lunedì 11 aprile 2011

La banalità del male: meglio rileggere Hannah Arendt

Solo una donna forse poteva con tanto acume e semplicità descrivere il male del totalitarismo riconducendolo a "qualcosa che è sotto i nostri occhi". Alla banalità del male. Rileggiamo oggi il libro di Hanna Arendt., ma anche "Vita Activa. La conduzione umana", "una teoria libertaria dell'azione nell'epoca del conformismo sociale" (come scrive Alessandro Dal Lago). Oggi che la xenofobia attanaglia la fortezza-Europa, e il fortino-Italia in particolare, anche se i dati Istat ci dicono che criminalità non fa rima con stranieri (gli omicidi avvengono in famiglia! Altro che stranieri...). La banalità del male oggi si nasconde nelle pieghe di quella xenofobia del "linguaggio di tutti i giorni" (chiamare clandestini i migranti, usare aggettivi sprezzanti eccetera). E' così che poi si approda al male, dopo averlo banalizzato e reso digeribile, metabolizzabile...

"Questa lontananza dalla vera realtà e la mancanza di idee sono il presupposto fondamentale della tentazione totalitaria, che tende ad allontanare l’uomo dalla responsabilità del reale, rendendolo meno di un ingranaggio in una macchina".

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