Ma se credete che la "tempesta sia passata", e tutto tornerà come prima, vi state illudendo di grosso. Sergio Marchionne, con gli errori ma anche diverse giuste intuizioni (e sia chiaro: non è Fiat che acquista Chrysler bensì l'opposto: Chrysler acquista Fiat), lo ha detto chiaro (la ruvida chiarezza, ammettiamolo, è il suo forte!): stiamo entrando nell'era del New Normal. In Europa il ceto medio perde terreno, ma forse potrebbero ridursi anche le differenze fra ricchi e poveri (come nel '29); a Est (Cina e India) e nel Sud del mondo (Sud America e Africa) potrebbero perfino sparire alcuni terribili gap con il resto dell'umanità. Per la fine delle piaghe, quali fame, sete e malattie (in Africa il morbillo uccide 5 milioni di bambini), credo che il 2011 non vedrà grossi balzi in avanti. Più facili che questi li faccia il Global warming: quello sì, più globale e puntuale del Liberismo.
Ma non è tutto rose e fiori come ci vogliono far credere i cultori del progresso a tutti i costi. Scrive un lettore ad Alberto Alesina, fan number one della globalizzazione: "Amo il libero mercato ma ormai non esiste più, questa è una guerra economica tra grandi blocchi statali . (...) La Cina viola i principali principi del libero mercato: 1) è il principale oligopolista nel mercato del lavoro del pianeta; 2) il tasso di cambio è funzionale ad una strategia statale di piena occupazione basata sul dumping di salari e diritti dei lavoratori e reinvestimento dei surplus commerciali nei debiti pubblici occidentali; 3) il sistema politico impedisce la formazione di sindacati che tutelino la salute e le condizioni di lavoro e di partiti che abbiano idee diverse". Chi ha ragione, Alesina o il suo detrattore? O in medio stat virtus...?
Insomma basta vedere cosa succede a Foxconn, dove Apple costruisce iPad e iPhone (e Dell ed altri i loro computer): è vero che la Globalizzazione sta impoverendo il blocco Usa-Euro al fine di ridurre gli squilibri con il resto del mondo (per arricchire Bric e Africa), ma non è detto che per africani e cinesi (e non parliamo dei top manager) stia andando proprio nel verso giusto. Per lo meno non per la maggioranza. Il 2011 sarà l'anno della verità per capire cosa significa la fine del Washington Consensus verso il Beijing Consensus.
L'Italia? Se non si dà una mossa, verrà mangiata in due bocconi da quel che resta della Grandeur francese. Buon 2011! Almeno per le donne, dovrebbero esservi alcuni piccoli passi avanti :)
- Editoriale Mario Monti Corriere della Sera: Meno illusioni per dare speranza
- Blog Piergiorgio Odifreddi: Lavoratori, tiè!
- Disoccupati, precari o malpagati. Il viaggio del Nyt tra i giovani italiani «tagliati fuori dal loro futuro» di Elysa Fazzino (IlSole24Ore.com)
- Caro Obama, Pechino non è mica in Giappone (Paul Krugman)
M.C.
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