lunedì 18 aprile 2011

The Game is Over

Ci sono momenti in cui un gioco, anche se è stato molto bello, finisce. The game is over. O perché ha esaurito il suo carburante o perché... finito in un binario morto. Meglio troncarlo quando ancora se ne ha un bel ricordo, e non trascinarlo nella sfiancante "coazione a ripetere", quel deserto dei Tartari in cui tutti i giochi italiani da 30 anni a questa parte s'impantanano.

Forse ci sarebbero state ancora tante cose da dire, tante parole da spendere, ma soprattutto tante cose da fare. Ma, quando la candela si è spenta, inutile rianimare la fiammella. La vita è già troppo breve per essere sprecata. Fugit invida aetas...

The game is Over, dicevamo. Pisapia ha la chance di battere Moratti al secondo turno: il berlusconismo deve implodere laddove è nato, nella Milano da (p)ere (copyright Leonka) degli anni '80. Voltare pagina sarebbe il segnale di cui tutti abbiamo bisogno per riconciliarci con la vita, con la fine del berlusconismo, con la tristissima divisione in guelfi-e-ghibellini... 20 anni di odi contrapposti da cui è urgente uscire per ritornare a crescere. Intanto i giovani italiani precari imparino dai giovani immigrati che, come ha sottolineato Tremonti, il lavoro non lo rifiutano. L'umiltà è nobile, e - come ci insegnano i bambini- si impara a salire le scale sempre dal basso, gattonando, e poi in piedi. Mai dall'alto ;)

Ho letto le parole di Keret. Mi ha commosso quando scrive: "il simbolo della deprimente radicalizzazione della regione in cui vivo e si traduce nell'intransigenza di Israele, che occupa da più di quarant'anni i territori palestinesi; nell'intransigenza degli assassini fondamentalisti islamici che le hanno ucciso il figlio e nell'intransigenza del gesto della madre".

Non chiudiamo il nostro cuore a tutti e tutto, dopo l'orrendo assassinio di Vik. La "coazione a ripetere" è un binario morto: sia nei love affairs che in politica. Ci sono windows-of-opportunity che la Storia a volte dischiude, non richiudiamole per rintanarci nelle nostre certezze. La pace è un processo doloroso: i giovani palestinesi hanno il diritto alla pace e alla libertà di espressione e pensiero.

Con il pensiero rivolto alla madre di Vik, di chi ha visto troppi ragazzi morire in troppe guerre, le chiedo, dopo aver riabbracciato per l'ultima volta suo figlio, da mamma, le chiedo di aprire il suo cuore. Give peace a Chance, ora, per Vik, per Rachel C., per tutti i ragazzi che generosamente salpano sulle Flottilla. La pace deve aprire porte, anche quelle che sembrano chiuse a doppia mandata, dall'Instransigenza della Storia. Non chiudiamoci nelle nostre assediate fortezze di odio e granitiche certezze che si sgretoleranno al primo nonsense. Restiamo umani. Ce lo ha chiesto Vik: basta con l'intransigenza d'Israele e di chi non vuol neanche sentire la parola "sionismo", ma basta anche con chi vuole il martirio di giovani corpi e giovani cuori. Rileggiamo le parole di Keret ascoltando i coraggiosi resoconti di Vik. Senza secondi fini. Senza sprofondare nell'odio, proviamo a rivoluzionare il Medio Oriente come i giovani tunisini ed egiziani provano in casa loro. Gli anarchici israeliani di Against The wall lo hanno già detto da anni. Riproviamo: fra ragazzi, di qua e di là del muro, a dare un senso alla nostra umanità. Senza muri, senza odi, per la dignità di tutti.
M.C.

Scritto ascoltando Wonder never Cease di Morcheeba

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