giovedì 15 aprile 2010

Fare figli, con contratti a termine? Bisogna giustificarsi

Nel 2010 fare figli, senza le tutele di un contratto a tempo indeterminato, significa: a) essere incoscienti; b) essere privilegiate; c) bisogna forse "chiedere il permesso" prima del concepimento.

Vi sembra follia oppure un'Italia medievale? Fate voi. In realtà è ciò che è successo a chi scrive e anche a molte donne (senza feudo, il posto fisso del XXI secolo). Una giornalista famosa e carismatica come Ilaria D'Amico, spiega così il suo ritorno in video appena un mese dopo la nascita del figlio: "Tengo redazione — ci tiene a spiegare — siamo un bel gruppo, quasi tutte donne con contratti a termine. Se non si lavora è un guaio".

Ilaria D'Amico ricorda anche come "Antonella Clerici, a casa col pancione" sia "stata defraudata della sua 'Prova del cuoco'".

Oggi fare figli è un'impresa, quasi quanto aprire una partita I.v.a. Ilaria D'Amico parla di qualità e merito, e non di un mondo feudale. Da leggere!

Dal Corriere della Sera: "Ilaria ritorna a «Exit»: in Italia se fai un bambino devi quasi giustificarti. «Ma io sono privilegiata, lavoro da casa»"

(n.d.r.: Chi scrive, ha lavorato fino al giorno prima del parto ed è tornata a scrivere per un giornale quando il figlio aveva 3 mesi. Sentendosi "colpevolizzata" dall'Odg toscano per ottenere il bollino da giornalista pubblicista: "Come mai non ha pubblicato per tre mesi consecutivi?". Mai sentito parlare di gravidanza? Parto? Allattamento per 12 mesi? Svezzamento bio? Ahahiahi... E il mio direttore aveva molta pazienza e comprensione! Ma all'Odg certe cose non le sanno proprio. Provare per credere :)

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