venerdì 21 gennaio 2011

La necessità di una manifestazione di donne, Lgbt, studentesse, professioniste e società civile per la libertà di espressione e contro il sessismo

"(...) Lo stile e la filosofia di vita di un uomo che riveste la carica di presidente del Consiglio non possono non ripercuotersi sulla vita pubblica. Lo dimostra il fatto che Berlusconi, con le sue parole e i suoi comportamenti, ha inferto una ferita a tutte le donne italiane: alle donne che studiano e lavorano (spesso percependo stipendi inadeguati o, come nel caso delle casalinghe, senza percepirli affatto), a tutte noi che facciamo fatica un giorno dopo l'altro; alle donne che per raggiungere ruoli di rilievo non soltanto a certe feste non ci sono andate, ma hanno semmai dovuto rinunciare a vedere gli amici; a quante, invece di cercare scorciatoie, hanno percorso con dignità la strada dell'impegno e del sacrificio. E a coloro alle quali è stato chiesto, più o meno esplicitamente, di scegliere tra vita privata e vita pubblica, perché conciliare un figlio con il successo sarebbe stato troppo difficile: con il risultato che hanno rinunciato alla maternità o che ci sono arrivate ben oltre il momento in cui avrebbero voluto". (Lettera aperta di GIULIA BONGIORNO)

A questo importantissimo tema civile, unisco l'appello di tanti che chiedono LIBERTA' DI ESPRESSIONE E STAMPA, CONTRO OGNI CENSURA, dopo i gravissimi fatti della Lista nera dei libri in Veneto.

E' quanto mai urgente la necessità di una manifestazione di donne, Lgbtq e uomini per la libertà di espressione e contro il sessismo! Diciamo NO al sessismo "berlusconiano" che calpesta la nostra dignità di donne, movimenti Lgbtq e di liberi cittadini in libero Stato. Contro la museruola che vogliono imporci come in Iran e Birmania!

Un anno fa scrivevamo: "Nell’ultimo anno, le donne italiane hanno visto intensificarsi uno stillicidio di attacchi, più o meno espliciti, concorrenti a negare le loro conquiste sul piano umano, sociale, culturale, economico, e a deformare la loro immagine e il loro ruolo nella società. Non abbiamo sotto gli occhi sforzi istituzionali per promuovere il ruolo delle donne in tutti gli ambiti della vita sociale. Al contrario è ormai chiaro che l’upgrade è finito.
E la retromarcia, non di anni, ma di decenni, accelera.

Di fronte all'ennesimo downgrade simbolico cui tutte siamo state esposte nelle ultime settimane, di fronte all'ultimo affondo mediatico esplicito, ormai abbandonata la tattica strisciante delle battute e degli ammiccamenti stile Videocracy a una femminilità stereotipata, patinata e spesso vuota e senza testa, è tempo di reagire.


Se tante e plurali sono le strade della resistenza delle donne di fronte a questi attacchi, a tutte è comune oggi una pretesa di rispetto.

Le donne italiane pretendono rispetto dalle Istituzioni di questo paese che le hanno offese in modo strisciante o esibizionistico.
Anche la pari dignità di uomini e donne è un principio della Costituzione italiana (art.3), così come la libertà di espressione e di informazione".
Quanto mai attuale.
M.C.

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