giovedì 26 settembre 2013

Meglio la pasta Garofalo, Dottor Barilla!

Non scuoce, è pasta di Gragnano, con pomodorini freschi, scalogno, spicchio d'aglio, fogliolina di basilico e olio, è deliziosa.

Fra Boldrini che odia mamme e massaie e l'omofobia di Barilla, l'Italia è piena di cliché e tabù. Eppure le donne che conosco, sono: mamme, brave cuoche e magari donne in carriera - e pure pro diritti Lgbt e matrominio gay - senza tante storie. E le donne italiane sono meno provinciali e più cosmopolite di una ex funzionaria, strapagata, dell'Onu. O di un industriale della pasta che ci vorrebbe portare agli '30.

Come ogni imprenditore, Guido Barilla può scegliere le strategie di marketing che desidera, è ovvio. E nessuno gli avrebbe mai rimproverato nulla (o quasi: orrore puro Banderas con la gallina!). Ma perché si è spinto a dichiarare di voler escludere a priori il mondo Lgbt dalle proprie pubblicità? Al di là di tutto, un imprenditore non dovrebbe mai entrare in certe dinamiche, se non vuole scatenare un putiferio. La dichiarazione di Barilla non è solo una gaffe, ma è parsa come una scelta precisa. Una scelta che di fatto discrimina. E alla fine diventa un boomerang. Ricorda quel "Non li vogliamo" di Abercrombie & Fitch contro i grassi. Certe frasi pesano. E si ricordano, perfino in una società ad alto tasso di ipocrisia in cui lo spettatore ha una memoria cortissima. Meglio tacere, in certi casi?

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