venerdì 10 maggio 2013

La paura della Rete

Purtroppo la crisi economica c'è. Secondo Giuseppe Turani (oggi su La Nazione) sono a rischio altri 650 mila posti di lavoro: a causa della crisi e del Credit Crunch. Saccomanni vede una ripresina già nella seconda metà dell'anno, però il 2013 sarà contrassegnato dal segno meno (forse -1,5% o un pesante -2%, sempre secondo Turani); solo nel 2014 la ripresa USA potrà trascinarci fuori dalla lunga recessione in cui siamo piombati, a causa di 20 anni di riforme mancate.

In questo scenario, tutti (dall'addio di Enrico Mentana a Twitter all'articolo di Gramellini e Beppe Severgnini; fino al pezzo di Pg Battista, fino alle richieste del Codacons) parlano di Hate speech: ma se a giro - sugli autobus, al mercato e al bar - "c'è tanto livore e tanto odio", non è perché le persone non sanno come sbarcare il lunario (figli precari o Neet, disoccupazione over 50, economia che non cresce da anni, Pmi che chiudono a raffica)?

Mentre noi crollavamo di oltre il 5%, la Germania cresceva del 6%, conclude Turani nel suo pezzo di oggi. Non è per questo che Frau Merkel non ha paura della Rete e incentrerà la sua campagna politica sui Social Media, mentre i nostri Partiti (che non hanno fatto niente per impedire la crisi economica in 15 anni! Neanche mezza riforma!) hanno un "sacro terrore" del Web, del micro-blogging e dei Social media?

Chi scrive dà solidarietà piena a chiunque si senta minacciato, insultato e offeso. Ma chi ha paura della libertà d'espressione, sembra volere una cyber repressione stile Cina ed Iran. Forse perché - come ha insegnato Andreotti - Il giornalista non teme la forza e ha sprezzo del pericolo. "Teme però la brutalità. La brutalità è il segreto per terrorizzare i giornalisti".

Chiediamoci il perché, ogni tanto, signori editorialisti.

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