mercoledì 6 ottobre 2010

Giocare con le molecole come con il Lego non significa "giocare a essere dio"

Tante volte la scienza viene bistrattata in base a preconcetti e a ideologie (che sono tutte false a prescindere). Contro il "fanatismo ideologico" è utile il Lego. E, perché no, anche le molecole di Carbonio. Il premio Nobel 2010 per la Chimica è un inno alla gioia della scoperta scientifica (e un atto di giustizia per chi studia chimica organica o basata sul C a scuola o all'università).

I tre Nobel di quest'anno, i giapponesi Ei-ichi Negishi e Akira Suzuki, insieme all'americano Richard Heck, hanno scoperto "un particolare catalizzatore messo a punto a partire dalla fine degli anni '60 che usa il palladio come elemento e realizza un tipo di reazione chimica detta di 'cross coupling' o 'accoppiamento incrociato'" (Fonte: La Repubblica).

Senza di loro non esisterebbeRO nuovi farmaci né materiali rivoluzionari come la plastica. Neanche il retro o la scocca del vostro fantastico ultimo iper-tecno-gadget.

No, i chimici, e gli scienziati tutti, quando giocano al lego con le loro molecole, anche quando inventano l'Lsd o scoprono il Dna polimerasi, non "giocano a fare dio" (come alcuni insinuano) ma si limitano a divertirsi con la materia in cerca della serendipity che li porterà alla Next Thing che rivoluzionerà la scienza o metterà a soqquadro qualche obsoleto paradigma. Insomma giocano alla rivoluzione scientifica. Lo scienziato è in fondo un po' un "cacciatore di nuove libere idee"... E la serendipity è un concetto molto femminile come spiega Rita Levi Montalcini, Nobel per la Medicina ultracentenaria e sempre elegante.

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