Quando uno come Gillo Dorfles compie cent'anni e si toglie i "sassolini dalle scarpe", non si può proprio far finta di nulla. Anche perché adora Ian McEwan e detesta i critici che non stroncano più le opere e non sanno più parlar male di nessuno. Insomma uno che dice qual che pensa senza false ipocrisie: Dorfles ci invita in fondo a ritrovare il "coraggio di formulare un vero giudizio", senza buonismi e gettando la maschera. Essere corrosivi, insomma, non guasta.
Dorfles odia il femminismo ma adora le donne: c'è contraddizione in ciò che afferma? No. Ma ancora: è vero che c'è femminismo-e-femminismo? Sì. Ma: Dorfles va a fondo della questione?
Dorfles trova il femminismo "sgradevole" e se ne dichiara "nemico feroce". Scrive Dorfles sul Corriera della Sera: "riconosco alle donne parità di diritti ma trovo abominevole che alcune si facciano chiamare al maschile dottore o professore, senza rendersi conto di andare contro l'eguaglianza sociale dei sue sessi. (Peggio ancora quelle che vorrebbero fare del femminismo una prerogativa, come se si considerassero una categoria sé)".
Le "categorie a sé" fanno la fine del ghetto: messe a margine e poi ignorate. Un conto è parlare di Gender Gap, Fattore D e meritocrazia declinata al femminile, altra cosa è voler "fare categoria a sé".
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