martedì 13 aprile 2010

Le donne non sanno "fare squadra": vero o falso?

Questo Post è dedicato alle donne che faticano sul lavoro, alle mamme (soprattutto di figlie femmine) bombardate da "superati e anacronistici modelli femminili" e da pubblicità che ci impongono un ruolo di donne vecchio-anni-'50. Ho trovato bellissimo, e anche un po' commovente, un articolo di Maria Luisa Rodotà sulla rubrica di Io Donna. Rodotà, sempre sul pezzo e sempre (auto)ironica, ha chiesto alle mamme italiane di portare le figlie femmine a scuola di calcio (ma da mamma di figlio maschio, in una squadra mista di basket, dico: anche di pallacanestro!) o di rugby.

Perché? Perché le bambine possono imparare a danzare e a vestirsi con il tutù rosa (va benissimo imparare la disciplina della danza e il galateo del tutù); ma devono soprattutto imparare dai maschi il "gioco di squadra" e quel sano "cameratismo da spogliatoio": dove le bambine non devono squadrarsi l'un l'altra con lo sguardo del radiografo per scoprire se l'amichetta ha la cellulite o chissà quali difetti fisici; ma al contrario per imparare la gioia dello stare insieme, della cooperazione, la poesia dell'amicizia gratuita, cementificata dal gruppo. In poche parole: l'amicizia raccontata da Saffo nei collegi femminili presocratici, ma anche l'approccio di Ulisse, Achille ed Ettore (gli eroi omerici).

Fin da bambine noi donne dovremmo imparare a "fare squadra" come succede negli spogliatoi di periferia delle squadre di calcetto e basket. A fare gruppo, a lavorare insieme per il team e imparare a "passare palla", costruire insieme il goal della vittoria (della nostra squadra), a esultare insieme per gli obiettivi raggiunti (e a piangere insieme per i target mancati). In poche parole: impariamo a non annientarci a vicenda, come se dovessimo azzerare l'avversaria nell'affannosa ricerca del Principe Azzurro (tanto, ragazze: non esiste!). Ma, al contrario, impariamo a usare il nostro individualismo e pragmatismo al servizio della community. Alla ricerca del codice open source utile a tutti.

Nell'era in cui tante donne ancora vanno su Facebook solo per vedere se l'ex del nostro compagno ha più rughe di noi, per verificare se la "più bella della scuola" ha anche lei la cellulite, le zampe di gallina e un matrimonio fallito alle spalle, oppure per individuare i "punti deboli" delle presunte rivali... Diciamo basta: basta al gioco al massacro fra donne!

Rompiamo il tabù: basta con il mito delle Prime Donne! Basta con l'ambizione fasulla delle First Ladies! Stop all'assolutismo della Diva! Siamo noi, noi donne, che dobbiamo fare squadra e fare meta (tra noi ma anche insieme agli uomini), passare palla a chi è davanti e scoprire il bello della meritocrazia e del talento. Stare in retrovia, non è inutile: a volte le retrovie hanno fatto vincere una battaglia. Altro che avanguardia.

Non lamentiamoci se una collega ci ruba il posto, ma, se vediamo che la collega è più brava e più talentuosa, diventiamo la sua spalla: lavoriamo per far funzionare la squadra e per portare acqua al mulino. Non denunciamo mobbing (a volte frutto di fantasia) se non siamo più la Favorita: essere la Favorita non è utile, è deprimente. Non facciamo le bambine-allo-spogliatoio di danza. Impariamo dai maschi: il loro (a volte becero, ma profittevole) cameratismo da spogliatoio, senza invidie e gelosie, è una palestra. Una filosofia di vita anche per noi donne e mamme.

Forse faremo più carriera e saremo più simpatiche se impareremo dagli uomini il "codice aperto" dell'amicizia open source e dell'alleanza virile. Personalmente ho imparato a "essere felice" più dagli hacker maschi e gay che da altri (superati) modelli femminili. Niente dive, siamo donne: e vogliamo godere di pari diritti :)
M.C.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.