mercoledì 1 dicembre 2010

Femminismo, misoginia e misantropia: gli italiani visti da Mario Monicelli

"Come per molti italiani del suo tempo, il mondo di Monicelli era soprattutto maschile: popolato da vizi, debolezze, malinconie, presunzioni, inadeguatezze, sconfitte. Di maschi, appunto maschi italiani, forse esagerati anche allora, che la crudele e nello stesso tempo affettuosa sua maestria di regista rendeva irresistibili. Però il giudizio divertito e talvolta crudele era il suo, un giudizio da uomo sugli altri uomini, non quello delle donne, che negli anni 50 e 60, nella realtà come nei film, era sommesso e sottomesso, e che solo con i mutamenti sociali degli anni 70, il femminismo, le leggi che liberavano le donne dalla soggezione familiare e sessuale, si era fatto sempre meno indulgente ed ipocrita".

A cambiare le carte in tavola arrivava nel '68 La ragazza con la pistola, un film di cui era protagonista una donna, interpretata da Monica Vitti che, nei panni della commedia, denunciava l'articolo 587 del codice penale (che sanciva la minor punibilità del delitto d'onore), articolo abrogato solo nel 1981, dopo l'approvazione del nuovo diritto di famiglia e della legge sull'interruzione di gravidanza.

Film di donne fu invece nel 1986, a 71 anni, Speriamo che sia femmina: Ullmann, Deneuve, De Sio, Sandrelli, Cenci, Lante della Rovere.

"Con Amici miei (1975) e Amici miei atto II, (1982), Monicelli dava l'addio a un'Italia forse già scomparsa, quella dei vitelloni provinciali di mezza età, dalle vite giocose e inconcludenti, rivelando del tutto, finalmente, la sua elegante misoginia e la sua forse malinconica misantropia".

Fonte Repubblica.it: Monicelli e l'Italia dei Brancaleoni. Imbrogliona, maschile e colta (di Natalia Aspesi)

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