La strategia di Lisbona 2010, disattesa in ambito telematico (vedi IT.espresso.it: TAVOLA ROTONDA VIRTUALE: Perché si deve condividere la conoscenza), mostra crepe e ritardi anche su un altro tema cruciale: il Gender Gap.
Scrivono Alessandra Casarico e Paola Profeta sul IlSole24Ore.com: "Secondo la strategia di Lisbona il 2010 appena iniziato avrebbe dovuto essere un primo traguardo: le donne occupate avrebbero dovuto raggiungere il 60% e i bambini coperti dal servizio di asilo nido il 33 per cento. In realtà, come è ben noto, questi obiettivi non sono stati raggiunti, in Italia e in Europa. Per l'Italia il 2010 può essere un nuovo punto di partenza. Il documento presentato dai ministri Sacconi e Carfagna a inizio dicembre con l'indicazione della strategia del governo sulla promozione dell'occupazione femminile ha come titolo «Italia 2020»".
Il ritardo italiano, che abbiamo denunciato più volte su questo blogger "di genere", si misura in questa data: non più 2010, ma 2020. Come se le donne che oggi hanno figli piccoli o devono decidere se avere un figlio, potessero dire al proprio orologio biologico, ai propri bi/sogni, al proprio immaginario, di aspettare un decennio... Una decade intera, mica quisquilie!
Ma non finisce qui. L'articolo si chiede: "Tra ministre che annunciano di non volersi assentare dal lavoro e lavoratrici che scappano alla scoperta della gravidanza può esserci una strada virtuosa?".
Ma è sulle soluzioni che i ministri ci lasciano perplessi: praticamente delegano alla famiglia (ai nonni, come se oggi non ci fossero nonni-sprint che preferiscono andare a una mostra o a giocare a golf, invece che scorrazzare i passeggini dei nipotini al parco!). "Le soluzioni prospettate sono principalmente familiari (i nonni per i bambini e i figli - più realisticamente le figlie - per gli anziani) o servizi privati alla prima infanzia, ad esempio tagesmutter, buoni lavoro e buoni infanzia.
Promuovere i legami intergenerazionali invece di prevedere un intervento diretto sull'infanzia e sugli anziani è scorretto: perpetua lo sviluppo di un welfare con una donna giocoliera al centro, crea immobilismo geografico e sociale e riduce l'uguaglianza delle opportunità".
Ancora una volta il ritardo italiano è una questione "di testa". L'ennesimo Cultural Divide dell'Italia del 2010...
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