martedì 28 maggio 2013

La morte fiscale di uno Stato

Il problema della morte fiscale dello Stato è stato studiato negli anni '50. Ora possiamo vederne le conseguenze pratoche.

Spiega Beppe Grillo:  "Esistono due Italie, la prima, che chiameremo Italia A, è composta da chi vive di politica, 500.000 persone, da chi ha la sicurezza di uno stipendio pubblico, 4 milioni di persone, dai pensionati, 19 milioni di persone (da cui vanno dedotte le pensioni minime che sono una vergogna). La seconda, Italia B, di lavoratori autonomi, cassintegrati, precari, piccole e media imprese, studenti. La prima è interessata giustamente allo status quo. Si vota per sé stessi e poi per il Paese". Ma "queste due Italie sono legate tra loro come gemelli siamesi, come la sabbia di una clessidra. L’Italia A non può vivere senza il contributo fiscale dell’Italia B, ma quest’ultima sta morendo, ogni minuto un’impresa ci lascia per sempre. Vi capisco comunque, la pensione, in particolare se doppia o superiore ai 5.000 euro, è davvero importante. Lo stipendio vi fa sopravvivere, che sia pubblico o politico non ha importanza". " L’Autunno Freddo è vicino e forse, per allora, l’Italia A capirà che votando chi li rassicura, ma in realtà ha distrutto il Paese, si sta condannando a una via senza ritorno".

"Tra pochi mesi la situazione sarà terribile" visto che "il megaprestito di cui si vocifera riguarderà solo Spagna e Grecia ovvero dei sostanziali concorrenti dell'Italia nell'agroalimentare" ricorda Uriel.

Fra morte fiscale e zero stimoli alla crescita, l'Italia è condannata a un'arretratezza profonda. Non vedremo la crescita fino al 2020, del resto. 

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