lunedì 2 maggio 2011

Su Twitter lo scoop è per caso. Ma che scoop 2.0!

Inconsapevolmente, per caso, un paio di Tweet hanno battuto sul tempo i giornalisti blasonati. Ma il giornalismo non è una gara al foto-finish. Niente di male, chi usa i social media non vive nessuna contrapposizione con l'Old journalism dalle "suole consumate", anche se c'è chi ancora vuole mettere i puntini sulle i. E ce li metta, pure. Insomma, redazioni di carta e online, devono convivere e non farsi la guerra. Però "diamo a Twitter quel che è di Twitter". Ai giornalisti della carta stampata spetta l'approfondimento, la contestualizzazione e tanto altro lavoro (a partire dalla verifica delle fonti): quel fil rouge che ci porta ogni mattina all'edicola (digitale o reale o sull'aggregatore di News). Twitter è agile e veloce, dà un Input (a cui il giornalista deve aggiungere la cornice e la profondità dello sguardo, il backstage, e tutto quello che manca all'instantanea del Tweet). E' così che va il mondo. Ma anche il "netizen journalism" dello scoop per caso, non prendiamolo ingiro: sarà naif, ma non va più sottovalutato. Lo abbiamo già visto migliaia di volte, soprattutto con le bombe del 2005 a Londra (prima su Flickr che su Reuters) o quelle a Madrid. O ancora con WikiLeaks. L'online è un nuovo media, intrigante e fotonico, ma si integra benissimo con i vecchi media: purché non lo snobbino ;)

Però ai giornalisti chiediamo: non taroccate le immagini. Photoshoppare non serve a nessuno, anzi, fa solo male alla libertà di stampa, alla nostra fiducia nei media mainstream eccetera. Lo stanno capendo anche le belle donne sulle copertine patinate...

PS: In molti giornalisti hanno ucciso OBama invece di Osama, per errore di digitazione. Capita, ma immagino che Barack abbia toccato ferro!

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