lunedì 18 luglio 2011

Waiting for Godot

In poche settimane, sembra di essere precipitati in un vero Déjà-vu. "Un parlamento di inquisiti preoccupati più della loro difesa che della situazione del Paese, una tempesta economica profonda che nel settembre 1992 aveva incenerito il valore della lira, il peso del debito pubblico che schiacciava le casse dello Stato, la disoccupazione e l'impoverimento generalizzato, le stragi di mafia con misteriose complicità che avevano persino spento i telefoni di Palazzo Chigi nella notte del triplice attentato e i suicidi eccellenti di personaggi come Raul Gardini" scrive l'Espresso con un certo inquieto Amarcord.

Tolte le orrende stragi mafiose, c'è una certa rassomiglianza fra il '92 e l'estate 2011. Pure i protagonisti delle vicende, tolti di scena i suicidi, sono sempre un po' gli stessi, incanutiti o (quelli tinti) imbolsiti. L'Italia è da 17 anni che aspetta Godot. Ancora non ha capito che il "salvatore della Patria non c'è", se mai rimane "la povera patria" (Copyright Battiato) e i debiti, aumentati. Anche nel campo degli inquisiti, forse ha ragione Di Pietro, questa volta è anche peggio: s'attaccano alle poltrone con il Vinavil.

E allora, non ci resta che sperare in fantomatiche "rivolte degli Indignados", fomentate dai Tweet di SpiderTruman che svela i Segreti della Casta. Chissà che SpiderTruman non sia il Godot de 'noantri.

Più che Waiting for Godot, andrei a rileggermi La Tempesta di Shakespeare, un dramma sull'intemperanza, sull'usurpazione del trono, sulla magia... Molto attuale, temo. Se nel Duca di Milano riconoscete qualcuno, it's just folk, isn't it?

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