lunedì 6 febbraio 2012

Shame, lo specchio di una generazione di 40enni sfiancati dalla coazione a ripetere

Vi è piaciuto Shame? Videoart strepitosa, una fotografia di New York non patinata ma verista, ipersottile come un rasoio e fredda come una lama di coltello. La pornografia resa asessuata e la performance ginnica ma a-pornografica. Touchscreen al cloroformio, sexy denaturato. L'anaffettività disinibita di alcuni 40enni maschi occidentali raccontata, senza troppi fronzoli, forse solo come il post-moderno ai tempi d'oro e come in certi dialoghi di Jonathan Franzen. Fassbender di Shame è un grande attore, esprime l'incapacità di relazionarsi, di provare sentimenti e rispecchia un microverso di infelicità generazionale, che riguarda uomini e donne. Non depressione, ma un distillato - purissimo di infelicità. Esperienza afasica, impronunciabile, prima che ancora irraccontabile a parole

Se vi siete chiesti: ma che lavoro fa il protagonista? Secondo me e' un manager nell'advertising online, vende pubblicità su Internet. Un lavoro business, soldi per far soldi per far soldi

Fantastico lo spaccato business d'ufficio: il boss con il Mac, i dipendenti con Windows... ( con questo il film dice tutto)

Se un cinese vede Shame, capisce perche' gli USA perderanno la guerra con l'Asia, e' ovvio :)

Ma se è pleonastica la scena di cilecca con la bella collega d'ufficio, in realtà rappresenta l'unico momento in cui il film alza lo sguardo sulla violenza e aggressiva afasia, e prova a gettare un'ombra di speranza oltre l'ostacolo. Le donne nere come Michelle Obama o la pragmatica ragazza, in cerca di relazioni vere, potrebbero essere il vero motore per salvare il capitalismo yankee. Grazie alla voglia di rompere il muro di cinismo e la capacità di entrare in empatia per scongelare il "cuore in inverno" di una generazione - di un mondo Wasp sclerotizzato, consumato dal consumismo vorace, dal voyeurismo, sfiancato dalla coazione a ripetere, svuotato dal nichilismo dell'avere tutto senza esser niente. Un'eredità a-sentimentale che ci ha lasciato il ventennio dell'edonismo neoliberista.

Hope is black

Fare il vuoto dentro di sè - ripartire da lì - da una pagina bianca
M.C.

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