mercoledì 11 dicembre 2013

I Kennedy, i fratelli Gracchi, Allende. Quando la controrivoluzione non è un pranzo di gala.

"I nemici di Tiberio Gracco corsero al Senato". Tiberio fu informato che avevano un piano per uccidere il console Publio Muzio Scevolo. "Il Pontefice Massimo, Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione, cugino per parte materna di Tiberio, esortò i suoi a far rispettare la legge, mediante la formula del tumultus, e i suoi partigiani marciarono armati fino al Campidoglio. Ne seguì una carneficina nella quale persero la vita oltre trecento cittadini romani e tra loro lo stesso Tiberio, ucciso a bastonate. Il suo cadavere fu gettato nel Tevere e i suoi amici condannati a morte o esiliati senza processo".

"Fratello di Tiberio, eletto tribuno della plebe, Gaio Gracco riprese l'opera di riforma sociale intrapresa dal fratello maggiore nel 123 a.C., dieci anni dopo la sua morte" (...) "Durante la sua carica, oltre a confermare la legge agraria del fratello, Gaio Gracco fece approvare tramite plebisciti diverse leggi Sempronie". "Gaio perse molta della sua popolarità e non fu rieletto al tribunato. Inoltre, nel giorno in cui si presentò in Campidoglio per difendere davanti all'assemblea del popolo la sua legge, scoppiò un grave tumulto tra le parti avverse. Il Senato decretò il Senatus consultum ultimum e Gaio si vide costretto a rifugiarsi con i suoi fedeli sull'Aventino, dove fu attaccato dalle truppe del console Lucio Opimio". "Sopraffatto, persa ormai ogni speranza, secondo la tradizione più accreditata si fece uccidere da un servo al di là del Tevere, sul Gianicolo, nel bosco delle Furrine. Con lui morirono anche circa tremila cittadini, vittime di una feroce repressione".

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