale brain washing?
Se anche Cazzullo, bravo e intelligente quando parla d'altro, ci racconta (tautologicamente) che è così perché così è da sempre, senza andare a fondo della questione femminile, senza centrare il vero nodo gordiano delle donne-tappezzeria (la questione del lavoro e del merito!), capiamo quanta strada abbiamo ancora da fare... Decisamente tanta: Hillary Clinton e Michelle Obama rimarrebbero sconvolte? Ma non solo loro!
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