lunedì 23 novembre 2009

Mamme per scelta: ma il lavoro rispetta i tempi delle donne?

Con la maternità del ministro Maria Stella Gelmini, per tutte Mary Star (come dice Littizzetto, notando maliziosamente che son tutte cattoliche, poi tutte concepiscono figli fuori dal sacro vincolo...), si ritorna a parlare della gravidenza al lavoro.

Il 46% delle operaie smette di lavorare entro il quinto mese. Ma una su cinque non torna a lavorare quando diventa mamma: il 69% per scelta, ma il resto no. Al 23,9% non viene rinnovato il contratto dopo il parto. Il 6,9% viene licenziato.

La maternità libera è la vera liberazione delle donne, ma la legge sulla maternità (all'epoca all'avanguardia) avrebbe forse bisogno di un lifting, per essere più al passo con i bi/sogni delle donne. Soprattutto libere professioniste e precarie, oggi poco tutelate.

In Italia madri e padri, fino agli 8 anni del bimb*, possono prendere 10 mesi di congedo: meno dei 12 di Germania, Belgio e Svezia.

Molte donne poi vorrebbero tornare presto in ufficio e avere l'opzione di allungare il periodo part-time.

E poi annosi problemi, mai risolti, affliggono le donne: servono asili, assistenza, supporto. "Se tutte le donne potessero lavorare, il nostro Pil salirebbe di ben 17 punti" afferma Mara Carfagna al Corriere della Sera (13-11-2009). Maternità libera, senza dover aderire per forza a modelli maschili.

Allora, ministro, aiuti le donne ad avere maternità felici (ma soprattutto vissute, metabolizzate e centellinate con i propri tempi!), e forse farà bene anche al Pil italiano...

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