Vedere il volto di Berlusconi trasformato in una "maschera di sangue", è l'immagine più brutale della caduta in basso della politica italiana. La farsa che si trasforma in tragedia. Perfortuna Berlusconi si sta già riprendendo dalla violenza subìta e dallo choc; e perfortuna la politica per una volta non si è divisa, esprimendo, compatta (tranne il solito ambiguo Di Pietro...), solidarietà al Premier sotto attacco.
Ieri sera abbiamo visto una macabra versione della Morte Rossa di Edgar Allan Poe in diretta: e non è stato un bel vedere per nessuno, neanche per chi crede di odiare (?) Berlusconi.
Odiare Berlusconi o anche il berlusconismo, non porta da nessuna parte: o meglio porta in un solo posto: la Pazzia (privata) e la Galera (o lo stato di polizia). Per fortuna Berlusconi non è Bava Beccaris né Mussolini né Hitler o Stalin o Pinochet. "Odiare Berlusconi" è un'aberrazione pazzesca, una delirio fuorviante, oltre che una roba da utili idioti. Un errore non solo tattico, ma strategico: Berlusconi è un avversario, da contestare liberamente, con fermezza e in modo dialettico, ma non un nemico-da-abbattere. Tanto meno a qualsiasi costo.
Anche perché il costo di un simile errore sarebbe altissimo e salatissimo per tutti: una simile violenza obbligherebbe lo Stato a contro-misure anti-terroristiche da allarme rosso (tali da minare la già provata e strattonata democrazia italiana, messa a dura prova da 40 anni di terrorismi contrapposti e Stragi di stato: che senso ha ripetere tali errori?).
Poi, da che mondo è mondo, la violenza si paga: il "regicidio" è reato penale, punito con anni ed anni di carcere. Carcere duro, da 41 bis. Chi lo commette, deve sapere a cosa va incontro: non sarebbe il finale di una guerra di liberazione a Piazzale Loreto, bensì il finale di partita del '77 quando incrocia il Teorema del 7 aprile '80: una sconfitta brutale. Tutti dentro (assassini e istigatori), buttando via la chiave. Ma anche il finale di partita, non meno hard, di Genova/No G8: Carlo Giuliani non ha ballato sulle note di I shot the Sheriff o London calling o Rock the Casbah: Carlo Giuliani è stato ucciso per fermare, ad ogni costo, il movimento No Global. A che prezzo, lo sanno i ragazzi della Diaz e di Blozaneto: la rivolta costa cara. E quando i Movimenti pagano, pagano caro e tutto: spesso ci si rimette la vita, le penne, la libertà. Ne vale la pena per un attempato, ma arzillo signore liftato? Non pare proprio: se vuole vivere fino a 120 anni, che lo faccia pure e in pace e serenità!
Ma su Facebook la storia non è magistra vitae e non insegna nulla. Su Facebook i gruppi si dividono fra chi istiga violenza e chi ascolta deliri senza né capo né coda. Ma si tratta di puri deliri funzionali al berlusconismo. E all'altra faccia del berlusconismo: il di pietrismo.
Innanzitutto Facebook tiene i Log dei rivoltosi: è come se chi inneggiava alla Presa della Bastiglia nel 1789, avesse dato l'indirizzo di casa alle Guardie! I ribelli con cognome e nome, numero Ip e chiavetta Internet personale, sono dei delatori di se stessi: che senso ha auto-denunciarsi su un social network, se non essere schedati preventivamente dalla Digos per una follia disumana?
In secondo luogo: se un ex poliziotto ed ex Pm, come Di Pietro, invita de facto alla ribellione violenta (dicendo che ad aizzare è il Premier), e continua a strepitare a un fascismo (inesistente! Siamo in democrazia), non viene il dubbio a nessuno che sia solo una trappola? Una manovra di poteri altri? Un gioco per adescare sedicenti movimenti No_B? Un pasticciaccio per cani sciolti da sbattere in galera? Ma ha senso? No, non ce l'ha proprio.
In terzo luogo: la personalizzazione dello scontro porta ad armare la mano del cane sciolto o del "regicida di turno" (come a Sarajevo, come per 40 anni di storia italiana...), è una pericolosa china per tutti. La "personalizzazione dello scontro" ha portato all'uccisione di tanti civil servants tra gli anni '70 e 2000 (l'ultimo è il giuslavorista Marco Biagi). Quali lutti "agli Achei" e frutti avvelenati ha portato questa aberrante personalizzazione della lotta politica?
Rosy Bindi, il cui Professore venne barbaramente ucciso dalle Br, esprime solidarietà a Berlusconi ma insiste che Berlusconi è artefice di questo clima tossico: ogni giorno, in effetti il Premier parla con il linguaggio non di uno statista, presidente di tutti (fan ed avversari), ma con il linguaggio simbolico e mediatico, da anarco-capitalista che vuole abbattere le istituzioni. "Lo stato è il problema o la soluzione": c'è più Reagan o più Roosevelt in questo approccio?
Berlusconi, poi a Copenaghen, mentre la Ue cercava di trovare soldi da distribuire ai Paesi poveri per convincerli a ridurre le emissioni di CO2, disegnava "mutandine femminili", di fronte agli occhi di Gordon Brown e di Angela Merkel. Mister President, le pare che Churchill o Roosevelt (ma anche Reagan o l'iron lady Tatcher) avrebbero preso carta e penna per distrarsi dai discorsi seri?
Berlusconi si difende DAI processi, invece che nei processi, come farebbe un anarchico dei black blocs che non riconosce né l'autorevolezza né tanto meno l'Autorità dello stato. E' vero che, senza immunità parlamentare, Berlusconi si sente come il "re nudo" dell'omonima novella; ma non sarebbe il caso di risolvere i nodi politici con la politica e mantenere, allo stesso tempo, un atteggiamento compos sui che non dia adito a fraintendimenti?
Berlusconi usa un linguaggio machista in ogni occasione pubblica: alla riunione del Ppe a Bruxelles, forse mèmore del Celodurismo del Bossi della prima ora e di un certo Craxi ai tempi della "Milano da bere", ci ha ricordato che lui è il Premier con le palle. A un meeting politico, bisogna proprio usare lo stesso linguaggio da Happy Hour? Certe espressioni private debbono proprio essere sdoganate davanti a tanti Primi Ministri? Cicerone utilizzava il greco (al posto del latino) per certe espressioni private e solo nelle lettere ai familiari: in pubblico non si sarebbe mai sognato di cedere a una retorica demagogica e così sbrodolata. A furia di sdoganare, non crede che dalla padella, si finisca nella brace? E si finisca per buttare via "il bambino con l'acqua sporca"? Distinguere è segno di intelligenza: sparigliare le carte a ogni costo, produce invece caos.
Detto ciò, anche il Berlusconi che alza i toni e tiene il paese in eterna alta tensione, non ha mai alzato il tiro: non è stato Bava Beccaris. E la violenza contro le persone non è un "esercizio di stile", ma un reato (una serie di reati!). Il penale è personale: per i ragazzi di Facebook, ingenui militanti nel Panoptikon del Grande Fratello, ricordarselo, può essere utile. Per evitare di finire dietro le sbarre per deliri (forse neanche loro, ma altrui).
Chi ha già vissuto e visto i frutti avvelenati della Guerra al Potere, dice di getto: No, grazie. Vogliamo la libertà di contestare il machismo verbale di Berlusconi, vogliamo la libertà di espressione, vogliamo "tutto". MA senza cadere in oziosi e pruriginosi Déjà vu: rileggiamo la trilogia di Nanni Balestrini, abbiamo imparato a riconoscere le trappole. E le istigazioni verbali di Di Pietro, non incantano più nessuno: portano solo a Sante Inquisizioni e Cacce alle Streghe: nessuno ci crede! Che viva il re, dentro i confini democratici e istituzionali, e che vivano gli eterni ribelli con i loro sogni di libertà. Il resto è un brutto film già visto, che ha portato lutti non solo agli Achei ma anche ai Troiani. Abbassare i toni, sarebbe meglio per tutti: ma soprattutto sarebbe utile non ascoltare certe "sirene" subdole e pericolose.
(L'Eternauta e Perché tanto Odio? di Totem, sono fumetti a cui mi sono ispirata per questo Post, fra parentesi e fuori tema rispetto al blog. M.C.)
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