domenica 19 dicembre 2010

Il penale è personale! Ma, Mister Maroni, il dissenso non è una partita di calcio! Il dissenso è un attimo di libertà, il sale della democrazia...

Io dedico questo post a ogni studente pensato come amore in un attimo di libertà, alla compagna di viaggio, i suoi occhi il più bel paesaggio (che) fan sembrare più corto il cammino e magari sei l'unico a capirla, e la fai scendere senza seguirla senza averle sfiorato la mano (De Andrè).

Chi commette reati, paga
: è la base dello Stato di Diritto, per definire lo stato liberale in contrapposizione all'Homo homini lupus (dove, in un mondo senza regole, a vincere non è chi è più ragionevole bensì chi è più prepotente: a chi giova? Ai ricchi e potenti, di sicuro; agli altri, dubito).

In uno stato di diritto il penale è personale, Mister Maroni. Se il governo estende il Daspo ai cortei, di fatto assimila il dissenso democratico ad un evento mediatico come una partita di calcio... La democrazia è un derby?

Con l'estensione del Daspo ai manifestanti, il ministro dell'Interno ammette di avere un problema, grosso come una casa: una polizia malpagata che per 1200 euro al mese deve affrontare la rabbia, la frustrazione e le disillusioni di un'intera generazione: quella Generazione P. Precaria come i suoi figli abbandonati in un vuoto d'infelicità.

Oggi in piazza non ci sono i figli-di-papà che 1200 euro li finiscono in un fine settimana di wild parties. In piazza ci sono coloro che potrebbero essere i figli dei poliziotti e della classe media in via d'estinzione. Una generazione a cui i padri e i nonni hanno rubato il futuro lasciando in cambio una montagna di debiti: 29mila euro a testa circa, neonati compresi. O i padri saldano il conto o lasciano i debiti in eredità ai figli. Come uscire da questo circolo vizioso?

Quando il dissidente diventa un "nemico" da abbattere, c'è chi diventa disponibile a un'illegalità criminale: lo Stato Questurino è criminogeno.

Mister Maroni, invece di cedere alla tentazione della facile repressione su questi ragazzi che in fondo sono anche suoi (metaforicamente) figli, vada da Giulio Tremonti e gli spieghi che un altro Pinelli che vola giù dalle finestre (o dai tetti) non sarebbe praticabile (la prima volta è una tragedia, la seconda una farsa...); estendere il Daspo alla repressione preventiva pare una soluzione stalinista; meglio forse abolire le province, tagliare gli sprechi, spingere sull'innovazione. Forse sarà il caso di far pagare il conto a questi padri ai cui figli sono stati già rubati sogni e futuro...

Pietro Ichino, Tito Boeri e tanti altri economisti e giuslavoristi hanno da tempo offerto al ministro Sacconi un ventaglio di possibilità. Una generazione che non ha più la faccia del suo primo hascisc, non è bohemien: è solo pericolosa come chi non ha nulla da perdere. A chi serve?

Se Tremonti ha in mano le leve della plancia di comando, può decidere come tagliare e reinvestire laddove serve per far crescere questo paese, troppo vecchio nelle idee e troppo povero d'immaginazione. Solo se l'Italia crescesse come la Germania potrebbe offrire alla Generazione P uno sbocco per non disperarsi e non ripercorrere strade senza vie d'uscita.

La povertà, la sfiducia nell'innovazione, l'assenza di futuro e di sogni non sono un problema di ordine pubblico, Mister Maroni. Risponda a quegli studenti come se fossero suoi figli: devono davvero fuggire all'estero per realizzarsi? Vuole davvero che si perdano nelle patrie galere per dimostrare che questa precarietà infinita è malata? La flessibilità è uno strumento, la precarietà a vita è una condanna. E nessuno può sopportare l'idea di "essere bamboccione" o "in catene": ci saranno alternative più dignitose, o no?

M.C.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.