lunedì 23 settembre 2013

Il flop del Piraten Party? In Germania basta il Chaos Computer Club, forse

La risicata percentuale del PiratenParty tedesco ha senza dubbio varie cause, su cui peserà il fattore locale, senza dubbio. Ma voglio concentrarmi sul fattore CCC: in un Paese dove il Chaos Computer Club ha un background così importante (basta pensare allo scoop sull'hacking delle impronte digitale sull'iPhone 5S!), e dove gli hacker sono "sdoganati" da anni grazie alle loro storiche battaglie, non mi stupisce il "flop" del partito dei Pirati. Perché le tematiche dell'e-democracy, dell'e-participation, della trasparenza e degli Open Data non sono una novità di cui un solo partito ha il monopolio, in un mare di luddisti, ma quei temi fanno già parte dell'Agenda politica. E se ne discute già ai piani alti. Invece nei Paese dove la banda è stretta e dove l'e-gov arranca (e dove il luddismo è brandito come una clava da certo establishment gerontocratico), dove la cyber repressione striscia (a causa dell'analfabetismo telematico e del Cultural divide della classe dirigente), parlare di "democrazia liquida" fa tendenza e dunque può portare voti, incanalandoli in un unico partito. I PiratenParty ed affini attecchiscono laddove c'è urgenza. È proprio l'avanzato stato dei lavori di certe tematiche (penso agli Open Data soprattutto), negli Atenei e nelle "stanze dei bottoni" tedeschi, a rendere tra virgolette "superfluo" un Partito Pirata in Germania: un partito da una manciata di voti. Chi si occupa di nuove tecnologie si sente già preso sul serio dai governi locali e centrali, da non sentire la necessità di delegare tutto nelle mani di un unico partito: la sua lobbying funziona già, insomma. E, quando vota, pensa ad altre priorità.

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