mercoledì 8 maggio 2013

Cronache marziane/2. Il ritorno dei soliti noti e delle immarcescibili Delibere AgCom. L'oscurantismo nei corsi e ricorsi storici

Cronache marziane/2. Prima un fiume di bit (ma anche di inchiostro su carta) contro il Celeste: ogni settimana giornali e riviste ci illustravano quale scontrino mancasse nel portafoglio del governatore. Ma ora è tornato alla ribalta. Anche Paolo Romani, colui che voleva "imbrigliare" il Web (come denunciava un cablo reso noto da WikiLeaks), stava per farcela: nomina sventata solo all'ultimo minuto. Ma siamo in fase del "ritorno dei soliti noti", Gian Antonio Stella lo ha raccontato per filo e per segno, con la consueta precisione. E, nonostante il niet del Pd, Paolo Romani potrà gioire lo stesso, forse, se andranno  a posto altri tasselli del mosaico da lui composto mesi fa con tanta cura.

Giorni prima, infatti, abbiamo assistitito alle interviste, poi "corrette" (ma ormai era troppo tardi), sulle proposte di "nuove leggi per il web". Apriti cielo: l'occasione ghiotta per chi vuole soffiare contro il nuovo che avanza.
Giornalisti, associazioni e cittadini digitali capiscono al volo che il Presidente della Camera, pur animato dalle solite buone intenzioni di cui sono lastricate le vie dell'inferno, sta accendendo un fiammifero in una polveriera (bella metafora di Vittorio Zambardino): tempo poche ore, e il Corriere della Sera ci informa che verranno presto messe a punto le "volanti del Web" e il "113 virtuale"; insomma, da un equivoco - e che equivoco!- in un'intervista si passa, in pochi Tweet, alla commedia all'italiana, in un Paese dove la banda larga arranca rispetto al resto del mondo e dove l'economia digitale potrebbe spingere il PIL verso il segno più, solo se l'Italia diventasse un Paese internet-friendly con un'ecosistema (legislativo, culturale, economico eccetera) favorevole al digitale, adottando in maniera seria l'Agenda UE. E invece no: l'AgCom prepara già il suo nuovo "giro di vite".

La Delibera AgCom, nuovo giro di vite sul copyright, scongiurata solo pochi mesi fa, riemerge, nei "corsi e ricorsi" vichiani, alimentati nel nuovo (ma vecchio) "clima mediatico oscurantista", innescato da una frase infelice... E, mentre Wall Street festeggia il suo rally - anche grazie a Google e alle Internet company - , e le Borse asiatiche corrono su prospettive di crescita, l'oscurantismo italiano cerca di blindare il "medioevo digitale". L'economia digitale, che genera PIL, è un concetto che il nostro establishment stenta a comprendere, mentre - nei corsi e ricorsi storici di Vico - prepara le "nuove leggi sul Web", le "volanti digitali", i "113 virtuali" e - già che c'era - un nuovo giro di vite in tema di copyright. Più che morire democristiani, rischiamo di morire luddisti.

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