mercoledì 4 novembre 2009

Hello Kitty vede tutto rosa (a iniziare dal business). Ma è dalla parte delle bambine o no?

Iniziamo dai numeri (che dicono ben più del suo zuccheroso e rosa metaverso!): ha compiuto 35 anni, ma è rimasta infantile come non mai; solo nel 2009 la sede nipponica ha generato 14mila nuove licenze per il marchio HK e la sede di Los Angeles ne ha prodotte 100mila; mette in cassaforte 10 milioni di euro ogni anno in royalties; ammontano a 200 milioni di euro i prodotti venduti col marchio HK. Parliamo ovviamente di Hello Kitty [Fonte: La Repubblica].

Ma la gattina talmente dolce da far venire le carie a contemplarla, è davvero così innocente come appare? Hello Kitty è dalla parte delle bambine?

"Dalla parte delle bambine" è un libro del 1973, scritto da Elena Gianini Belotti, che raccontava "l'educazione sociale e culturale all'inferiorità".

Femminismo e idea di parità tra i sessi si saranno pure affermati, e non certo ovunque nel mondo, ma quello che è mancato (come dimostrano certi modelli) è il "lavoro sull'immaginario e sul simbolico". Tutta la suddivisione del consumo in generi, e quindi tutti gli stereotipi di genere che ne sono derivati (che riguardano adult* e bambin*) arrivano dalla pubblicità.

Ma non demonizziamo la Tv! Perché poi scopriamo che gli stereotipi più pesanti arrivano dai libri scolastici in cui risulta che "la maggior parte dei padri lavora, la maggior parte delle madri sta a casa; la maggior parte delle professioni degli uomini sono stupende, affascinanti, mentre le donne sono fate, streghe, nutrici, mamme. Ma c'è anche qualcosa di più pesante. Ci sono racconti con bambini che protestano perché la mamma lavora" (v. Reuters 2008).

Insomma, non prendiamocela con la zuccherosissima e rosa Hello Kitty, se non vogliamo aprire i testi scolastici delle elementari dei nostri figli: lì sì che scopriamo che la discriminazione giunge soprattutto dalla "carta ufficiale". E che dalla parte delle bambine, conviene essere sempre.

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